- Gli incendi sono cresciuti del 148% nell’ultimo anno. Una situazione favorita dal cambiamento climatico, ma nel 98% dei casi c’è la mano dell’uomo tra incuria, vandalismo, mafie, liti e pochissima prevenzione.
- Massimo Vespia, segretario generale della Fns Cisl: «I vigili non riescono a garantire di svolgere il lavoro ordinario».
- Stefano Masini, responsabile Ambiente di Coldiretti: «Un fattore importante è lo spopolamento».
Gli incendi sono cresciuti del 148% nell’ultimo anno. Una situazione favorita dal cambiamento climatico, ma nel 98% dei casi c’è la mano dell’uomo tra incuria, vandalismo, mafie, liti e pochissima prevenzione.Massimo Vespia, segretario generale della Fns Cisl: «I vigili non riescono a garantire di svolgere il lavoro ordinario».Stefano Masini, responsabile Ambiente di Coldiretti: «Un fattore importante è lo spopolamento».Lo speciale contiene tre articoli.L’Italia va a fuoco. Il fenomeno si ripete ogni estate ma questa volta ha assunto dimensioni più importanti a causa di temperature di molto superiori alla media. Il 2022 conta già una quarantina di roghi e fa seguito a un inverno pazzo con 0,55 gradi in più rispetto alla media. Secondo un’analisi della Coldiretti, gli incendi sono cresciuti del 148% nell’ultimo anno rispetto alla media storica. Gli analisti di Ispra (Istituto per la ricerca e protezione ambientale) indicano che negli ultimi vent’anni il 40-50% del territorio colpito da incendio è costituito da foreste. La più colpita (56%) è la macchia mediterranea. Una situazione drammatica favorita dal cambiamento climatico. La mancanza di pioggia, l’incuria delle aree verdi e le temperature da bollino rosso creano la situazione ideale per far propagare velocemente le fiamme. L’autocombustione però non avviene da sola, anche a 45 gradi. Quasi sempre dietro c’è la mano dell’uomo. Secondo i dati dei carabinieri, appena il 2% dei roghi ha una causa naturale mentre più della metà ha origine dolosa.Un report della Commissione europea assegna all’Italia il triste primato nell’Ue per il più alto numero di incendi nel 2021, oltre 1.400, e la più ampia superficie distrutta dalle fiamme, ben 160.000 ettari, contro una media storica (fra il 2008 e il 2021) di 265 ogni anno. Nel nostro Paese più di un terzo della superficie, per un totale di 11,4 milioni di ettari, è coperta da boschi. Quello del 2021 è un record destinato da essere aggiornato al rialzo quest’anno, che registra temperature e incendi da nuovo primato.impatto sull’economiaL’impatto sull’economia è devastante. Ogni rogo, sottolinea Coldiretti, costa agli italiani oltre 10.000 euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree bruciate che possono durare anche 15 anni.Tra i costi che gli incendi si portano dietro c’è anche quello, non meno pesante, di aumentare il deficit commerciale nel settore del legno, dove l’industria italiana, con l’industria del mobile, della carta e del riscaldamento da fonte rinnovabile, è la prima in Europa ma importa dall’estero più dell’80% del legname necessario. Gli incendi non interessano solo i boschi. A Roma a giugno c’è stata una media di 70 interventi ogni 24 ore e la prima settimana di luglio si è arrivati a una punta di 120. Roghi che si sono sviluppati in sterpaglie e terreni incolti e sono arrivati a minacciare le abitazioni. Le regioni più colpite sono la Sardegna, la Puglia, la Calabria e la Sicilia e il Lazio. Il 57,4% degli incendi sono dolosi, dove si vedono punti di innesco, il 13,7% non è intenzionale, e quindi sono colposi per mancanza di cultura. Siamo già oltre il 70% di incendi con responsabilità nostra e che incide su un sistema predisposto.il caso siciliaChe cosa c’è dietro agli incendi? Innanzitutto, scarsa prevenzione e manutenzione. Lo spopolamento delle località montane, che sono sempre meno attrattive dal punto di vista economico, crea uno stato di abbandono e di incuria di tante aree, più soggette a forme di vandalismo. Il caso Sicilia può aiutare a capire alcune delle cause dei roghi. Nel Piano regionale antincendio boschivo del 2020 tra le principali cause degli incendi dolosi verificatisi nella regione ci sono il rinnovo dei pascoli, il recupero dei terreni agricoli, l’industria del fuoco, estorsione e taglieggiamento, la protesta contro le aree protette e la piromania. Figurano anche la pratica di bruciare erbe infestanti sui pascoli e la pratica di dare fuoco agli alberi che si trovano sui terreni che poi si vogliono coltivare.Nel 2021 sono andati in fumo in Sicilia oltre 78.000 ettari più del doppio dei 36.000 bruciati nel 2020 e pari al 3,05% dell’intera regione. Da questi numeri è partita l’indagine della Commissione antimafia regionale per