2024-08-31
La maggioranza ritrova l’armonia ma con il giallo del comunicato
Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani (Ansa)
Meloni, Salvini, Tajani e Lupi ribadiscono la compattezza del centrodestra: «Rinnovato il patto di coalizione». Dalla versione definitiva della nota salta una frase sull’uso delle armi nel Kursk. Il leghista: «Scelta stilistica».L’esecutivo deve sostituire Fitto: l’ipotesi più accreditata è quella di affidare il piano a funzionari in modo transitorio in attesa di trovare un nome lontano dai partiti.Lo speciale contiene due articoli.Il tanto atteso vertice del centrodestra che si è svolto ieri a Palazzo Chigi prima del Consiglio dei ministri fa registrare una compattezza granitica della maggioranza dopo le polemiche incrociate tra Lega e Forza Italia sullo ius scholae e sulla Autonomia, ma finisce per scatenare un caso che riguarda la politica estera. Piena unità di intenti su tutte le questioni aperte, dunque, a partire dalla elaborazione della legge di bilancio. Il giallo riguarda invece il consueto comunicato stampa che viene diffuso al termine delle riunioni di maggioranza: quella di ieri mattina a Palazzo Chigi inizia alle 11.10 e vede riuniti Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. La discussione dura circa tre ore, poi inizia il cdm, che si svolge, a quanto apprende La Verità da fonti dirette, in un clima di massima serenità. Intorno alle 15, l’ufficio stampa della Lega diffonde un comunicato congiunto che sancisce la ritrovata (se mai fosse stata veramente smarrita) armonia della maggioranza: «I leader», recita la nota, «hanno rinnovato il patto di coalizione, garanzia di efficacia e concretezza dell’azione di governo. Un bilancio positivo sostenuto da dati macroeconomici incoraggianti, a partire dal buon andamento della crescita dell’occupazione. È stata ribadita l’unità della coalizione», prosegue il comunicato, «e sono determinati a continuare il lavoro avviato per tutta la legislatura, portando a compimento le riforme messe in cantiere e attuando il programma votato dai cittadini. Anche per questo la prossima legge di bilancio, come le precedenti, sarà seria ed equilibrata, e confermerà alcune priorità come la riduzione delle tasse, il sostegno a giovani, famiglie e natalità, e interventi per le imprese che assumono. Totale sintonia su tutti i dossier, a partire dalla politica estera. Soddisfazione per la rinnovata autorevolezza e affidabilità dell’Italia nello scenario globale», si sottolinea ancora nel comunicato congiunto, «come ribadito anche dal successo della presidenza italiana del G7, e condivisione sulla crisi in Medio Oriente e sulla posizione del governo italiano relativamente alla guerra in Ucraina, con appoggio a Kiev ma contrari a ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini». Passano pochi minuti e il comunicato viene cancellato e sostituito da un altro, diramato poi anche da Palazzo Chigi e da Fdi, nel quale la frase «con appoggio a Kiev ma contrari a ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini» non c’è più. Matteo Salvini precisa subito che «il testo (inviato per errore ma subito corretto) è stato modificato in pieno accordo con tutti gli altri leader solo per scelta stilistica e non di contenuto. Si tratta di un semplice errore, non c’è alcun problema o caso nella maggioranza», aggiunge Salvini, «abbiamo ribadito la linea del governo che la Lega ha sempre sostenuto». Del resto, pensare a qualcosa di diverso da un errore materiale, che può capitare a tutti, e in particolare a chi lavora con ritmi frenetici, è veramente difficile, considerato che i comunicati congiunti per definizione devono essere approvati da tutti i leader prima di essere diffusi alla stampa. Prima dell’inizio dei lavori del cdm, Giorgia Meloni rivolge ai ministri un discorso appassionato, con un passaggio importante sulla legge di bilancio: «Sarà una legge di bilancio», sottolinea, «ispirata, come quelle precedenti, al buon senso e alla serietà. La stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita e non tornerà fin quando ci saremo noi al governo. Tutte le risorse disponibili devono a mio avviso continuare a essere concentrate nel sostegno alle imprese che assumono e che creano posti di lavoro e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie, con la solita attenzione particolare a quelle con bambini. Ricordo che la manovra è ancora da scrivere e per questo consiglio grande prudenza nel commentare misure e interventi di cui ha parlato finora la stampa ma che non sono mai neanche state proposte. E, per carità, accade prima di ogni legge di bilancio che si scrivano cose