2022-03-13
Il Chelsea requisito ad Abramovich diventa un discount di fuoriclasse
L’oligarca, già colpito dal governo britannico sui patrimoni personali, rimosso anche dal vertice del club. Vietato fare mercato, la tenuta della società è a rischio. Caccia ai pezzi pregiati da Romelu Lukaku a Jorginho. Arriva la goccia che fa traboccare un vaso di Pandora destinato a diffondere, se non tutti i mali del mondo, le afflizioni del Chelsea. La Premier League ha annunciato la squalifica del magnate russo Roman Abramovich dall’incarico di presidente dei Blues. La squadra potrà concludere l’attuale stagione, ma con la progressiva chiusura dei rubinetti d’incasso (dai biglietti dello stadio alla vendita di magliette e gadget assortiti, dai diritti televisivi al calciomercato) la prospettiva a medio termine è il fallimento. A meno che la deroga alle restrizioni non permetta al club di essere venduto. Come e a quali condizioni, è da appurare. Tradotto: siamo davanti a un ginepraio senza precedenti. Agli addetti ai lavori non resta che effettuare serpentine acrobatiche tra cessioni di giocatori, riscatti sperati e forse ora congelati, dipendenti fino a giugno stipendiati, poi chissà. Giovedì scorso era giunta la notizia che il ministro degli Esteri del Regno Unito, Liz Truss, avesse congelato i beni di Abramovic: «Annunciamo il blocco totale dei beni e il divieto di viaggio per lui e per altri sette oligarchi tra i più influenti della Russia». Abramovic, ma anche Oleg Deripaska, uomo legato a filo doppio col Cremlino e con Vladimir Putin. Insomma, nessuna transazione sarà più possibile per gli imprenditori russi in terra britannica. Ciò ha innescato la prima grana per i tifosi: solo i possessori di abbonamenti stagionali potranno varcare la soglia dello stadio Stamford Bridge. Dal 31 maggio in poi, pure gli stipendi dei dipendenti sarebbero a rischio. Per non parlare del mercato. I pezzi pregiati della rosa potrebbero partire a zero euro se in scadenza di contratto, per gli altri la formula sarebbe da inventare, dal momento che al Chelsea è impedito di incassare dalle compravendite. Il primo con le valigie idealmente pronte potrebbe essere il gigante belga di origini congolesi Romelu Lukaku. Non è un mistero che l’attaccante non si sia mai ambientato alla corte dell’allenatore Tuchel: un conto è giganteggiare nei bassorilievi statici della Serie A, un altro è imporsi nella frenesia del campionato inglese senza andare d’accordo con l’ambiente e con i fan. Lukaku avrebbe telefonato già a Beppe Marotta: tornerebbe all’Inter attraversando la Manica a nuoto, sarebbe persino disposto a ridursi l’ingaggio da 12 milioni netti a stagione a 7. Mica facile. L’Inter ha ceduto Lukaku al Chelsea per 115 milioni di euro, ora potrebbe - ipotesi senza basi solide - richiamarlo a Milano con un prestito secco o un prestito biennale con obbligo di riscatto, ma a quel punto, tra due anni, i nerazzurri dovrebbero sborsare una cifra significativa per riscattare un atleta che sarà trentunenne. Pure Antonio Conte starebbe corteggiando Lukaku: al solo pensiero di fargli indossare la casacca del Tottenham, il mister pugliese si starebbe sfregando le mani. La Juventus starebbe marcando stretti i centrocampisti Jorginho ed Emerson Palmieri, pedine dorate della Nazionale. Massimiliano Allegri avrebbe espressamente richiesto i loro servigi per rinnovare la mediana bianconera. E però scritturarli non sarebbe semplice: a Jorginho scadrà il contratto nel 2023 e al momento i Blues non possono intavolare trattative, Emerson è in prestito al Lione e il suo destino resta nebuloso. La Juve farebbe un pensierino pure su Antonio Rudiger, ex Roma, che del Chelsea è difensore inamovibile. Il tedesco è tra i calciatori in scadenza di contratto, potrebbe accasarsi altrove senza barriere. Piace anche al Manchester United e al Real Madrid. Con lui, in partenza Cesar Azpilicueta: terzino destro veloce, gran crossatore, lo spagnolo sarebbe nel mirino del Barcellona. Poi ci sarebbe Andreas Christensen, 25 anni, danese, approdato oltremanica quando aveva 18 anni, difensore pugnace. Sarebbero ancora i blaugrana i principali interessati e l’accordo sarebbe quasi definito. Alla lista dei partenti a parametro zero bisogna aggiungere Charly Musonda Jr., centrocampista zambiano, protagonista nel 2015 della vittoria della Youth League con il Chelsea under 19. L’effetto domino agiterebbe le acque pure in casa Roma: la punta Tammy Abraham, prelevata dai giallorossi a titolo definitivo sborsando 40 milioni proprio alla società di Abramovich, aveva nelle settimane scorse epresso il desiderio di tornare in Premier. Il Chelsea godeva del diritto al riacquisto del giocatore per una somma pari a 80 milioni, ma venuta a decadere l’opzione, Abraham sarà per ora «costretto» a rimanere alla corte di José Mourinho. Ogni congettura potrebbe poi essere stravolta se i dollari arabi entrassero a gamba tesa nella faccenda. Indiscrezioni vorrebbero il fondo saudita Saudi Media - gruppo che fattura circa 1 miliardo di dollari all’anno - interessato ad acquistare la società di Stamford Bridge. A capo della cordata mediorientale ci sarebbe Mohamed Alkhereiji, Ceo della società madre Engineer Holding Group, fondata da suo padre Abdulelah. Se l’operazione - non si sa ancora come - andasse in porto, gli arabi bloccherebbero la partenza di Rudiger e di Azpilicueta, particolarmente graditi per la ricostruzione delle ambizioni londinesi, e probabilmente indirizzerebbero il mercato verso altri lidi. Prospettive che per ora non godrebbero di fondamenta sostanziose. Anzi. L’unica certezza fino a oggi, sarebbe che la corsa a boicottare tutto ciò che è russo - magari senza un particolare costrutto - falcidierebbe, in caso di fallimento della società, tutti i dipendenti del Chelsea. Non si parla dei ricchi calciatori o di Abramovich, ma di giardinieri, impiegati, la varia umanità a stipendio fisso (in Inghilterra percepito a cadenza settimanale) che in caso di serrande abbassate, da giugno sarebbe a spasso.