2025-06-25
Centri islamici si camuffano da onlus per arraffare i fondi del 5 per mille
Non potendo accedere ai finanziamenti previsti per le religioni, le associazioni musulmane bypassano regole e problema. I soldi, così, finiscono a realtà che possono aver legami con i movimenti più radicali.In Italia è facile finanziare la galassia islamica con il 5 per mille. Laddove galassia significa cultura e religione ma anche attività più pericolosamente radicali. Basta andare sul sito dell’Agenzia delle entrate e scegliere se destinare la propria quota all’associazione culturale islamica di Frosinone, alla onlus musulmana di Biella. In provincia di Pistoia c’è solo l’imbarazzo della scelta fra centro culturale di Agliana, di Monsummano Terme e di Quarrata. Si fanno pure concorrenza, almeno all’apparenza. Nello specchietto c’è ogni riferimento, compreso il codice fiscale.Tutto legale ma anche tutto singolare, perché luoghi di proselitismo spesso abusivi che supportano valori incompatibili con le leggi italiane ed europee (rispetto della condizione femminile e delle minoranze) diventano terminali di beneficenza e donazioni in concorrenza con tutti gli altri tipi di onlus. Non potendo accedere all’8 per mille in mancanza di un accordo di tipo governativo, queste associazioni bypassano il blocco con l’astuto sistema. Il tema è diventato argomento di discussione al Parlamento europeo, dove la Lega ha depositato un’interrogazione per chiedere se «in questi luoghi di culto islamici mascherati da centri culturali non vengano eluse le regole».Le associazioni islamiche che chiedono il 5 per mille nel Cud o nel 730 fanno capo a Islamic Relief (Ir) Italia, un network internazionale impegnato da 40 anni nella cooperazione umanitaria, presente in 40 Paesi del mondo con progetti di sostegno alle fasce più povere. Ma nel 2014 un’inchiesta del Daily Telegraph mette in allarme Londra: il giornale accusa Ir di avere legami con i Fratelli musulmani e con Hamas. Allora il governo britannico revoca i fondi pubblici per «l’incapacità dell’ente di fornire certezze sulla non presenza di estremisti». In molti Paesi del mondo l’operatività dell’Ong islamica è fortemente limitata con accuse di alimentare «terrorismo e separatismo».La battaglia della Lega a Bruxelles è portata avanti da Susanna Ceccardi, che sottolinea come sia «gravissimo che in Italia ci siano centri culturali islamici - che di culturale hanno ben poco - che accedono ai fondi del 5 per mille. Sotto le mentite spoglie di associazioni culturali queste realtà spesso svolgono, di fatto, attività religiose continuative come la predicazione, il culto e il proselitismo, diventando veri e propri luoghi di diffusione del pensiero dell’islam politico. Parliamo di strutture», continua Ceccardi, «che non sono soggette ad alcun accordo con lo Stato italiano e, per questo motivo, non hanno accesso all’8 per mille, ma che, utilizzando questa scorciatoia, riescono comunque a ottenere contributi, di fatto bypassando la normativa nazionale in materia di rapporti fra Stato e confessioni religiose. Si tratta di una palese elusione delle regole».L’interrogazione alla Commissione europea prende corpo da un altro timore, ovvero che le associazioni foraggiate in Italia abbiano legami diretti o indiretti con regimi stranieri e finiscano per propugnare ideologie incompatibili con i valori fondamentali della civiltà europea come l’uguaglianza di genere, la libertà religiosa, il rispetto dei diritti dei minori e delle minoranze. Di questi tempi la prudenza è regina e i controlli diventano fondamentali. Non più tardi di un mese fa, un dossier del ministero dell’Interno francese, pubblicato da Le Figaro, ha infatti evidenziato come l’islamismo politico sia ormai radicato con reti tentacolari, organizzazioni segrete, quartieri islamizzati.È l’esempio plastico di una «sharia friendly» costruita sull’indifferenza (quando non sull’imbelle immobilismo delle istituzioni) con un progetto dettagliato di reclutamento e finanziamento al fine di replicare uno Stato islamico nell’Europa occidentale. Praticamente il peggior incubo dello scrittore Michel Houellebecq, che all’argomento ha dedicato il profetico Sottomissione. Lo scoop ha costretto il presidente francese Emmanuel Macron a convocare il Consiglio di Difesa e a mettere al centro dell’attenzione i Fratelli musulmani, capaci di lavorare in modo sotterraneo per creare un contesto favorevole e radicarsi in almeno 20 dipartimenti francesi. Un sondaggio ha evidenziato come l’88% dei francesi sia favorevole alla messa fuori legge dei Fratelli musulmani, già al bando in numerosi paesi del mondo. Ovviamente in questo caso non si tratta di puntare il dito contro realtà legittime, ma di sottolineare l’importanza dei filtri istituzionali a ogni livello per distinguere ciò che è lecito da ciò che non lo è. E il 5 per mille è una fonte sicura di finanziamento per molteplici attività, dalle più nobili alle più discutibili. Conclude l’europarlamentare Ceccardi: «Lo ripetiamo da anni, l’islam non è solo una religione ma anche un’ideologia politica. E non possiamo accettare che, nel nome di una falsa integrazione, si continui a finanziare l’islamizzazione strisciante del nostro Paese con i soldi dei contribuenti».
Marco Risi (Getty Images)
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)