2025-02-25
Rimandato il Cbam. Prevista anche l’esenzione per i piccoli importatori. Il nostro Paese segna una prima vittoria.Domani a Bruxelles sarà reso noto il pacchetto Omnibus, un provvedimento con il quale la Commissione aggiusterà il tiro su alcune tra le più controverse normative partorite nella precedente legislatura europea. Tra queste, anche il meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (Cbam), che sarà rivisto. In particolare, si va verso il rinvio di un anno per l’effettivo avvio del dispositivo, che scatterà quindi dal 2027 per le emissioni del 2026. Inoltre, l’Omnibus, che sarà presentato domani assieme al Clean industrial deal dai due commissari europei competenti Teresa Ribera e Stéphane Séjourné, esenterà dagli obblighi sul Cbam i piccoli importatori di merci.Il testo, ancora in bozza, crea uno status di piccolo importatore esente dall’acquisto di certificati Cbam. Con l’eccezione di elettricità e idrogeno, saranno esenti gli importatori che non superano la soglia annuale di 100 tonnellate equivalenti di CO2 importata nell’Unione europea e, più rilevante, la soglia di 50 tonnellate di massa dei prodotti importati. In questo modo la Commissione ritiene che saranno esentati circa l’80% degli importatori, poiché la Commissione stessa si è accorta che il 97% delle emissioni contenute nei prodotti che arrivano dall’estero ricade nell’attività di solo il 20% degli importatori.L’Omnibus prevede inoltre semplificazioni destinate agli importatori al di sopra della soglia e dà la possibilità di delegare gli obblighi di segnalazione a terze parti. Ci saranno però sanzioni più severe in caso di mancato adempimento.Il Cbam riguarda le importazioni di elettricità e idrogeno (per i quali non si applica la soglia in termini di massa), ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti e cemento. Il prezzo 2027 dei certificati Cbam per coprire le emissioni da beni importati nell’Ue nel 2026 dovrebbe riflettere il prezzo delle quote Eu Ets del 2026. L’attuale parametro di riferimento Eua quotava ieri 73,90 euro a tonnellata. Occorrerà ora capire se questo rinvio influenzerà anche la graduale eliminazione delle assegnazioni gratuite di permessi a emettere nel sistema Ets dell’Ue, che dovrebbero sparire nel 2034 secondo una certa traiettoria annuale.Lo slittamento e l’ammorbidimento dell’onere burocratico per i piccoli importatori rappresentano una piccola conquista messa a segno dal governo italiano, che lo scorso dicembre aveva presentato alle istituzioni europee un documento (cosiddetto non paper) relativo alla revisione del Cbam. Nel documento, sottoscritto anche da Austria, Bulgaria e Polonia, l’Italia chiedeva innanzitutto l’alleggerimento degli oneri burocratici, cosa di cui la bozza di provvedimento Omnibus terrà conto. Al punto da sollevare completamente dagli obblighi circa l’80% degli importatori. Era stato sempre il ministro italiano Adolfo Urso a prendere una posizione comune con il ministro francese Marc Ferracci sul tema della revisione del Cbam lo scorso 11 febbraio a margine del vertice sull’Intelligenza artificiale.L’alleggerimento burocratico per i piccoli importatori e il rinvio di un anno nell’applicazione concreta del Cbam sono un passo avanti, ma nella sostanza, comunque, il Cbam resta dov’è. La Commissione ha presentato nei giorni scorsi un piano di lavoro che prevede obiettivi concreti di semplificazione, considerato che gli eccessivi oneri burocratici sono indicati da molti (tra cui Mario Draghi) come uno dei maggiori freni alla competitività dell’Unione europea. Il provvedimento Omnibus è stato concepito proprio in questo senso. Peccato però che si tratti di una semplificazione a opera degli stessi che hanno complicato in precedenza. L’operazione condotta dalla Commissione è stata prima quella di inserire oneri burocratici che hanno complicato la vita delle imprese, poi di intervenire alleggerendo parte di questi. L’effetto netto, però, è sempre di avere complicato, non certo di avere semplificato. Chiamare semplificazione una minore complicazione è un esercizio linguistico simile a quello che si fa sui sussidi ambientalmente dannosi, dove una accisa minore rispetto a un’altra viene chiamata sussidio. Fa tutto parte del repertorio Ue.La bozza di regolamento Omnibus contiene anche novità sulla due diligence in tema di sostenibilità delle imprese, la direttiva cosiddetta Csddd. La Commissione vuole eliminare le previsioni sulla responsabilità civile delle aziende a livello europeo e quelle sui ricorsi collettivi in tema di sostenibilità, per ridurre il rischio di contenzioso. Le aziende poi non dovrebbero più andare oltre il primo fornitore diretto nella loro analisi, mentre il monitoraggio dei fornitori dovrebbe avvenire solo ogni 5 anni e non più annualmente.Novità anche per la direttiva CSRD, quella sul reporting della sostenibilità aziendale. Questa sarebbe applicata allo stesso ambito della CSDDD, cioè alle aziende con più di 1.000 dipendenti e 450 milioni di euro di fatturato. Inoltre, scomparirebbe il principio della doppia materialità, che costringeva le aziende a riferire anche sul proprio impatto sull’ambiente. Ma il condizionale è obbligatorio, in questo momento. Domani sapremo.
