2021-01-22
Il centrodestra ha finito la pazienza: «Così diventa impossibile lavorare»
Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani (Ansa)
Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani salgono al Quirinale per esprimere «preoccupazione» e certificare «l'inconsistenza della maggioranza». Fdi: «Questo Parlamento è inadeguato». Il leader leghista: «Mi fido solo degli italiani».È assolutamente usuale - per doveroso rispetto istituzionale - che dei leader politici, dopo un colloquio al Quirinale, non riferiscano ciò che il presidente ha detto loro. Di solito, però, gli stessi leader sono molto generosi nel far sapere cosa abbiano detto loro stessi.Il fatto che ieri Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, già prima di essere ricevuti da Sergio Mattarella, abbiano preannunciato che all'uscita si sarebbero essenzialmente affidati a una nota congiunta, ha fatto capire due cose: quanto il centrodestra tenga a trasmettere un'immagine di compattezza, e quanto sia consapevole della gravità del momento politico. Senza con ciò rinunciare alla nettezza di una posizione politica molto chiara: la richiesta di scioglimento delle Camere e di elezioni, senza subordinate.Impossibile non collegare questa scelta, nella forma e nella sostanza, a quanto era avvenuto la sera prima al Colle, dove era stato ricevuto Giuseppe Conte. Ancora nelle ultime settimane, il pool dei quirinalisti aveva sempre fatto filtrare veline volte ad accreditare un legame solidissimo tra il capo dello Stato e l'inquilino di Palazzo Chigi. Ieri invece, pressoché senza eccezioni, tutte le cronache erano improntate a un'inedita freddezza quirinalizia verso l'avvocato di Volturara Appula. «Colle irritato» per la «ressa mediatica» intorno alla salita al Quirinale di Conte, secondo il Fatto, cioè il giornale che tifa in modo scatenato per il governo giallorosso. Eppure, perfino lì, si è letto del «riserbo di Mattarella, forse venato pure di qualche imbarazzo». Cambiando latitudine giornalistica e passando al Giornale, l'espressione usata è stata «il gelo del Quirinale». Molto netto anche Il Tempo: «A Mattarella è andato di traverso l'esecutivo Ciampolillo-Rossi». Infine, «Colle preoccupato» su Repubblica; e perfino sul Corriere della Sera, di solito abituato a certificare l'eccellente rapporto tra Mattarella e Conte, ieri si parlava di un «silenzio del Colle, dove in queste ore si comportano come prigionieri di guerra e rispondono ai nemici solo con nome, grado e numero di matricola», salvo poi lasciare nero su bianco una serie di pesanti interrogativi su come Conte potrà condurre in porto la sua navigazione. Non è abusivo trarne la conclusione che perfino al Colle, che è stata la sala parto del Conte bis, ci sia imbarazzo per il calciomercato di questi giorni e per l'evidente fragilità dell'esecutivo. Lo stesso Quirinale che a dicembre aveva fatto scrivere di una propria contrarietà a maggioranze «precarie e raccogliticce» ora deve constatare che proprio questo è il deludente stato delle cose. In questa atmosfera, i tre rappresentanti di Lega, Fdi e Fi sono arrivati da Mattarella verso le 17.10, e sono usciti dal palazzo presidenziale circa un'ora dopo. A seguire, la nota congiunta: «Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno manifestato al presidente della Repubblica la grande preoccupazione per la condizione dell'Italia: mentre emergenza sanitaria ed economica si abbattono su famiglie e imprese, il voto di martedì ha certificato l'inconsistenza della maggioranza. È convinzione del centrodestra che con questo Parlamento sia impossibile lavorare. Il centrodestra ha ribadito al presidente la fiducia nella sua saggezza».A margine, fonti dei tre partiti hanno rimarcato la compattezza della coalizione e il «clima sereno», ribadendo che il centrodestra voterà solo provvedimenti come lo scostamento, ma non ci sono margini per condividere altro. E Salvini ha aggiunto: «Con 3 milioni di italiani che rischiano di perdere il lavoro, 500.000 imprese e negozi che hanno già chiuso, 8 milioni di studenti e 1 milione di insegnanti in difficoltà, non si può continuare ad assistere alla compravendita dei senatori, a un governo senza idee, senza visione, senza maggioranza: l'abbiamo detto al presidente. Ci fidiamo solo degli italiani». Dunque, una nettissima richiesta di elezioni. Mentre Giorgia Meloni, in un video diffuso dai canali social di Fdi, ha ribadito: «Mentre l'emergenza si abbatte sui cittadini, il voto di martedì ha dimostrato che il governo non ha più una maggioranza compatta. Il problema non è solo il governo ma questo Parlamento che non può risolvere i problemi della nazione».Inutile girarci intorno. Finora il comportamento del centrodestra è stato fin troppo paziente, e i tre leader hanno potuto rivendicare anche al Colle la linea della responsabilità: ancora l'altro ieri, quasi a scatola chiusa, l'opposizione aveva dato l'ok alla sesta richiesta di scostamento da 32 miliardi («nonostante le forzature del governo e nonostante una pretesa autosufficienza che non esiste», avevano spiegato i tre leader), pur facendo presente che la situazione era «ormai insostenibile». Da quanto risulta alla Verità, questo è il punto che la delegazione dell'opposizione ha verbalizzato ieri: non si tratta più di chiedersi se sia formalmente legittimo ciò che è accaduto a Palazzo Madama a inizio settimana (purtroppo lo è, al momento), né se sia politicamente decoroso (evidentemente non lo è), ma se le scelte di Conte e la sua caccia ai senatori siano adeguate a un 2021 che si preannuncia come l'anno più drammatico dal secondo Dopoguerra ad oggi. Chiunque abbia onestà intellettuale non può che rispondere negativamente a questo interrogativo: è impensabile che il Conte bis, variamente rabberciato e rimpastato, sia all'altezza della sfida. Chi dovesse avallare questo stato di cose, nessun livello istituzionale escluso, ne sarà o ne sarebbe corresponsabile. E servirà a poco far filtrare veline su un Quirinale in preda all'ansia e all'inquietudine: categorie psicologiche che non cancellano la responsabilità politica e istituzionale di aver dato copertura a Conte, anche troppo a lungo.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)