non vere, quello che mi colpisce è che se ne continui a parlare anche dopo che le notizie vengono smentite dai diretti interessati, come nel caso dell’assegno unico. Voglio essere chiarissima su questo punto: fin quando ci sarà questo governo», puntualizza il presidente del Consiglio, «le famiglie italiane non avranno nulla da temere. Se c’è qualcuno che vorrebbe far saltare l’assegno unico, non è certo questo governo di centrodestra (che anzi lo ha aumentato e ne ha corretto alcune criticità), ma qualche zelante funzionario europeo che ha aperto una procedura di infrazione e ha chiesto all’Italia di cancellare il requisito della residenza in Italia per i percettori dell’assegno non lavoratori, il requisito della durata del rapporto di lavoro (attualmente di almeno sei mesi) e addirittura di riconoscere l’assegno anche a chi ha figli residenti all’estero. Modifiche folli, ingiuste per le famiglie italiane e insostenibili per l’equilibrio dei conti dello Stato».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/centrodestra-accordo-2669105923.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ipotesi-ministro-tecnico-per-il-pnrr" data-post-id="2669105923" data-published-at="1725050970" data-use-pagination="False"> Ipotesi ministro tecnico per il Pnrr Giorgia Meloni ufficializza in Consiglio dei ministri la designazione del ministro come commissario Ue Raffaele Fitto usando parole di grande stima: «La nostra scelta», dice, «ricade su una persona che ha una grandissima esperienza e che ha saputo governare le deleghe che gli sono state affidate in questo governo con ottimi risultati: il ministro Raffaele Fitto. Comunicherò alla presidente Von der Leyen il nome e chiedo a tutti di rivolgere un applauso e un grande in bocca al lupo a Raffaele, che avrà davanti un compito estremamente complesso e allo stesso tempo entusiasmante. È una scelta dolorosa per me, credo anche per lui, e per il governo, ma è una scelta necessaria». Non sono parole di circostanza, quelle della Meloni. La Verità infatti può confermare con certezza che Raffaele Fitto è stato tra i più apprezzati, se non il più apprezzato in assoluto, a Palazzo Chigi. Silenzioso, discreto, mai una polemica, mai una parola fuori posto, Fitto ha portato avanti il suo lavoro sul Pnrr con un impegno incessante dal punto di vista della qualità e inappuntabile per quel che riguarda la qualità, riuscendo a portare in Italia senza problemi le decine di miliardi del Pnrr e facendosi apprezzare dalla Commissione europea per lo stile, il garbo, la competenza. Talmente prezioso, il lavoro di Fitto, che ora non sarà facile individuare la personalità da nominare al suo posto, quello di ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr. A quanto ci risulta, la soluzione potrebbe essere quella di individuare un tecnico di area al quale affidare le deleghe di Fitto, una figura non espressione diretta di un partito, per non aprire il balletto di rivendicazioni delle diverse forze politiche che compongono la maggioranza. Chi conosce i meccanismi della politica infatti sa bene che spesso e volentieri la sostituzione obbligata di un ministro scatena bramosie e appetiti, e apre le porte al canonico dibattito sul «rimpasto»: non manca mai chi sostiene che una volta che si deve cambiare un componente del cdm, si può mettere in discussione anche l’operato di altri colleghi. In ogni caso, la scelta del successore di Fitto avverrà senza nessuna fretta: per le prossime settimane l’iter del Pnrr verrà gestito dai tecnici del ministero, in stretto coordinamento con Palazzo Chigi. A proposito di Palazzo Chigi: sembra remota la possibilità che la pratica Pnrr venga affidata a un sottosegretario alla presidenza del Consiglio. È circolato il nome di Alfredo Mantovano, ma a quanto ci risulta le responsabilità e gli impegni dell’ex magistrato nella sua funzione sono talmente onerosi da non permettergli di dedicarsi a un dossier così complesso. Già oberato di lavoro, Mantovano dovrebbe sostanzialmente sdoppiarsi in due per poter seguire anche il Pnrr. Da scartare, a quanto ci risulta, anche la prospettiva di «promuovere» a ministro uno dei sottosegretari di altri ministeri. Quindi, come dicevamo, la soluzione dovrebbe essere in due fasi: una transitoria nella quale si andrà avanti con la macchina del ministero, già abbondantemente rodata, e del resto nessuno potrà impedire a Fitto di dare qualche consiglio in caso di necessità; nel contempo si cercherà di individuare una figura dotata delle competenze necessarie per andare a ricoprire il ruolo che è stato del neo commissario europeo.
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