2019-06-19
Chi combatte la pedofilia è dalla parte giusta
Il professor Massimo Gandolfini da anni difende i nostri figli e lotta contro gli abusi. È stato condannato severamente per un piccolo errore di comunicazione. Invece si tollerano i circoli che chiedono di legalizzare la pedopornografia e di permettere rapporti con bambini.Chi combatte la pedofilia è dalla parte del bene, e se anche commette un errore resta un combattente del bene. La conoscete la barzelletta dello scalatore? L'avevo già raccontata, ma vale la pena di ripeterla. Il piccolo scalatore sta facendo una solitaria. Improvvisamente una delle sue corde si rompe e lui scivola malamente su una parete verticale. Riesce all'ultimo momento ad aggrapparsi a uno spuntone di roccia e resta lì a penzolare su un baratro di centinaia di metri, senza poter fare nulla se non continuare a restare appeso. Gli viene in mente che forse c'è qualcun altro che sta facendo una scalata. Comincia a urlare: «C'è qualcuno?». La sua voce si perde tra le cime innevate. Il piccolo scalatore continua ostinatamente, sempre più roco per la fatica e la disperazione. Finalmente una voce riempie le montagne. «Sì, ci sono io che sono Dio. Lasciati andare. Questa sera sarai con me in Paradiso». Cala la sera. Le prime stelle cominciano a brillare. A questo punto si sente la vocina dello scalatore che domanda quasi sottovoce: «Per caso c'è qualcun altro?». La paura della morte è sempre molto forte, anche nelle persone che non nutrono nessun dubbio sul «dopo». La paura della morte ci è stata messa dentro da madre natura, per salvarci la vita. È una paura congenita, che abbiamo stampata nel patrimonio genetico. Senza questa paura, la stragrande maggioranza di noi non arriverebbe all'età adulta, ci ammazzeremo a 15 anni, a quell'età siamo tutti un po' scemi, per vedere quanto divertente sdraiarsi sull'asfalto dopo una curva o buttarci su un ponte, tanto per provare, e ci saremmo estinti. Noi abbiamo normalmente paura della morte. Noi esseri viventi. Tutti. Se mentre osservate un'ameba col microscopio e avvicinate uno spillo, l' ameba si scansa. Mentre osservate con l'ecografia il grumo di cellule che viene aspirato via durante gli aborti volontari potete osservare che cerca di divincolarsi e di allontanarsi dalla sonda. È la paura della morte che ci mantiene in vita. Il suicidio quindi è sempre la violenza di una parte della nostra mente contro un'altra, è la violenza della corteccia cerebrale sui cervelli arcaici. Il suicidio è sempre una volontà parziale, quindi è sempre una violenza, anzi una doppia violenza. Il suicidio è violenza contro sé stesso, contro l'istinto di sopravvivenza che continua a esistere dei cervelli arcaici e che è violato. Il suicidio è violenza contro gli altri. Sono stata medico in pronto soccorso per anni. Quando arrivava un suicida era terribile. Eravamo noi che dovevamo dare la notizia gli altri. Porterò sempre nel cuore una madre. Prima di uscire di casa aveva chiesto al figlio se andasse tutto bene, lui l'aveva rassicurata e lei era andata da parrucchiere. Mentre lei faceva la permanente lui si era impiccato, e lei avrebbe portato nel cuore per tutta la vita l'informazione orrenda che, se invece di uscire fosse rimasta a casa, forse sarebbe riuscita a salvarlo. Quel gesto atroce l'aveva costretta ad andare al funerale del figlio con i capelli in ordine.Il coraggio di vivereIl suicidio è un evento orribile. Il suicidio di una persona giovane è un evento ancora terribile. Il suicidio di qualcuno che si suicida mentre la madre guarda e qualcosa di inimmaginabile. Bene . finiti i giri di parole arriviamo al punto. Stiamo parlando di Noa. Poche cose sono orrende come qualcuno che si lascia morire di fame e di sete davanti agli occhi della propria madre che non interviene. In pronto soccorso salutavamo gli aspiranti suicidi, contro la loro volontà il 95% non ripete il gesto. Vedere qualcuno che si dà da fare per tenerti in vita, anzi, può ridare coraggio. Il Web è pieno di video di sorveglianza che riprendono aspiranti suicidi salvati da soccorritori che spesso hanno rischiato la vita. Che qualcuno rischi la sua vita per abbracciarti, l'abbraccio con cui ti spinge lontano dal treno o lontano dal parapetto, è qualcosa che rifonda il coraggio per stare al mondo. Ma oggi non volevo parlare solo di suicidio di Noa. Oggi volevo parlare dell'intensa disperazione che è penetrata nel corpo di Noa. Il fantasma di Noa è presente nel mondo, l'orrore del suo dolore. L'abuso su minore è 100.000 volte più grave dello stupro, perché si fondono la violenza contro l'integrità del corpo nel momento in cui il corpo non ha ancora la capacità anatomica di tollerare l'insulto e la violenza su un'anima che è ancora in formazione e che ne sarà spezzata. Non è un caso che l'immane tragedia di Noa sia avvenuta in Olanda, nazione che ha visto l'esistenza di un partito dei pedofili: Carità, libertà e diversità, Partij voor Naastenliefde, Vrijheid en Diversiteit, Pnvd in olandese, un partito politico con soli tre membri noti, comunemente noto come «partito dei pedofili», pedopartij, a causa della sua proposta di abbassare ai 12 