individuare le cause degli incendi dolosi.Da un’audizione del 15 marzo 2022 della Commissione, un dirigente provinciale, Pietro Giovanni Litrico, del servizio per il territorio di Catania del Dipartimento regionale dello sviluppo rurale e territoriale, ha offerto alcune indicazioni per capire il fenomeno degli incendi. Litrico riferiva che «il più delle volte gli incendi scaturiscono da liti tra allevatori». Questi entrano in competizione per aggiudicarsi lotti di terreno a pascolo che sono utili anche per ottenere i ricchi contributi europei. Quindi, secondo l’esperienza del dirigente, molto spesso gli allevatori tendevano a bruciare il terreno del vicino che aveva fatto richiesta del lotto e aveva ottenuto il pascolo.Il fuoco può anche rappresentare uno strumento per obbligare a pagare forme di protezione oppure per lucrare sui premi assicurativi. In Sicilia si è fatto anche un collegamento fra gli incendi e il business del fotovoltaico, cioè terreni agricoli incendiati per far posto agli impianti green. Il caso della Sicilia potrebbe valere anche per altre regioni. È quella che viene definita come «l’industria del fuoco». Secondo Legambiente siamo di fronte a reati «spia»: alla ‘ndrangheta interessa la gestione del patrimonio boschivo. Gran parte degli incendi sono nelle regioni in cui è maggiore la presenza di organizzazioni della criminalità organizzata: 54,7% dei reati e l’82% della superficie danneggiata.Il rapporto Ecomafia 2021 di Legambiente riporta che nel 2020 sono andati in fumo 62.623 ettari con un aumento del 18% rispetto al 2019. Da sempre è difficilissimo cogliere in flagranza e perseguire questi reati che hanno pene che arrivano a 10 o anche 15 anni.Nel 2021 i carabinieri forestali hanno denunciato 447 persone e 39 sono stati colti in fragranza mentre appiccavano gli incendi. Proprio per contrastare e acciuffare i piromani, l’Arma ha costituito un nucleo «speciale» con militari che vengono formati e aggiornati di continuo. Il Nucleo informativo antincendi boschivi (Niab) svolge numerose attività di intelligence anche attraverso l’utilizzo di telecamere nascoste, intercettazioni ambientali e pedinamenti per scovare questi criminali. Ma è una battaglia difficile per la vastità del territorio, spesso impervio e difficile da raggiungere, per gli interessi economici in gioco e, non ultima, la diffusione di fenomeni di vandalismo giovanile. Secondo un rapporto Interpol-Unep, gli ecoreati aumentano ogni anno del 5% e hanno un volume d’affari stimato tra i 100 e i 200 miliardi di euro l’anno. Le mani delle mafie che si allungano sempre di più.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/chi-scherza-con-fuoco-2657643775.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="mancano-personale-e-automezzi-pompieri-allo-stremo" data-post-id="2657643775" data-published-at="1657527660" data-use-pagination="False"> «Mancano personale e automezzi, pompieri allo stremo» «È un disastro annunciato. Siamo sempre più in difficoltà ad affrontare gli incendi. Mancano il personale, gli automezzi e le attrezzature. I Vigili del Fuoco, impegnati non solo sul fronte degli incendi boschivi, anche questa estate, rischiano di non riuscire a garantire il soccorso al Paese. L’intero settore è letteralmente in ginocchio, non arriva nemmeno l’acqua perché le autobotti sono insufficienti». Massimo Vespia, segretario generale della Fns Cisl, la federazione della sicurezza, lancia l’allarme. «I vigili non sono in difficoltà per gli incendi ma perché non riescono più a garantire il lavoro ordinario, come il soccorso alla persona, l’incendio dei cassonetti, il crollo dei cornicioni, gli incendi negli appartamenti, le fughe di gas, incidente stradale. Arriverà il momento in cui il cittadino chiama e non potremmo intervenire perché mancano personale e automezzi. Durante l’estate le carenze emergono in modo drammatico». Quanto personale in più servirebbe? «Il corpo dispone di 35.000 unità di cui 29.000 operativi mentre gli altri sono amministrativi. Con questi numeri i vigili del fuoco hanno garantito l’anno scorso, circa 1 milione di interventi in tutta Italia, dallo spegnimento dell’incendio all’apertura di una porta bloccata. È stato bandito un concorso pubblico per 300 unità e le selezioni sono in corso ma non bastano. Secondo una stima sindacale mancherebbero 8.000 persone di cui 5.000 operativi e il resto amministrativi. La legge Madia, sotto il governo Renzi, ha aggravato la situazione». In che modo? «La legge Madia ha sciolto il corpo forestale e su 30.000 unità solo 300 sono confluiti nei vigili del fuoco; il resto è transitato per la maggior parte nei carabinieri, nella polizia e nella guardi di