2021-09-20
«Colpa del green pass se avremo meno agenti a pattugliare le città»
Il leghista al Viminale Nicola Molteni: «Il dl va cambiato: sostituire i non vaccinati è impossibile. Polizia umiliata da canne legali e spaccio tollerato».Nicola Molteni, deputato leghista e sottosegretario all'Interno, il governo ha varato il nuovo green pass rinforzato per i lavoratori del pubblico e del privato. Chi non lo possiede, perde lo stipendio e viene sospeso dal lavoro. Che ne pensa? «È uno strumento per ripartire e tornare alla normalità. In linea generale resto a favore del vaccino e contro l'obbligo vaccinale. La presenza della Lega ha evitato l'introduzione dell'obbligo vaccinale e del green pass nel trasporto pubblico locale, eventualità che avrebbe costituito una penalizzazione per i lavoratori pendolari». Comunque il premier Mario Draghi non ha escluso che in futuro si renda necessario un vero obbligo vaccinale. Nel caso, vi metterete di traverso? «Ci si vaccina per convinzione e non per costrizione. La strada giusta è quella di invitare i cittadini a vaccinarsi con una sana informazione. Certo, poi nell'ultimo provvedimento restano in piedi alcune contraddizioni». Quali contraddizioni? «Se il green pass è uno strumento per far ripartire il lavoro, non si capisce perché non si debbano riaprire discoteche e sale da ballo. Anche perché chiudere le discoteche significa far proliferare feste abusive, rave party e problemi di ordine pubblico. E poi esiste un altro tema da affrontare: il green pass applicato ai poliziotti». In effetti l'obbligo di green pass, pena la sospensione dello stipendio, vale per tutti. Anche per gli uomini in divisa. Quali sarebbero le controindicazioni? «Può essere un problema per la società e per la sicurezza del Paese. Il tasso di vaccinazione di uomini e donne della polizia è intorno all'80%. Ma è fisiologico che alla fine qualche migliaio di poliziotti non si vaccineranno». E quindi gli organici scenderanno. È immaginabile che chi sceglie di non vaccinarsi (o non può farlo) ripieghi sul tampone? «Potrebbero farlo, ma ci saranno comunque problemi di organico. Gli insegnanti che non si vaccinano in teoria puoi sostituirli attraverso le graduatorie: i poliziotti no». Dunque, come se ne esce? Non possiamo certo dispensare i poliziotti dall'avere il green pass…«Bisognerà fare una valutazione attenta da qui al 15 ottobre quando le regole diventeranno effettive. Ci stiamo già confrontando con i sindacati di polizia». Quali saranno le conseguenze concrete? In buona sostanza, con il superg reen pass e senza buon senso, rischiamo di avere forze dell'ordine depotenziate? L'Italia rischia di essere meno sicura? «Prima della legge Madia la pianta organica della polizia di Stato doveva essere di 117.000 uomini, oggi siamo a 97.000. Ci servono almeno 10.000 poliziotti, su cui la politica deve assumere un impegno doveroso per aumentare gli organici con assunzioni straordinarie. E questo ovviamente vale anche per le altre forze dell'ordine». Tanto più che le forze di polizia sono chiamate anche controllare il green pass e chiedere documenti di identità in bar e ristoranti. Aumentano gli impegni, ma diminuisce l'organico. Non è sostenibile? «La polizia merita un grande plauso, perché oltre all'attività ordinaria di prevenzione e controllo di piccola e grande criminalità, si occupa anche delle procedure sui flussi migratori. Ci sono loro, ad esempio, a controllare gli ingressi agli spot di Lampedusa o Pozzallo. Oggi sono chiamati, in aggiunta, a effettuare i controlli anti Covid. Controlli svolti in modo capillare ma anche con grande equilibrio e saggezza. Un'ulteriore dimostrazione che disponiamo della migliore polizia del mondo». Con l'obbligo di lasciapassare sui luoghi di lavoro ci accingiamo a essere un'avanguardia in Europa, come sostiene qualche ministro, oppure siamo piuttosto un'anomalia? Nessun Paese ha scelto misure così pesanti…«La campagna vaccinale sta andando bene grazie alla buona organizzazione coordinata dal generale Francesco Paolo Figliuolo, e portata avanti dai governatori e dai sindaci. I numeri dei contagi sono contenuti. L'obiettivo primario è quello di non tornare al lockdown. Dunque bisogna coniugare salute da un lato e sicurezza dall'altro». I parlamentari renitenti al green pass devono allinearsi? Si invocano l'autonomia del Parlamento e il rispetto delle guarentigie