2022-06-25
Il centrodestra sfida l’autolesionismo
Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Imagoeconomica)
In un videoappello i tre leader tentano di ridare l’immagine di unità della coalizione dimenticando i dissidi. L’avversario resta la sinistra. A Verona, però, Flavio Tosi continua a bersagliare Federico Sboarina e anche in Sicilia è fuoco amico. Scoppia il caso Lombardia.Chissà se il videoappello che i tre leader di centrodestra hanno diffuso ieri in tarda mattinata basterà a coprire le magagne della coalizione e a contrastare l’inerzia autolesionista. Quel che è certo, a poche ore dai ballottaggi di domani, è che Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno compreso che le beghe interne rischiano di mandare a carte 48 la possibilità concreta di inviare al governo e alla sinistra un avviso di sfratto, soprattutto nel momento in cui lo schieramento avverso è in piena implosione. Così hanno deciso di correre ai ripari con un’iniziativa forte, che si è tradotta in un filmato di circa cinque minuti in cui i tre (non uno a fianco all’altro ma attraverso un montaggio) inoltrano agli elettori un invito accorato a recarsi alle urne, ribadendo due concetti chiave: il primo è che, al di là dei dissidi interni e delle incomprensioni, il vero nemico del centrodestra è la sinistra, e che un alto tasso di astensionismo, come quasi sempre è avvenuto in questo tipo di elezione, premia chi può godere di un apparato capace di mobilitare capillarmente i militanti, e quindi i partiti della sinistra.In particolare, Berlusconi ha avvertito che se l’elettorato di centrodestra «deciderà di non scegliere, vincerà la sinistra. Quella sinistra a cui ci opponiamo da sempre e che non è mai cambiata, la sinistra dei no, delle tasse, delle regole asfissianti, del degrado delle periferie», mentre la presidente di Fratelli d’Italia ha posto l’accento sul fatto che «anche dove al primo turno non siamo stati uniti, Fratelli d’Italia sostiene e invita a votare il candidato di centrodestra arrivato al ballottaggio». Infine, per Salvini «anche laddove il centrodestra, la settimana scorsa, per problemi locali è andato diviso, adesso l’importante è unirsi e scegliere donne e uomini che rappresentano il centrodestra».A quanto pare, però, non erano sintonizzati sul videoappello a Verona e in Sicilia. Nella città veneta in una nota durissima Flavio Tosi e il coordinatore provinciale di Fi, Claudio Melotti, hanno accusato il candidato sindaco Federico Sboarina di dividere il centrodestra «solamente per questioni personali» e «di fare accordi sottobanco col Pd», mentre il presidente dell’Assemblea regionale siciliana e coordinatore regionale di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, è tornato alla carica contro il governatore di Fdi, Nello Musumeci, tanto da suscitare l’ira di Ignazio La Russa, che ha chiesto di porre fine al «fuoco amico» sul governatore.E anche in Lombardia, per le prossime Regionali, ad agitare le acque ci pensa Letizia Moratti, che si prenota: «Pronta a candidarmi». Gelo della Lega, che vuole riproporre Attilio Fontana: «Squadra che vince non si cambia».Vediamo nel dettaglio qual è la posta in gioco, come potrebbe mutare lo scenario complessivo e quali ripercussioni potrebbe avere sul quadro nazionale. Intanto, si vota in una sola giornata (come avvenuto per il primo turno) dalle 7 alle 23 e lo scrutinio prenderà il via immediatamente dopo la chiusura dei seggi. Trattandosi di un ballottaggio, sarà eletto il candidato sindaco che avrà preso anche solo un voto in più del suo avversario. La contesa più importante, come noto, è quella di Verona, dove l’attitudine masochistica del centrodestra ha toccato la vetta. Al primo turno, infatti, il candidato giallorosso (in tutti i sensi, compreso quello calcistico) Damiano Tommasi ha potuto chiudere in testa col 39,8 per cento dei voti, in virtù della grave spaccatura occorsa nel campo del centrodestra, laddove il sindaco uscente Sboarina (secondo col 32,7 per cento) è stato appoggiato da Fdi e Lega ma non da Forza Italia, che ha preferito andare sull’ex-sindaco Tosi, il quale ha ottenuto il 23,9 per cento. Le ruggini personali e tra gruppi dirigenti locali - come testimonia la nota di Fi - stanno ulteriormente complicando la situazione, lasciando nelle mani dei veronesi moderati il verdetto finale.Interessante il caso di Lucca, dove il centrodestra ha fatto le cose per bene riunendosi al secondo turno e convergendo sul nome di Mario Pardini per tentare di strappare la città toscana al centrosinistra. Ciò ha allarmato così tanto i dem da sollevare numerose polemiche a livello nazionale su presunti appoggi dell’estrema destra a Pardini, che da parte sua ha semplicemente incassato il sostegno di un cartello di liste civiche e di Italexit, garantito dall’apparentamento con Fabio Barsanti, che al primo turno ha ottenuto il 9,5 per cento.Anche a Catanzaro il centrodestra, diviso al primo turno, si è riunito al secondo, ma a differenza che a Lucca parte da una posizione di vantaggio. A fronteggiarsi saranno Valerio Donato e Nicola Fiorita, sostenuti da due schieramenti eterogenei ma sostanzialmente riassumibili in centrodestra per il primo e centrosinistra per il secondo. Qui era stato Fdi a differenziarsi da Lega e Fi, sostenendo al primo turno Wanda Ferro, ma poi ha chiesto a suoi elettori di convergere su Donato. A Parma comanda per ora Michele Guerra, assessore uscente della giunta Pizzarotti, sostenuto dal blocco giallorosso e forte di un 44 per cento ottenuto al primo turno contro l’ex-sindaco di centrodestra Pietro Vignali, che aveva l’appoggio di Lega e Fi ma non di Fdi, schierato con Priamo Bocchi. Anche qui la divisione nel centrodestra si è sanata, ma il vantaggio di Guerra è robusto e una rimonta avrebbe del clamoroso.Apertissima la sfida da bipolarismo classico ad Alessandria tra il sindaco di centrodestra Gianfranco Cuttica e il dem Giorgio Abonante, mentre completano il quadro, tra le altre città, Monza, Como, Piacenza, Viterbo, Frosinone, Cuneo, Gorizia e Barletta.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)