Gertrude O'Brady.Il chiosco, s.d./LaM, Musée d’art moderne, d’art contemporain et d’art brut de Lille Métropole, Villeneuve d’Ascq© Philip Bernard
Dal Cubismo all’Art Brut, a Palazzo Zabarella di Padova in mostra (sino al 25 gennaio 2026) oltre 60 opere di 30 diversi artisti delle avanguardie del primo e del secondo dopoguerra, tutti provenienti dal LaM di Lille. Fra capolavori noti e meno conosciuti, anche cinque dipinti di Pablo Picasso e sei straordinarie tele di Amedeo Modigliani.
Susanna Tamaro (Getty Images)
La scrittrice Susanna Tamaro: «La società dimentica che la vita non ci appartiene, ma la morte non si affronta con le carte bollate. La lotta con il destino è essenziale perché dalla fragilità dell’esistenza è impossibile scappare».
Il punto di vista di Susanna Tamaro sul tempo presente è sempre originale. Nell’ultimo saggio, intitolato La via del cuore. Per ritrovare senso nella vita (Solferino), sulla scorta dell’inventore dell’etologia, Konrad Lorenz, utilizza le osservazioni sulla natura e gli animali per studiare la società contemporanea. A ben guardare, però, questo memoir può essere letto anche come una lunga preghiera per lo stato del pianeta. «È così», ammette la scrittrice, «non condivido la tendenza all’angelicazione dell’uomo o a vederlo come frutto dell’evoluzione».
Il principale operatore della rete elettrica nazionale registra ricavi pari a 2,88 miliardi (l’8,9% in più rispetto al 2024) e accelera nei progetti Tyrrhenian Link e Adriatic Link, al centro della strategia per la decarbonizzazione. Aumenta il peso delle rinnovabili.
Nei primi nove mesi del 2025 Terna, principale gestore della rete elettrica nazionale, ha consolidato la propria posizione strategica nel settore, segnando un’intensa crescita economico-finanziaria e un’accelerazione significativa degli investimenti a supporto della transizione energetica. Il consiglio di amministrazione, guidato da Igor De Biasio e con la presentazione dell’amministratore delegato Giuseppina Di Foggia, ha approvato risultati che provano la solidità del gruppo e il suo ruolo determinante nel percorso di decarbonizzazione del Paese.
Nel periodo gennaio-settembre, il fabbisogno elettrico italiano si è attestato a 233,3 terawattora (TWh), di cui circa il 42,7% è stato coperto da fonti rinnovabili. Tale quota conferma la crescente integrazione delle fonti green nel panorama energetico nazionale, un processo sostenuto dal potenziamento infrastrutturale e dagli avanzamenti tecnologici portati avanti da Terna.
Sul fronte economico, i ricavi del gruppo hanno raggiunto quota 2,88 miliardi di euro, con un incremento dell’8,9% rispetto agli stessi mesi del 2024. L’Ebitda, margine operativo lordo, ha superato i 2 miliardi (+7,1%), mentre l’utile netto si è attestato a 852,7 milioni di euro, in crescita del 4,9%. Risultati, questi, che illustrano non solo un miglioramento operativo, ma anche un’efficiente gestione finanziaria; il tutto, nonostante un lieve aumento degli oneri finanziari netti, transitati da 104,9 a 131,7 milioni di euro.