costituzionali. «Penso che i parlamentari da questo punto di vista siano come tutti gli altri cittadini. Il green pass deve essere esteso anche a loro». Che succede nel partito? Ci sono due leghe, quella governista che ha ingoiato il green pass, e quella oltranzista che lo combatte? «Sono un militante da 25 anni: quando non sanno più cosa dirci, tentano di dipingerci come un partito diviso. Esiste un'unica Lega con un unico leader, Matteo Salvini. Siamo come sempre radicati sul territorio, esempio di buona amministrazione, e con l'ambizione di portare al governo i principi di centrodestra». Se non ci fosse la Lega questo sarebbe un governo di sinistra?«Sarebbe un governo Conte ter, per evitare il quale siamo entrati nell'esecutivo Draghi. Noi puntiamo a governare con i partiti di centrodestra nel 2023, o anche prima, questo lo vedremo. Sicuramente un governo a trazione Pd-5 stelle avrebbe portato il Paese alla rovina, e non vogliamo certo andare al governo sulle macerie». Le piacerebbe che il governo fissasse una data, magari anche simbolica, per il ritorno alla vita? Un messaggio positivo? «Il governo sta lavorando in quella direzione. Noi abbiamo fatto una scelta di maturità stando partecipando all'impegno di unità nazionale». La Lega dice: «Il ministro Luciana Lamorgese cambi rotta o non si va avanti». Cambiare rotta verso dove? «Non ne faccio una questione personale. Dico soltanto che 43.000 sbarchi al 18 settembre sono un problema. In tempo di Covid chiediamo agli italiani sacrifici e limitazioni, e non possiamo consentire che l'immigrazione non gestita si scarichi sui territori provocando tensioni sociali. Valga da esempio positivo l'esperienza di Ferrara, dove un pezzo di città era divenuta enclave di illegalità e spaccio: ma con il lavoro e l'impegno dell'amministrazione è diventato un parco dove c'è socialità e buona integrazione». A proposito di droghe leggere, il referendum sulla cannabis legale ha raggiunto 500.000 firme. «L'idea che sta circolando di depenalizzare la cannabis e ridurre le pene per il piccolo spaccio è nociva e pericolosa».Perché? «Io posso anche aumentare gli organici delle forze di polizia, ma se poi depenalizzo l'attività del piccolo spacciatore, vanifico ogni sforzo degli uomini in divisa e garantisco impunità ai venditori di morte. Ricordiamoci che il pusher è il primo problema di ordine pubblico nelle città. Oggi la delittuosità è in calo ma paradossalmente aumenta la percezione di insicurezza dei cittadini». Come si spiega?«La percezione di sicurezza dipende dall'illegalità diffusa: spaccio, occupazioni abusive, prostituzione, accattonaggio. Motivo per cui bisogna avere tolleranza zero, disincentivare e bloccare lo spaccio, e procedere con gli sgomberi dove necessario. Per questo rivendico la stagione di Matteo Salvini al Viminale: in 14 mesi abbiamo fatto cose straordinarie. Un altro grosso errore è stato quello di aver tagliato, con la legge di bilancio dello scorso anno, il contingente dell'operazione Strade sicure, vale a dire i militari di pattuglia nelle città: passiamo da 7.000 unità a 5.000 nel 2022. In questo momento dobbiamo alzare il livello di attenzione nelle città, non certo abbassarlo». Lamorgese ha detto che i fatti di Rimini, dove un somalo ha accoltellato cinque persone, potevano capitare dovunque. «Non la penso così. È un duplice fallimento: manca una politica d'asilo comune in Europa, e in Italia abbiamo permesso che un soggetto pericoloso vada liberamente in giro con un coltello a seminare violenza». Il capogruppo leghista, Riccardo Molinari, ha dichiarato che «non siamo entrati in questo governo per assistere da spettatori a quello che non ci piaceva del governo precedente». Su immigrazione e sicurezza il governo Draghi è in continuità con il Conte bis? «Il numero di sbarchi in aumento è una conseguenza delle scelte sbagliate di Conte: dalla sanatoria generalizzata che non ha affatto prodotto emersione del nero, fino alla cancellazione dei decreti Salvini, che costituivano un messaggio formidabile dell'Italia agli altri Paesi in ordine al contrasto dell'immigrazione clandestina. Da sinistra dicevano che i nostri decreti Sicurezza moltiplicavano gli invisibili e i marginalizzati. Ebbene, l'accoltellatore somalo di Rimini è esattamente questo: un delitto commesso da un invisibile marginalizzato. Un classico prodotto dell'immigrazione mal gestita».