2021-04-13
Chiesto l’arresto del broker Torzi. Ma da Londra serve l’estradizione
Coinvolto nella vicenda di Sloane Avenue, dove la Segreteria di Stato vaticana aveva investito 200 milioni di dollari. L’accusa: autoriciclaggio. Avrebbe speso parte dei 15 milioni per i quali è indagato per estorsioneSpunta un mandato di arresto per Gianlugi Torzi, il broker molisano di 42 anni coinvolto nella vicenda della compravendita dell’immobile di Sloane Avenue a Londra, dove la Segreteria di Stato vaticana aveva investito 200 milioni di dollari su indicazioni di monsignor Angelo Becciu. Il manager, autore di un libro con la prefazione dell’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva fatto da intermediario nella vendita del palazzo tramite le quote del fondo Athena capital global opportunities del finanziere Raffaele Mincione. Torzi - che in questo momento si trova libero a Londra - è sempre sotto inchiesta tra le mura di San Pietro per estorsione: gli viene contestato un profitto illecito pari a 15 milioni di euro. Proprio su questa accusa si è mosso il Tribunale romano dopo le indagini della Guardia di finanza. Così ieri è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Torzi con l’accusa di concorso in autoriciclaggio: la Procura gli contesta di aver usato parte della somma estorta al Vaticano per l’acquisto di azioni di società quotate in borsa. Sulla base delle indagini, infatti, dopo la richiesta di assistenza giudiziaria formulata dal Promotore di giustizia dello Stato della Città del Vaticano, è stato ricostruito come una parte dei 15 milioni di euro, bonificata a due società inglesi dell’imprenditore molisano, sia stata impiegata per l’acquisto di azioni di società come Bf e Marzocchi pompe per oltre 4,5 milioni di euro. In questo modo ha guadagnato in breve tempo oltre 750.000 euro e ripianato un debito di 670.000 euro di altre due aziende. In pratica appena due giorni dopo aver incassato i 15 milioni di euro, nel maggio 2019, Torzi avrebbe subito fatto investimenti in Italia con operazioni che secondo le fiamme gialle configurerebbero il reato di autoriciclaggio. Secondo i magistrati, date le pendenze a suo carico, è assolutamente necessaria l’adozione della misura cautelare in carcere. «Appare evidente che l’indagato anche in caso di sottoposizione agli arresti domiciliari» si legge nelle 14 pagine firmate dal gip Corrado Cappiello «possa perpetrare ulteriori analoghe condotte delittuose, seguendo i medesimi schemi oramai collaudati e continuando a servirsi di prestanomi e professionisti anche per inquinare l’attività di ricerca delle prove».Nell’ordinanza è prevista anche una misura interdittiva di 6 mesi dal divieto di esercitare la professione di commercialista, per Giacomo Capizzi, Alfredo Camalò e Matteo Del Sette, tutti indagati, a vario titolo, per emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti. Per arrivare ai tre gli investigatori hanno analizzato le conversazioni Whatsapp e le email contenute nei telefoni cellulari che furono sequestrati a Torzi dal Vaticano durante l’arresto dello scorso anno. A firmare l’ordinanza è appunto il gip del tribunale di Roma che ha affidato l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi ai militari del comando provinciale della Guardia di finanza. Ma Torzi potrebbe non tornare presto in Italia. Serve infatti una richiesta di estradizione. «Ho già presentato al tribunale del riesame istanza contro l’ordinanza di custodia cautelare» spiega Marco Franco, avvocato del broker a La Verità. «È una misura assolutamente senza senso, soprattutto dopo che le accuse dei promotori di giustizia vaticana, sono state demolite dal giudice inglese in sede di rogatoria per il sequestro. Nell’ordinanza si parla solo di ipotesi e non di reati penalmente rilevanti, dal momento che non c’è certezza sul fatto che sia un caso di elusione o evasione fiscale». Il 30 marzo scorso, infatti, il giudice Walter Baumgarten della Crown court di Southwark, a sud di Londra, dopo aver esaminato tutto il materiale probatorio dei promotori di giustizia, aveva deciso in parte demolito l’inchiesta spiegando che il Vaticano non aveva fornito prove sufficienti per avviare una causa contro Torzi. «Non considero ragionevoli motivi per ritenere che il signor Torzi abbia avuto una condotta criminale» ha scritto Baumgartner criticando persino gli uffici del promotore di giustizia per non aver depositato una parte dei documenti poi fornita dalla difesa. Così aveva deciso di scongelare parte del denaro che era stato sequestrato all’intermediario pochi mesi prima su richiesta proprio dei promotori di giustizia della Santa Sede. Durante quell’udienza di fronte alla corte londinese, Torzi aveva anche portato i documenti che accusano Fabrizio Tirabassi, altro funzionario coinvolto nell’acquisizione del palazzo di Chelsea, di aver minacciato lui e la sua famiglia, come di ricattato anche alcuni prelati del Vaticano. Tra le accuse di Torzi a Tirabassi c’era anche quella di avergli offerto una prostituta per festeggiare l’affare di Sloane Avenue: il broker aveva rifiutato.
Jose Mourinho (Getty Images)