Elemento di rilievo sono gli investimenti, che hanno superato i 2 miliardi di euro (+22,9% rispetto ai primi nove mesi del 2024, quando il dato era di 1,7 miliardi), un impegno che riflette la volontà di Terna di rafforzare la rete di trasmissione e favorire l’efficienza e la sicurezza del sistema elettrico. Tra i principali progetti infrastrutturali si segnalano il Tyrrhenian Link, il collegamento sottomarino tra Campania, Sicilia e Sardegna, con una dotazione finanziaria complessiva di circa 3,7 miliardi di euro, il più esteso tra le opere in corso; l’Adriatic Link, elettrodotto sottomarino tra Marche e Abruzzo; e i lavori per la rete elettrica dedicata ai Giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano-Cortina 2026.
L’attenzione ai nuovi sistemi di accumulo elettrico ha trovato un momento chiave nell’asta Macse, il Meccanismo di approvvigionamento di capacità di stoccaggio, conclusosi con l’assegnazione totale della capacità richiesta, pari a 10 GWh, a prezzi molto più bassi del premio di riserva, un segnale di un mercato in forte crescita e di un interesse marcato verso le soluzioni di accumulo energetico che miglioreranno la sicurezza e contribuiranno alla riduzione della dipendenza da fonti fossili.
Sul piano organizzativo, Terna ha visto una crescita nel personale, con 6.922 dipendenti al 30 settembre (502 in più rispetto a fine 2024), necessari per sostenere la complessità delle attività e l’implementazione del Piano industriale 2024-2028. Inoltre, è stata perfezionata l’acquisizione di Rete 2 S.r.l. da Areti, che rafforza la presenza nella rete ad alta tensione dell’area metropolitana di Roma, ottimizzando l’integrazione e la gestione infrastrutturale.
Sotto il profilo finanziario, l’indebitamento netto è cresciuto a 11,67 miliardi di euro, per sostenere la spinta agli investimenti, ma è ben bilanciato da un patrimonio netto robusto di circa 7,77 miliardi di euro. Il consiglio ha confermato l’acconto sul dividendo 2025 pari a 11,92 centesimi di euro per azione, in linea con la politica di distribuzione che punta a coniugare remunerazione degli azionisti e sostenibilità finanziaria.
Da segnalare anche le iniziative di finanza sostenibile, con l’emissione di un Green Bond europeo da 750 milioni di euro, molto richiesto e con una cedola del 3%, che denuncia la forte attenzione agli investimenti a basso impatto ambientale. Terna ha inoltre sottoscritto accordi finanziari per 1,5 miliardi con istituzioni come la Banca europea per gli investimenti e Intesa Sanpaolo a supporto dell’Adriatic Link e altri progetti chiave.
L’innovazione tecnologica rappresenta un altro pilastro della strategia di Terna, con l’apertura dell’hub Terna innovation zone Adriatico ad Ascoli Piceno, dedicato alla collaborazione con startup, università e partner industriali per sviluppare soluzioni avanzate a favore della transizione energetica e della digitalizzazione della rete.
La solidità del piano industriale e la continuità degli investimenti nelle infrastrutture critiche e nelle tecnologie innovative pongono Terna in una posizione di vantaggio nel garantire il sostentamento energetico italiano, supportando la sicurezza, la sostenibilità e l’efficienza del sistema elettrico anche in contesti incerti, con potenziali tensioni commerciali e geopolitiche.
Il 2025 si chiuderà con previsioni di ricavi per oltre 4 miliardi di euro, Ebitda a 2,7 miliardi e utile netto superiore a un miliardo, fra conferme di leadership e rinnovate sfide da affrontare con competenza e visione strategica.
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Il presidente venezuelano Nicolas Maduro (Getty Images)
L’operazione Southern Spear lanciata da Washington fa salire il rischio di escalation. Maduro mobilita 200.000 militari, denuncia provocazioni Usa e chiede l’intervento dell’Onu, mentre l’opposizione parla di arruolamenti forzati e fuga imminente del regime.
