
Dopo l'arresto per violenza sessuale su alcune bambine, si cerca di far luce sulle relazioni del maestro d'inglese della scuola materna di Bankitalia. L'uomo, di origine tanzaniana, ha solo 25 anni e titoli professionali non adeguati al prestigio dell'istituto.È stata confermata venerdì dal gip Clementina Forleo, che ha negato gli arresti domiciliari proprio per la gravità dei filmati, che riguardano una bambina. Ma purtroppo tutto è partito grazie ad almeno due diverse famiglie, con le mamme che sono andate alla polizia a fare denuncia. La faccenda è stata tenuta nascosta, inizialmente, perché era necessario piazzare le microcamere nell'«atelier di inglese», come la brochure dell'istituto chiama i locali che erano affidati a quel giovane «maestro» di passaporto italiano, ma originario della Tanzania, di carnagione olivastra e dal bel sorriso. Sono bastati pochi giorni per incastrarlo e martedì scorso è stato arrestato dalla polizia di Stato con la massima discrezione, tanto che la stragrande maggioranza dei genitori (gli allievi dell'asilo sono circa 150) non ha saputo nulla per giorni. Probabile che il riserbo sia stato mantenuto dagli inquirenti anche per ultimare con tranquillità il «censimento» delle possibile vittime di Jonathan Trupiano, ma in casi simili, di solito, si ha meno «riguardo». La notizia delle manette e il nome della scuola escono sempre. Le cautele dovute al rispetto dei minori riguardano l'omissione dei particolari morbosi e, ovviamente, le generalità. Ma qui, per una volta, le cautele sembrano dirette non solo al buon nome della Banca d'Italia, ma all'arrestato. E forse, se avesse ottenuto i domiciliari, non si sarebbe saputo mai nulla. Adesso, della vicenda si stanno occupando anche i carabinieri (che tra l'altro hanno competenza sulle sedi della Banca d'Italia) e, come detto, gli inquirenti stanno cercando di capire come ha fatto quel ragazzo a entrare nell'asilo che dal 1971 si prende cura dei figli dei dipendenti di Via Nazionale. Trupiano risulta infatti in possesso solo di un certificato d'insegnamento dell'inglese Tefl international, conseguito nel giugno 2012, ovvero a 19 anni, dopo un corso di quattro settimane da 120 ore e con votazione «B» (i livelli sono «A, «B» e «C»). Il corso lo ha sostenuto al quartiere Prati, ma la società che ha emesso il certificato ha sede in Thailandia, a Phuket. All'asilo di Bankitalia, Jonathan ha cominciato a lavorare nel 2015, ma intanto aveva aperto un sito internet attraverso il quale offriva corsi di inglese per bambini da 3 a 15 anni, spiegando di essere particolarmente versato nell'insegnamento «attraverso il divertimento» (come sotto forma di gioco pare perpetrasse gli abusi). Tutto da verificare, al momento, il flusso della sua piccola clientela e se almeno con essa si sia comportato correttamente. E mentre la preside dell'istituto, ieri, in un'assemblea con i genitori ha sostenuto che «non è successo niente», il fatto che quest'asilo non sia un asilo qualunque, ma della Banca d'Italia, non è sfuggito al Movimento 5 stelle. I deputati Daniele Pesco, Elio Lannutti e Primo Di Nicola, letta La Verità, hanno immediatamente presentato un'interrogazione parlamentare urgente al ministero dell'Istruzione e a quello degli Affari esteri (Jonathan Trupiano ha doppio passaporto) stigmatizzando che «a un giudizio assai sommario, forse anche per la giovane età», Jonathan non sembra avere «un curriculum commisurato a un ente educativo tanto prestigioso». Dopo di che, l'affondo sull'istituto guidato da Ignazio Visco: «Vorremmo sapere se risponde al vero che la Banca d'Italia, come nella sua tradizionale gestione omertosa del credito e del risparmio, al contrario di tanti altri scandali non meno gravi e che hanno per vittime sempre i bambini, abbia silenziato una vicenda sconcertante, che vede coinvolti i figli dei propri dipendenti». Non solo, ma i tre deputati ipotizzano che «la coltre di silenzio assoluto doveva forse passare anche attraverso la concessione degli arresti domiciliari».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.