anni l'età del consenso e permettere legalmente la pedopornografia. Il Pnvd venne fondato il 31 maggio 2006 da tre uomini orgogliosamente dichiaratisi pedofili. Ripeto per l'ennesima volta che la pedofilia è una condizione della mente, non è sinonimo di abuso su minore, altrimenti i tre che orgogliosamente si sono dichiarati pedofili, come il gruppo di intellettuali francesi del 1978, sarebbero finiti in prigione. La pedofilia è una deformazione della mente, propria di individui feriti nella virilità, che può essere valorosamente combattuta e vinta. Se ci si abbandona a questa deformazione della mente essa diventa un cancro che distrugge tutta l'anima, e soprattutto distrugge l'anima delle vittime che prima o poi potrebbero esserci. Non tutti i pedofii diventano abusatori su minore, ma tutti gli abusatori di minori sono pedofili. la pedofilia, lo ripeto, è una deformazione della mente che si può combattere. Dove si giocherella con questa idea questa lotta interiore non viene fatta. Il fatto che esista o che sia esistito un partito dei pedofili, il fatto che esistano circoli intitolati a pedofili, il fatto che una parte dell'intellighenzia, quella del vietato vietare, giocherelli con l'idea demenziale della sessualità del bambino, nega il dolore di persone che hanno subito abusi. Questo dolore è atroce. Se negato diventa 10.000 volte peggio. Cedere alla pedofilia con un atto pedofilo, mettere le mani sul bambino, mettere i propri genitali nel bambino o nella bambina è un crimine talmente atroce che nel Vangelo Gesù Cristo invoca una macina da mulino messa al collo. È quindi lecito fare di tutto per contrastare questo crimine assoluto. Questo concetto è molto chiaro quando si tratta di strappare un bambino o una bambina a un padre anche se innocente. I servizi dell'infanzia non ci vanno teneri. La loro spiegazione è: meglio dieci allontanamenti inutili che uno troppo tardi. L'allontanamento inutile però non è una burla: una famiglia distrutta, un uomo innocente che diventa un mostro davanti ai vicini di casa e alla nazione intera, un bambino allontanato a volte per anni o per sempre. È giusto: l'atto pedofilo è talmente orribile che è meglio non correre rischi.58 identità di genereOra, vorrei chiedere una maggiore tolleranza per Massimo Gandolfini. Il professor Gandolfini nella sua decennale lotta alla pedofilia, nel difendere i nostri figli, ha commesso un errore: durante un intervento pubblico ha sostenuto che tra le 58 identità di genere approvate da Arcigay e tra cui era possibile optare su Facebook per connotare il proprio profilo, vi fosse anche la pedofilia. Gandolfini combatte la pedofilia. Ci dicono che si è sbagliato, che abbia accusato dei non colpevoli. Quello di accusare innocenti lo hanno fatto non una volta sola i servizi per i minori, levando i figli a padri innocenti. Visto che l'atto pedofilo è un crimine di assoluta gravità, al punto tale che è un caso in cui la presunzione d'innocenza non vale, perché tanta severità nei confronti delle persone, come il professor Gandolfini, che sta comunque combattendo una battaglia contro la pedofilia? La pedofilia è il cancro assoluto della mente, il cancro da cui nasce l'atto pedofilo. Se anche si fosse sbagliato, non avrebbe meritato il minimo della pena o anche meno? Il professor Gandolfini è stato condannato a 40.000 euro, perché ha commesso un errore mentre cercava di difendere i bambini? Chi fa una guerra può anche darsi che si sbagli di tanto in tanto, ma il suo errore non ha causato nessun danno materiale, non ha tolto bambini amati da famiglie innocenti, non ha causato nessun disastro. Sembra che professor Gandolfini abbia commesso un errore. Se anche questo fosse vero, vista l'importanza della battaglia che stiamo combattendo, contro la pedofilia, non sarebbe stato più sensato limitare la pena al minimo indispensabile? I guerrieri che proteggono i bambini non avrebbero il diritto alla clemenza della corte? Se anche nella foga questi guerrieri avessero commesso un errore (e sottolineo il se), la nobiltà della loro causa non dovrebbe dare loro la clemenza della corte, lo sforzo di dare la pena minima? Visto che, giustamente, l'atto pedofilo è ritenuto di una gravità talmente inaudita da rendere tollerabili errori giudiziari che allontanano bambini da famiglie innocenti, perché la guerra alla ideologia pedofila, ideologia che sempre è alla base dell'atto pedofilo, non ha riconosciuto, data l'altissimo valore etico, il diritto alla clemenza per un eventuale errore? O perlomeno il diritto a uno sguardo che non si sforzi di essere il più severo possibile? La piccola Noa è morta e sua madre l'ha guardata morire, spezzata dal dolore della figlia. «Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare» (Matteo 18) . Se scandalizzare i piccoli è il crimine assoluto, chi si sta battendo perché i piccoli non siano scandalizzati fa comunque parte del gruppo dei buoni. Il professor Gandolfini continua a combattere per Noa, per tutte le Noa de mondo, per la mentalità che genera la tolleranza al male. Chiediamo a tutti di unirsi alla nostra battaglia.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)