finanza. Lo spegnimento degli incendi boschivi è diventata competenza dei vigili del fuoco ma i 300 forestali arrivati sono per lo più piloti di elicotteri. Nei carabinieri fanno polizia ambientale ma non vanno a spegnere gli incendi. Sarebbe stato più opportuno far passare tutti i forestali nei vigili del fuoco. Ora c’è il tema degli incendi ma appena comincerà a piovere ci saranno le richieste di intervento nelle zone alluvionate. Servono anche gli automezzi adeguati in base ai diversi scenari. Non si può pensare di affrontare un incendio boschivo con le autobotti che si usano in città. Servono mezzi con serbatoi di almeno mille litri d’acqua che possono uscire fuori strada». Eppure nonostante le carenze, sono stati inviati gli automezzi in Moldavia. «Non penso che sia stata una scelta sbagliata, anzi è stata una iniziato lodevole, ma al tempo stesso il ministero dell’Interno avrebbe dovuto acquistare nuovi mezzi. Bisogna guardare anche dentro casa nostra. Alcuni distaccamenti provinciali per carenza di organico sono stati chiusi, con la conseguenza di un calo del livello di sicurezza dei cittadini. Preoccupa che nelle sedi centrali non si riescano a comporre le squadre ordinarie. C’è una vera e propria emergenza». In quali regioni si fa sentire di più la carenza di personale? «Fino a qualche anno fa soffriva soprattutto il Nord perché chi vinceva i concorsi proveniva soprattutto dal Mezzogiorno e tendeva a tornare nelle città di origine. Ora però anche i comandi del centro sud cominciano ad avere grosse problematiche. Il ministero dell’Interno non vuole capire che 30.000 vigili a fronte di 60 milioni di abitanti sono pochi. Noi siamo ovunque e ci caricano di nuove funzioni. Arriverà un punto in cui non riusciremo a fare l’ordinario». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/chi-scherza-con-fuoco-2657643775.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="il-turismo-irrispettoso-e-uno-dei-colpevoli" data-post-id="2657643775" data-published-at="1657527660" data-use-pagination="False"> «Il turismo irrispettoso è uno dei colpevoli» «Un terzo della superficie del Paese è ricoperta di boschi in totale abbandono per la mancanza di presidi territoriali. Servirebbe una custodia del territorio attraverso una rete di agricoltori che svolgono azione di vigilanza. Inoltre vanno inasprite le norme della legge 353/2000 e delle norme regionali sugli incendi, portando da 15 a 20 anni il divieto di cambio di destinazione d’uso delle aree boschive e dei pascoli percorsi dal fuoco, ma soprattutto che tali norme vengano estese anche ai terreni agricoli». Stefano Masini, responsabile Ambiente di Coldiretti, si occupa da lungo tempo del fenomeno degli incendi. Non ci sono vincoli per i terreni agricoli? «L’installazione di impianti fotovoltaici a terra su terreni agricoli non ha bisogno di nessun cambio di destinazione d’uso dei terreni utilizzati. Le organizzazioni criminali della Sicilia, che prima guadagnavano sull’eolico si sono spostate sul fotovoltaico. Non si possono invece trasformare i pascoli in terreni edificabili. Il comando carabinieri ha realizzato un sistema cartografico che aiuta a delimitare le aree percorse dal fuoco. È possibile consultare questa sorta di catasto dove rinvenire le aree vincolate». Eppure non basta. Gli incendi sono in aumento. «Serve significativa attività di prevenzione legata a manutenzione ordinaria dei territori. C’è una legge sulla montagna, in Parlamento, che prevede incentivi alla permanenza di nuclei abitativi per valorizzare l’attività economica dei territori. Si prevedono crediti d’imposta per chi vuole vivere in queste aree. Sono interventi importanti per fronteggiare il dissesto del territorio determinato dallo spopolamento. Dobbiamo riflettere anche sul fatto che la natura reagisce in modo violento al cambiamento climatico». Il nodo, quindi, è la desertificazione urbana di vaste aree? «Chiudere una scuola in montagna, non assicurare la protezione sanitaria significa indurre le persone a spostarsi. C’è un problema di demografia delle aree interne. Manca la custodia forestale. Occorre rimediare con interventi strutturali che non sono comprare più canadeir ma favorire gli insediamenti, un’economia della manutenzione. Poi tra i responsabili della cattiva gestione del territorio e degli incendi c’è pure un turismo poco rispettoso dell’ambiente». Il turismo che devasta e non porta ricchezza? «Il turismo dei picnic con l’accensione di fuochi senza controlli, dei mozziconi di sigaretta buttati tra i rovi secchi. Il flusso turistico spesso copre aree difficili da raggiungere quando i roghi si propagano».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.