2020-04-16
Centinaia di contagi e sommosse. Alla fine è esplosa la bomba migranti
In un hotel di Verona che ospita richiedenti asilo trovati 100 positivi su 140. Molti lavorano e sono usciti dalla struttura. A Torre Maura scoppia la rivolta degli stranieri che non vogliono rispettare l'isolamento.Negli ultimi giorni il governo si è dato molto da fare per trovare una sistemazione alle centinaia di immigrati che hanno ricominciato a sbarcare sulle coste italiane. Alcuni, come sappiamo, faranno la quarantena a bordo di una motonave privata il cui mantenimento potrebbe arrivare a costarci anche 1 milione di euro ogni due settimane. Altri, invece, dovranno essere smistati in varie strutture sul territorio poiché i centri di accoglienza già esistenti non possono garantire i necessari standard di sicurezza. Il Viminale ha perciò sollecitato le Prefetture a emettere nuovi bandi affinché si facciano avanti albergatori disponibili ad accettare gli stranieri nelle proprie stanze, proprio come ai bei tempi dell'invasione di massa. In una situazione di emergenza sanitaria che costringe gli italiani alla reclusione e che per essere superata impone il distanziamento forzato, il buon senso suggerirebbe di trovare un modo per fermare gli sbarchi. Non solo: sarebbe opportuno che l'Unione Europea si destasse dal torpore e si accordasse per una giusta ripartizione delle persone già approdate. Lo hanno chiesto ieri, tramite una interrogazione alla Commissione europea, le eurodeputate leghiste Annalisa Tardino e Francesca Donato. «In un momento così grave, in cui chiediamo sacrifici ai nostri cittadini e il rispetto di rigide regole per contenere il contagio da coronavirus, non possiamo consentire lo sbarco a centinaia di persone provenienti dall'Africa», hanno spiegato. E hanno fatto esplicita richiesta all'Ue di «intervenire con urgenza affinché i migranti soccorsi da Ong battenti bandiera di altri Stati vengano trasferiti negli Stati di riferimento o in altri Stati membri, attraverso specifici corridoi sanitari». Inoltre, le eurodeputate leghiste hanno invocato l'istituzione immediata di un «blocco navale al largo della Libia». È facile immaginare che non saranno ascoltate. Del resto il governo italiano è il primo ad aver deciso di muoversi in autonomia, garantendo l'accoglienza a chiunque, anche se sotto mentite spoglie. Purtroppo - come avevamo previsto - i problemi non hanno tardato a manifestarsi. La bomba migratoria, alla fine, è deflagrata. Di contagi nei centri di accoglienza ne avevamo già contati alcuni nelle scorse settimane. Non sappiamo però quanti positivi ci siano attualmente nelle varie strutture sparse in giro per la Penisola. Sappiamo soltanto che, laddove i tamponi sono stati eseguiti, sono emersi dati sconvolgenti. Ieri L'Arena di Verona ha raccontato quanto accaduto all'hotel Monaco, in via Torricelli. Una decina di giorni fa uno dei migranti ospiti dell'albergo, un pakistano, ha dato segni di malessere: i sintomi del virus erano piuttosto evidenti, e i controlli hanno confermato la positività. Subito sono scattate le misure di sicurezza: isolamento degli altri migranti, tamponi a tappeto (agli ospiti e agli operatori), schieramento di polizia e carabinieri fuori dall'edificio per impedire l'uscita dei potenziali infetti. Su 140 migranti presenti nella struttura, ben 100 sono risultati positivi. «Dei positivi accertati», riporta il sito Veronasera.it, «solo una minima parte - si contano sul palmo di una mano - avrebbe sviluppato sintomi e comunque non gravi, si tratterebbe infatti di semplici stati febbrili». Quest'ultimo particolare non è irrilevante: i migranti presenti sul suolo italiano sono per lo più giovani e in buone condizioni di salute. La probabilità che fra loro ci siano positivi asintomatici o paucisintomatici, dunque, aumenta. Meglio per i diretti interessati, ma peggio per tutti gli altri, a partire da chi lavora nei centri di accoglienza. Altro problema non secondario: i richiedenti asilo possono lavorare (molti sono impiegati come rider). Quindi entrano ed escono dalle strutture, vengono in contatto con altre persone: quanto possono contribuire alla diffusione dell'epidemia? Non è finita. I migranti che, pur positivi, si sentono comunque bene, non sono molto favorevoli all'idea di restarsene in quarantena. A Verona molti premono per uscire, a partire da quelli che sono risultati negativi al tampone. Ma, a questo proposito, la situazione più emblematica è senz'altro quella del centro di accoglienza di Torre Maura, a Roma, in via Codirossoni. La scorsa settimana all'interno della struttura sono stati individuati alcuni contagiati, motivo per cui sono scattate le misure di sicurezza. Solo che i migranti presenti all'interno non hanno gradito molto la reclusione e martedì hanno messo in scena una simpatica rivolta. Dopo giorni di proteste e tentativi di fuga, i gentili ospiti hanno appiccato un incendio all'interno del centro, bruciando materassi e lenzuola. Poi hanno tentato di uscire spaccando i vetri delle finestre, tanto che uno straniero è rimasto ferito a una gamba ed è stato portato di corsa all'ospedale. Per sedare la sommossa, oltre ai vigili del fuoco, sono dovuti intervenire carabinieri e polizia. Questi sono i risultati di una politica scriteriata che, da un lato, dà la caccia con i droni agli italiani che escono a corricchiare e, dall'altro, continua a tenere aperte le frontiere per chiunque arrivi dal mare. Quanti positivi ci sono nelle strutture di tutta Italia? Quanti di loro escono per lavorare o gironzolare? E quanti accetteranno una eventuale quarantena? Di fronte a tutte queste domande, la risposta fornita dal governo è una sola: tutti dentro, e maggiori spesi per l'accoglienza a carico dei cittadini.
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