2019-12-07
Chi spara per difendersi non merita di subire la tortura delle indagini
Se la nuova legge non tutela chi ha l'unica colpa di reagire se qualcuno cerca di derubarlo, semplifichiamola. Non è giusto che persone come il bolognese Stefano Natalini siano accusate di omicidio preterintenzionale. Ma che cosa vuol dire «non è legittima difesa», come titolava ieri qualche giornale? Che cosa vuol dire «s'indaga per omicidio preterintenzionale»? Stefano Natalini, 68 anni, di Valsamoggia, provincia di Bologna, è una brava persona. I suoi vicini di casa dicono che le sue vere passioni sono i funghi e i tartufi, non certo le armi. Incensurato. Perbene. Mai fatto del male a nessuno. L'altra notte dormiva tranquillamente nel suo letto. E avrebbe continuato a farlo se una banda di ladri non si fosse introdotta nella villa di Bazzano, di cui è custode. Lui ha avuto paura. Ha preso la pistola. Ha sparato. Tre colpi da una finestra. Due colpi da un'altra. Un giovane, probabilmente dell'Est, è stato ucciso. I suoi complici sono fuggiti. Spero li riacciuffino perché l'unico reato, per quel che mi riguarda, in questa vicenda l'hanno commesso loro. Loro e il morto. E allora perché Stefano deve essere indagato? Perché questo supplizio? E quanto durerà?Non può più esistere questa incertezza. Non è accettabile, che nonostante la nuova legge, si ripeta sempre la stessa storia. Come con Mario Cattaneo, l'oste di Lodi. Come con Graziano Stacchio, il benzinaio del vicentino. Come con Fredy Pacini, il gommista della provincia di Arezzo. Non è possibile ancora una volta ricominciare la solita trafila di lunghe indagini, perizie, controperizie, esami balistici, avvocati, interrogatori, gip, gup, udienze in tribunale e processi infiniti, per stabilire se difendersi dai ladri che entrano alle 4 di notte a casa tua è legittimo o no. Dev'essere per forza legittimo. Automaticamente. In modo immediato. Senza distruggere ulteriormente la vita di chi di notte non ha altro desiderio che dormire tranquillo nel proprio letto.È stata fatta una nuova legge, lo so. Ma se la nuova legge non è ancora sufficiente a tutelare come si deve chi si difende, cambiamola ancora. Facciamola più semplice. Più radicale. Per come la vedo io, in un caso come questo, chi spara non deve nemmeno essere indagato. C'è stato un fatto tragico? D'accordo. Bisogna aprire un'inchiesta? D'accordo. Ma chi lo dice che l'inchiesta deve subito puntare il dito contro l'unica persona che, evidentemente, quella notte non aveva intenzione di fare del male nessuno, e non l'avrebbe sicuramente fatto, se non si fosse sentita messa in pericolo dall'irruzione dei delinquenti?Dovremmo provare a fare un salto in avanti. Immaginiamo un caso come questo di Valsamoggia. Arrivano gli inquirenti e aprono l'inchiesta, d'accordo. Ma non contro chi ha sparato. Contro ignoti. Lo scopo è quello di verificare se davvero la persona colpita è un ladro che si è introdotto nella villa per rubare e non per esempio l'amante della moglie dello sparatore sorpreso in copula flagrante o un vicino di casa sgradito che stava protestando per i rumori molesti o un creditore attirato in trappola con un qualsiasi pretesto. Ma una volta verificato questo, cioè una volta stabilito che quello ucciso è realmente un malvivente, che ha realmente violato la proprietà privata altrui mettendo a rischio la vita di persone pacifiche, l'inchiesta si chiude. Non servono perizie, prove balistiche, ulteriori testimonianze. Sei un ladro? Sì. Sei morto? Pazienza. Se stavi a casa tua non ti succedeva nulla.E non m'importa nemmeno sapere se il ladro fosse armato o no. Non vuole dire nulla. Se uno entra alle quattro di notte a casa mia, di certo non ha buone intenzioni. E questa consapevolezza dovrebbe essere sufficiente per garantirmi il diritto di difendermi. Sempre. Se il criminale non ha la pistola, potrebbe comunque aggredirmi con un ferro, un soprammobile, una pietra, qualsiasi cosa. Pietro Raccagni, macellaio di Ponte Oglio, fu ucciso dai ladri albanesi disarmati: afferrarono una bottiglia di vetro per terra e gli tagliarono il collo. Se lui avesse sparato, sarebbe ancora vivo. E, abbiate pazienza, ma io vorrei tanto che fosse vivo Pietro Raccagni, bravo macellaio e persona buona. E invece non riesco a dispiacermi se muore uno che di notte va a rubare nelle case altrui. Proprio non ce la faccio.Anche Stefano è un uomo buono. Lo dicono tutti. Lo dice anche il sindaco (Pd) del suo paese. Stefano non avrebbe fatto male a nessuno se non avesse avuto paura. Era già stata rapinato altre volte. E allora è ovvio che oggi noi diciamo che siamo con Stefano, esattamente come a Lodi eravamo con l'oste Mario e a Ponte di Nona con il benzinaio Stacchio. Ma pensiamo anche che non basti più dire che stiamo con chi si è difeso. Così come non basta più dire che lo Stato deve fare di più per la sicurezza. È chiaro che lo Stato non fa abbastanza per la sicurezza. E allora, quando le persone sono costrette (ripeto: costrette) a difendersi da sole, lo Stato non può perseguitarle. Perseguiti piuttosto i delinquenti. Dedichi le sue energie a aumentare i controlli. O a inseguire quei banditi in fuga, piuttosto che a perdere tempo con le perizie e le controperizie di un procedimento assurdo. Chi uccide un ladro non merita certo la tortura di un'inchiesta per omicidio preterintenzionale.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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