Nel Mar dei Caraibi la tensione fra Venezuela e Stati Uniti resta altissima e Washington, per bocca del suo Segretario alla Guerra Pete Hegseth, ha appena lanciato l’operazione Southern Spear. Questa nuova azione militare è stata voluta per colpire quelli che l’amministrazione Trump ha definito come i narco-terroristi del continente sudamericano ed ha il dichiarato obiettivo di difendere gli Stati Uniti dall’invasione di droga portata avanti da questi alleati di Maduro. Intanto è stata colpita la 21ª imbarcazione, accusata di trasportare droga verso il territorio statunitense, facendo arrivare a circa 80 il numero delle vittime.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha ordinato alle forze armate di essere pronte ad un’eventuale invasione ed ha dispiegato oltre 200mila militari in tutti i luoghi chiave del suo paese. il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez sta guidando personalmente questa mobilitazione generale orchestrata dalla Milizia Nazionale Bolivariana, i fedelissimi che stanno rastrellando Caracas e le principali città per arruolare nuove forze.
L’opposizione denuncia arruolamenti forzati anche fra i giovanissimi, soprattutto nelle baraccopoli intorno alla capitale, nel disperato tentativo di far credere che la cosiddetta «rivoluzione bolivariana», inventata dal predecessore di Maduro, Hugo Chavez, sia ancora in piedi. Proprio Maduro si è rivolto alla nazione dichiarando che il popolo venezuelano è pronto a combattere fino alla morte, ma allo stesso tempo ha lanciato un messaggio di pace nel continente proprio a Donald Trump.
Il presidente del Parlamento ha parlato di effetti devastanti ed ha accusato Washington di perseguire la forma massima di aggressione nella «vana speranza di un cambio di governo, scelto e voluto di cittadini». Caracas tramite il suo ambasciatore alle Nazioni Unite ha inviato una lettera al Segretario Generale António Guterres per chiedere una condanna esplicita delle azioni provocatorie statunitensi e il ritiro immediato delle forze Usa dai Caraibi.
Diversi media statunitensi hanno rivelato che il Tycoon americano sta pensando ad un’escalation con una vera operazione militare in Venezuela e nei primi incontri con i vertici militari sarebbe stata stilata anche una lista dei principali target da colpire come porti e aeroporti, ma soprattutto le sedi delle forze militari più fedeli a Maduro. Dal Pentagono non è arrivata nessuna conferma ufficiale e sembra che questo attacco non sia imminente, ma intanto in Venezuela sono arrivati da Mosca alcuni cargo con materiale strategico per rafforzare i sistemi di difesa anti-aerea Pantsir-S1 e batterie missilistiche Buk-M2E.
Dalle immagini satellitari si vede che l’area della capitale e le regioni di Apure e Cojedes, sedi delle forze maduriste, sono state fortemente rinforzate dopo che il presidente ha promulgato la legge sul Comando per la difesa integrale della nazione per la salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale. In uno dei tanti discorsi alla televisione nazionale il leader venezuelano ha spiegato che vuole che le forze armate proteggano tutte le infrastrutture essenziali.
Nel piano presentato dal suo fedelissimo ministro della Difesa l’esercito, la polizia ed anche i paramilitari dovranno essere pronti ad una resistenza prolungata, trasformando la guerra in guerriglia. Una forza di resistenza che dovrebbe rendere impossibile governare il paese colpendo tutti i suoi punti nevralgici e generando il caos.
Una prospettiva evidentemente propagandistica perché come racconta la leader dell’opposizione Delsa Solorzano «nessuno è disposto a combattere per Maduro, tranne i suoi complici nel crimine. Noi siamo pronti ad una transizione ordinata, pacifica e che riporti il Venezuela nel posto che merita, dopo anni di buio e terrore.»
Una resistenza in cui non sembra davvero credere nessuno perché Nicolas Maduro, la sua famiglia e diversi membri del suo governo, avrebbero un piano di fuga nella vicina Cuba per poi probabilmente raggiungere Mosca come ha già fatto l’ex presidente siriano Assad.
Intanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso preoccupazione per i cittadini italiani detenuti nelle carceri del Paese, sottolineando l’impegno della Farnesina per scarcerarli al più presto, compreso Alberto Trentini, arrestato oltre un anno fa.
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