2018-12-02
Chi vince la lotteria diventa povero in 2 anni
L'87% dei fortunati possessori dei biglietti estratti entro 24 mesi perde quasi tutto. Lo rivela uno studio scientifico: dopo l'incasso, si trova a gestire un valore enorme conseguito senza sforzo e perde la percezione del rischio. Con ingenti e rapidi tracolli economici.Gli italiani sono un popolo di navigatori, poeti e soprattutto giocatori d'azzardo. Uno studio di Avviso pubblico del 1° marzo 2018 dimostra che ogni cittadino della penisola spende 480 euro l'anno tra lotterie, gratta e vinci e slot machine. Molto si è scritto sui motivi sociali, economici e psicologici di questo vizio, che si trasforma facilmente in malattia. Chi gioca non vince praticamente mai. Cosa succede ai pochi che vincono? L'87% dei «fortunati vincitori della lotteria», ritorna povero entro 24 mesi. È un dato scientifico confermato da molti studi, tra cui l'analisi recentemente pubblicata da Jordan Ballor. I baciati della dea fortuna diventano più poveri di prima in meno di 2 anni. Perché le persone perdono completamente il controllo quando acquisiscono grandi somme inattese? Una risposta scientificamente fondata arriva dalle neuroscienze. Il premio Nobel per l'economia Richard Thaler, ha studiato il concetto di Mental accounting. Le ricerche dimostrano che la propensione al rischio cambia completamente in funzione della fonte da cui proviene il denaro. Come se nel cervello il denaro ottenuto senza fatica, venga inserito in una voce di bilancio «ad alto rischio». Mentre se la cifra deriva dal lavoro o da altri investimenti complessi allora la quota viene registrata nella sezione «basso rischio». Chi vince alla lotteria si trova a gestire un valore enorme conseguito senza sforzo, pertanto la percezione del rischio salta completamente. Un approccio aggressivo e spesso poco diversificato determina ingenti e rapide perdite. Un'altra dinamica che si estremizza in queste situazioni è l'«ottimismo irrealistico». Il primo ad averlo dimostrato è un altro premio Nobel, Daniel Kahnemann. Essendo stati fortunati in passato, i vincitori pensano che in futuro continueranno ad esserlo. Ritengono di «essere benedetti, quasi magici». Questa visione di sé, determina spese correnti pazzesche, senza alcune pianificazione per il futuro, nell'illusione che tutto andrà sempre bene. Questa percezione ottimistica della realtà, viene a chiedere conto dopo qualche tempo, quando la cassa è dilapidata da uscite che superano le entrate. Il terzo fattore riguarda il senso di colpa. Le ricerche di neuropsicologia sociale dimostrano che persone cresciute in un ambiente finanziariamente difficile, sviluppano una dinamica conflittuale con il possesso di denaro. Durante l'adolescenza, desiderano la ricchezza. Con il passare degli anni, in una sorta di meccanismo consolatorio legato alla situazione di «povertà», consolidano l'idea che chi ha denaro sia una persona priva di senso morale e socialmente riprovevole. Questo giudizio crea un alone di negatività legato al denaro. In un istante, chi ha tra le mani il biglietto fortunato, si ritrova dall'altra parte. Queste persone diventano «oggettivamente ricche», tuttavia il loro cervello rimane intriso dell'associazione tra denaro e amoralità. Una convinzione è una densa rete neurale nelle cortecce prefrontali che guida il comportamento in modo inconsapevole. Per lenire il senso di colpa di essere diventati ricchi, quindi «riprovevoli», aiutano tutti senza alcun freno, fanno gesti esagerati e plateali, per dimostrare a sé stessi di essere «diversamente ricchi». Questi eccessi li rendono «accondiscendenti prede» di parenti, amici, conoscenti, vicini di casa, che di fatto trasformano il vincitore in un bancomat infinito. Peccato che ogni somma, per quanto grande sia, prima o poi, finisce.La maggioranza di chi vince la lotteria, è un ricco a tempo determinato. Le distorsioni cerebrali legate alla sottovalutazione del rischio, l'ottimismo irrealistico ed il senso di colpa sono una mina nel cervello del «fortunato» pronta ad esplodere. Chi vince alla lotteria estremizza molte dinamiche tipiche di tutti gli esseri umani messe in luce dalla «finanza comportamentale». Le neuroscienze forniscono una spiegazione chiara di un fenomeno, che al di là del gossip, era inspiegabile. La fortuna è cieca. Le distorsioni cerebrali legate al denaro invece, ci vedono benissimo. Forse la diffusione di questo dato e di queste storie su chi vince potrebbe aiutare a ridurre la propensione al gioco d'azzardo. Sapere che anche chi vince in realtà perde, potrebbe limitare una piaga dai costi sociali e morali «incalcolabili».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)