2023-05-30
Gli studi sul clima gonfiano le cifre: gli scienziati catastrofisti sono pochi
Un rapporto del 2021 molto citato sui social dice che per il 99% dei ricercatori l’uomo causa il riscaldamento globale. La cifra vera è il 31%. A cui poi vengono aggiunti gli studiosi che non prendono posizione. È una truffa.«Accetto l’incarico conferitomi dal presidente della Repubblica Mattarella di costituire un nuovo governo a nome dei quasi 30 milioni di italiani che hanno votato la coalizione di centrodestra». Ora, a dire il vero, gli italiani che hanno votato Giorgia Meloni ed i suoi alleati sono stati poco più di 12 milioni. Ma cosa avreste mai pensato se il premier Meloni avesse per assurdo pronunciato queste demenziali parole una volta ricevuto l’incarico dal Quirinale di costituire il nuovo esecutivo? Eppure, seguendo il bislacco modo di ragionare degli ambientalisti da salotto e degli ecovandali da combattimento di Ultima Generazione, queste parole Giorgia Meloni avrebbe potuto ben dirle. Loro infatti conteggiano tra i sostenitori della tesi delle origini umane del riscaldamento climatico anche quegli scienziati (e sono la grande maggioranza) che non hanno mai preso posizione sull’argomento. Ma andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro. Sulle colonne di questo giornale il bravissimo Franco Battaglia ha dimostrato, carte alla mano, come nasce la bufala del 97% degli scienziati che sarebbero a favore della tesi secondo la quale il cambiamento climatico è originato dall’uomo. Avrebbe cioè cause antropiche, direbbero i competenti. Si tratta di una bufala nata da uno studio letto male: i sostenitori di questa tesi sarebbero quasi un terzo del totale. Il 97% è infatti la percentuale di coloro che, dopo aver analizzato l’impatto delle attività umane sul riscaldamento della temperatura globale nel pianeta, alla fine confermano questa tesi. Non è il 97% del totale. Ma il 97% di un terzo. Vi sono altri due terzi di scienziati che non si sognano minimamente di attribuire all’essere umano la responsabilità di far aumentare la temperatura del pianeta. Mi sono quindi permesso di rilanciare questo articolo su Twitter pubblicando anche la prima pagina dello studio analizzato da Battaglia e firmato da John Cook e da altri otto suoi colleghi. Uno studio del 2013 dal titolo: «Quantificazione del consenso nella letteratura scientifica in materia di riscaldamento globale antropogenico». L’ho pubblicato con lo stile urticante e da attaccabrighe che da sempre utilizzo su questo social. Il mio obiettivo era palese: scatenare il dibattito. E quindi anche gli odiatori miei e di questo giornale. Missione compiuta. La risposta che in molti mi hanno dato è che lo studio citato da Battaglia è in realtà superato perché del 2013. Due gli esponenti più in vista che hanno cercato di ridicolizzare il lavoro di Battaglia: il chirurgo plastico Franco Mezzana (noto nel microcosmo di Twitter per un’insana passione per gli obblighi vaccinali unita ad una golosa sua debolezza di palato per la farina di insetti) ed un certo Nicola Marino cofondatore di Intech Sim e che sul suo profilo Twitter sfoggia con orgoglio una sua foto dove viene ritratto assieme all’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte ad un tavolo di una conferenza. Ritengono di avere un’arma nel cassetto capace di smontare ora e per sempre il serio lavoro di analisi del nostro Battaglia. Pubblicano infatti l’immagine di copertina della rivista scientifica Cornell Chronicle che riporta testualmente come «più del 99,9% degli studi concordano: gli uomini sono la causa del cambiamento climatico». Uno studio del 2021 e quindi più recente che sotterrerebbe a loro dire lo studio di Cook. Devo dire che mi ha subito insospettito il fatto che avessero pubblicato l’immagine di copertina della