2020-03-11
«Chiudiamo tutto in Lombardia e Veneto»
Attilio Fontana e Luca Zaia (Ansa)
I governatori vogliono fermare negozi, trasporti e uffici. Eccezioni solo per farmacie e alimentari. Confindustria contraria. Lettera al premier, ma Giuseppe Conte tentenna. In caso di rifiuto, c'è anche l'ipotesi di un'ordinanza regionale ad alto rischio incostituzionalità.«Non hanno capito, non vogliono capire». Attilio Fontana scuote il capo prima di scendere in conferenza stampa, prima di farsi vedere in pubblico dopo la quarantena nel suo ufficio al Pirellone. «Per combattere meglio bisogna chiudere la Lombardia, ma parlando con il governo ho avuto la sensazione che a Roma non abbiano ben chiara la situazione che stiamo vivendo». Per 15 giorni far abbassare la saracinesca dei negozi tranne alimentari e farmacie, fermare il trasporto pubblico, limitare ancora di più le attività produttive non strategiche (aziende farmaceutiche sì, parrucchieri no): è questo il contenuto di una lettera firmata anche da tutti i sindaci dei capoluoghi a lombardi e arrivata sulla scrivania di Giuseppe Conte. La salvezza passa dal rigore, meglio blindare oggi che piangere domani. E i teorici del business as usual si sfoghino pure con la letteratura di terz'ordine e il cinema fantasy. «È necessario intervenire in maniera rigorosa, il sistema sanitario è vicino a un momento di difficoltà», sottolinea il numero uno lombardo. «Dobbiamo invertire la tendenza. Noi insistiamo perché il governo valuti tre aspetti: la lettera dei sindaci, la richiesta di misure più rigorose da parte dei sindacati e la valutazione degli imprenditori, pronti a sospendere le attività. Mi auguro che il governo prenda in considerazione le nuove misure legate alle esigenze lombarde». Conte al contrario preferisce attendere, è nella sua natura. Ma in queste settimane lo ha fatto troppe volte, ogni sua mossa è risultata pasticciata e tardiva. Invece per le regioni del Nord aggredire il virus e non inseguirlo sarebbe già un vantaggio. Per questo - dopo l'incontro del premier con l'opposizione definito «deludente» da Matteo Salvini - si valuta anche l'ipotesi di uno strappo: se il governo temporeggia, il Nord potrebbe provare a blindarsi da solo. Ma un'ordinanza regionale di chiusura dei negozi e di fermata dei trasporti avrebbe vita breve; dovrebbe appoggiarsi a un analogo provvedimento del ministro della Salute, Roberto Speranza, oggi non alle porte. E verrebbe cancellata dalla Consulta, innescando un contenzioso antipatico in tempi di grande fragilità. Lo scenario è considerato un'extrema ratio, ancora oggi nel centrodestra ripetono che «l'unità d'intenti rimane il valore primario, sempre che ci sia».Il ragionamento è semplice. In questi giorni i dati che arrivano dalla ex zona rossa di Codogno e Lodi cominciano a essere confortanti, il contagio decresce e gli ospedali respirano pur rimanendo sotto pressione. La fiammella di speranza va alimentata, tutto ciò significa che il coprifuoco e il blocco totale della mobilità di esseri umani provocano l'effetto desiderato. «Senza le persone che gli fanno da corriera», come spiega il cantautore comasco Davide Van De Sfroos in un video, «il virus resta fermo e noi vinciamo». Ma per riuscirci, secondo Fontana, in Lombardia ci si sta muovendo ancora troppo. E allora ecco la richiesta drammatica, pressante, un tizzone acceso sul tavolo del Consiglio dei ministri di questa mattina.«È il tempo della fermezza», spiega il governatore. «Ho incontrato i sindaci dei capoluoghi lombardi e il presidente di Anci Lombardia, Mauro Guerra. Chiedono insieme la stessa cosa: chiudere tutto adesso, tranne i servizi essenziali, per ripartire prima possibile. Abbiamo visto in queste settimane che le mezze misure non servono a contenere questa emergenza. I 12 sindaci, che meglio di tutti conoscono il territorio e la situazione dei loro ospedali, mi hanno incaricato di chiedere al governo un ulteriore irrigidimento delle misure». Sulla stessa lunghezza d'onda è Luca Zaia, governatore del Veneto. «Piuttosto che protrarre un'agonia che dura mesi, meglio arrivare a una chiusura totale così da bloccare definitivamente il contagio». La strategia è bipartisan e trova una sponda in Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, che dopo una iniziale fase di inopportuno ottimismo (#bergamononsiferma con i Pinguini Tattici Nucleari) ha serrato le fila davanti al galoppare del virus dalla Val Seriana. «Facciamo conto che sia questo il periodo di Ferragosto quando tutto chiude per due settimane», aveva spinto il sindaco del Pd, «Chiudiamo adesso per superare questa emergenza e ripartire. Poi lavoreremo in agosto».Confindustria vede negativamente la proposta. «C'è preoccupazione per la richiesta di esasperare le misure del contenimento del contagio fino a prevedere il fermo totale di e trasporti», spiega una nota che aggiunge: «Il giusto e necessario proposito di fronteggiare l'emergenza sanitaria non può aggravare l'emergenza economica. I provvedimenti adottati dal governo offrono già una soluzione equilibrata». A Roma le richieste sono percepite nel modo sbagliato, come se si trattasse di un tentativo di scavalcamento. Lo fa intuire il balbettante commissario per l'emergenza, Angelo Borrelli: «Il governo non è indisponibile a un inasprimento delle misure, ma vuole farlo passo dopo passo e in maniera misurata. Vedremo nei prossimi giorni». Un finale terribile, che suona da scartoffia mentre la Lombardia urla, supplica di accelerare. E innestare quella marcia in più che il governo non ha mai avuto.