2025-01-28
Sui clandestini vice Trump e noi li rimandiamo in Albania
Clandestini colombiani al confine con gli Stati Uniti (Getty Images)
La Colombia cede agli Usa e si riprende gli irregolari. Qui magistrati e stampa affilano le armi contro l’operazione appena ripartita. Ma è una battaglia destinata alla sconfitta: tutta l’Europa adesso parla di blocchi e remigrazione.Trump caccia i clandestini. Anzi, li deporta, come scrivono allarmati gli indignati speciali di casa nostra. Poco importa che le catene siano usate dall’amministrazione americana senza distinzione di colore, tra repubblicani e democratici, e che ad aver «deportato» il maggior numero di migranti in passato siano stati Bill Clinton e Barack Obama. «Anche noi come Trump, ma peggio», scrive invece La Repubblica, che affida a Concita De Gregorio il compito di vergare un commento pieno di sdegno. «A ciascuno spetta la sua foto della vergogna». A noi, secondo l’ex direttrice dell’Unità, toccherebbe quella che rappresenta la processione di migranti verso l’Albania. Anche noi come l’America. Anche noi come Trump. Solo un po’ più confusamente. Ma mentre la stampa amica (dell’opposizione) si dà da fare per descrivere la nuova sfida del governo ai giudici, quasi che i trasferimenti in Albania siano fuorilegge, il Consiglio Ue procede nella direzione opposta, lasciando aperta la strada alla possibilità non soltanto di respingere i clandestini, ma anche di fare in modo che vengano bloccati prima del loro ingresso all’interno dei confini europei. È questo il senso di un accordo firmato proprio ieri da Bruxelles con la Bosnia Erzegovina, per le attività operative svolte dall’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex). L’intesa consentirà a Bruxelles e Sarajevo di organizzare operazioni congiunte che coinvolgano le guardie di frontiera di Frontex e quelle del Paese balcanico. Una collaborazione congiunta, come mai s’era visto, con uno Stato extra Ue che si muove con l’Unione europea per fermare gli arrivi di migranti. L’accordo infatti, permetterà anche alle squadre di Frontex «di essere dispiegate in Bosnia- Erzegovina e di assistere le autorità locali nella gestione dei flussi migratori, nella lotta all’immigrazione clandestina e nella battaglia contro la criminalità transfrontaliera». L’intesa sarà presto discussa anche dall’Europarlamento, ma in attesa della formalizzazione definitiva del patto, risulta evidente che la questione del flusso di stranieri che premono alle porte della Ue non è più una questione che riguarda i Paesi «esterni», ossia quelli che si affacciano sul Mediterraneo o confinano con la Turchia. Ma diventa giorno dopo giorno una priorità anche per la Germania e gli Stati del Nord.La guerra – preventiva – che una parte della magistratura sta conducendo contro i trasferimenti in Albania dei migranti, dopo il pronunciamento del Consiglio Ue ma anche di alcuni Paesi, appare come una battaglia di retroguardia, destinata a essere spazzata via dal nuovo orientamento che si va registrando in diversi Stati. Gli episodi drammatici, che hanno visto coinvolti alcuni cosiddetti profughi, stanno mettendo anche Berlino di fronte alla realtà. Se nel passato Angela Merkel prometteva di accogliere tutti, sperando così di assecondare il bisogno di manodopera dell’industria tedesca, adesso il clima è cambiato e per rendersene conto è sufficiente ascoltare le parole di Friedrich Merz, colui che si candida a prendere il posto di Olaf Scholz, riportando al potere la Cdu. Se l’attuale cancelliere si è convertito alla tolleranza zero, ma solo dopo una serie di attentati e di batoste degli elettori, il nuovo capo dei Cristiano conservatori prova a cavalcare il malcontento copiando il programma di Alternative für Deutschland e dunque la parola remigrazione (che poi equivale alla «deportazione» di Trump) non è più un tabù.Così, mentre l’Olanda ma anche la Polonia chiedono di sospendere le regole europee in materia di immigrazione, la Danimarca vara misure sempre più stringenti e la Gran Bretagna studia il modello italiano di trattenimento degli stranieri in Albania, gli unici a continuare a parlare di accoglienza senza se e senza ma restano i compagni, con o senza la toga, con o senza l’abito talare. Che siano del Pd o di Magistratura democratica, di Casarini o della Chiesa, per loro ogni clandestino è da abbracciare. Ma ormai sono i soli a pensarla così, perché la maggioranza, in America o in Europa, ritiene che accogliere tutti non sia possibile, ed è convinta che sia ora di passare ai rimpatri.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)