rivista senza alcun link che rimandasse al lavoro. Ma non faccio in tempo a dedicarci un minimo attenzione, che un utente Twitter anonimo e non riconducibile ad una ben identificata persona, risponde con la sicurezza di chi quello studio lo ha letto: «È lo studio di Mark Lynas, attivista climatico e laureato in Storia e Politica. Sui 3.000 studi, 845 (il 30,9%) hanno espresso direttamente o indirettamente un consenso ad Acc (acronimo inglese che significa cambiamento climatico di origine umana, ndr.) mentre oltre 1.800 studi come nel caso di Cook (lo studio analizzato da Battaglia, ndr.) non esprimono una posizione. Il 99,9% è ottenuto facendo convergere i “no positio”’ nell’“explicit endorsement” ad Acc». In pratica, come dicevamo all’inizio, è come se Giorgia Meloni avesse considerato i circa 18 milioni di italiani che non si erano recati alle urne per votare, come consenso al centrodestra. Colpito e affondato. Cala il gelo su Twitter. I toni sarcastici ed assertivi di Marino diventano più concilianti e dubbiosi: «Ma lei crede che sia una sfida? Il valore del nostro futuro è una sfida su Twitter? Non è ciò di cui abbiamo bisogno». Contatto subito la nostra fonte in privato, che però ci tiene a mantenere il suo anonimato. Lavora nel settore delle energie. Ha un prestigioso incarico internazionale presso una delle più importanti compagnie al mondo. Non vuole seccature, ma mi aiuta a comprendere meglio. «Si tratta di un meta studio», mi racconta, «che ha come base di partenza circa 90.000 lavori pubblicati dal 2012 al 2021. Da questi ne sono stati casualmente selezionati (“randomly selected”) 3.000. Su di questi si è basata l’analisi». La nostra fonte prosegue: «Dopo un primo check sono state escluse 282 ricerche risultate essere “false positive” ovvero lavori che rispondevano alle chiavi di ricerca (keywords) utilizzate per identificare i paper ed aventi ad oggetto l’acronimo Acc. In realtà questi studi non erano pertinenti. Quindi il numero degli studi effettivamente analizzati risulta essere più basso. Per l’esattezza 2.718 (3.000-282). Gli studi sono stati quindi suddivisi in sette categorie che vanno dall’“endorsement esplicito” al cambiamento climatico antropico all’“esplicito rigetto”. Nel mezzo a questi due estremi ci sono anche gli studi “no position”. I risultati sono questi: “Endorsement Acc” pari al 30,9% (ovvero 845) e “Rejection Acc” solo 4. I “no position” sono 1.869 e sono pari al 68,8%. Come hanno quindi ottenuto il 99,85%? Incorporando i no position come consenso al cambiamento climatico di origine antropica». Leggendo lo studio trovo conferma della spiegazione della nostra fonte. In tal caso non siamo in presenza di un abbaglio in chi legge il paper, come nel caso citato da Franco Battaglia. Ma di un vero atto di malafede in chi lo ha scritto. Ed è a proposito di chi lo ha scritto che la nostra fonte ci regala un’ultima chicca. Stiamo parlando di un ingegnere software (cosa di per sé non implausibile visto che si tratta di un meta studio che ne cataloga altri con classificazioni via software), del responsabile del dipartimento agricoltura della Cornell University, ma soprattutto di Mark Lynas primo firmatario. Stiamo parlando di un attivista climatico, giornalista e laureato in Storia e Politica. Famoso per aver scagliato una torta in faccia all’analista danese Bjorn Lomborg. Esperto di ambiente e colpevole di non bersi tutte le strampalate teorie del cambiamento climatico di origine antropica. Stava presentando il suo libro Ambientalismo scettico e Lynas arriva a scagliarli una torta in faccia farfugliando motivazioni del suo gesto come un attivista di Ultima Generazione ante litteram. Si parla di circa dieci anni fa. Come avrebbe detto la Sora Lella: «Annamo bene!».
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