2024-08-10
Causa contro il colosso degli aborti che si è buttato sui cambi di sesso
Planned parenthood è diventata leader pure nella fornitura di ormoni: almeno 40.000 persone, spesso giovanissime, nel 2024 hanno già chiesto il servizio. Una di loro, pentita, ora si è rivolta al tribunale.Non si può dire che negli ultimi anni le cose per Planned parenthood - la più antica e potente struttura fornitrice di servizi di aborto, contraccezione, assistenza riproduttiva ed educazione sessuale degli Stati Uniti (e forse del mondo) - siano andate troppo male. Dai primi anni Duemila a oggi il numero di aborti registrati è in costante crescita, anche grazie alla promozione massiccia della pillola abortiva portata avanti dalla compagnia. Una indagine svolta dalla Heritage foundation nel 2020 ha mostrato che l’organizzazione aveva «raddoppiato sia il suo patrimonio netto che i finanziamenti governativi dal 2006. Nello stesso periodo, i finanziamenti da fonti private sono triplicati». E mentre il comparto abortivo cresceva, gli altri servizi forniti dalle cliniche calavano: «Il declino a lungo termine dei servizi sanitari effettivi di Planned parenthood, come i Pap test, è impressionante», scriveva nel 2022 la ricercatrice Melanie Israel. «Il Charlotte Lozier institute, un’organizzazione di ricerca pro life, nota che dal 2010, i servizi totali di screening e prevenzione del cancro sono diminuiti del 74%, i servizi prenatali sono diminuiti del 72% e i servizi contraccettivi sono diminuiti del 41%».Giusto per dare una idea citiamo qualche dato reso disponibile nel 2022: «Dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2021, Planned parenthood ha dichiarato: oltre 2,1 miliardi di dollari di patrimonio netto, in aumento rispetto ai 2 miliardi di dollari dell’anno precedente. 633,4 milioni di dollari di finanziamenti governativi, in aumento rispetto ai 618,1 milioni di dollari dell’anno precedente. Il fatturato totale è rimasto stabile a circa 1,7 miliardi di dollari, rispetto ai 1,6 miliardi di dollari dell’anno precedente». Tolte le spese, significa che in quel periodo Planned parenthood ha incassato 133,7 milioni di dollari, segnando una crescita notevole rispetto ai 69,7 milioni di dollari dell’anno precedente. In più, ha raccolto 597,3 milioni di dollari di finanziamenti privati, in aumento rispetto ai 510 milioni di dollari dell’anno precedente. A quanto pare, tuttavia, questi introiti non sono ancora sufficienti. E certo l’inverno demografico non è una gran bella notizia per chi campa grazie agli aborti. Ecco allora che Planned parenthood è entrata con prepotenza in un nuovo segmento di mercato: il cambiamento di sesso. Come riporta il Daily Mail, «negli ultimi anni l’organizzazione è diventata anche un fornitore leader di ormoni per la transizione di genere per i giovani adulti, offrendo il servizio in oltre 400 sedi. Almeno 40.000 pazienti si sono rivolti a Planned parenthood per il trattamento ormonale quest’anno».Stando ai dati raccolti dal quotidiano online The Free Press, il numero di persone che si sono rivolte all’organizzazione per cambiare sesso «è aumentato di dieci volte dal 2017. La percentuale più grande, circa il 40 percento, era composta da ragazzi tra i 18 e i 22 anni».Il problema vero è che quando un trattamento sanitario diventa un gustoso business, diviene forte il rischio che qualcuno tenda ad approfittarne. Più trattamenti vogliono dire più soldi che entrano, e non serve pensare troppo male per immaginare che in certi frangenti la salute passi in secondo piano rispetto agli introiti. Sarà un tribunale a stabilire se questo è il caso di Cristina Hineman, ventenne americana che ha intentato una causa contro Planned parenthood, accusando l’organizzazione di averla avviata troppo velocemente alla transizione di genere. Come riporta il New York Post, «Hineman sostiene di aver ricevuto una prescrizione di testosterone in seguito a una consulenza di 30 minuti con una sanitaria specializzata, dopo essere stata sottoposta al lavaggio del cervello da parte di alcuni youtuber».Cristina ha iniziato il percorso per cambiare sesso ad appena 18 anni. Si è presentata in una clinica di Planned parenthood a Hudson, New York, nel novembre 2021, e in un lampo - così racconta - le hanno prescritto gli ormoni di cui ora subisce ancora gli effetti permanenti «tra cui peli sul dorso delle mani e sul viso. Il suo clitoride si è ingrossato in modo permanente». Il percorso è poi proseguito nel modo consueto, fino alla mastectomia. A quel punto, però, Cristina ha cominciato a capire che quella su cui la avevano avviata non era la sua strada. Certo, si potrebbe obiettare che era maggiorenne, che ha firmato i moduli per il consenso alla terapia mascolinizzante, che ha dato il via a tutto lei stessa e nessuno l’ha obbligata. C’è solo un piccolo problema: nella fretta di farle «affermare» il suo vero sesso, gli specialisti della Planned parenthood non hanno tenuto conto di un particolare. «Prima della consulenza, Hineman afferma di aver sofferto di vari problemi di salute mentale, tra cui autolesionismo, depressione e ansia. Soffre anche di autismo», spiega il Daily Mail. A The Free Press Cristina ha raccontato «che la pandemia di Covid-19 e l’isolamento hanno esacerbato i suoi problemi e che gli youtuber che seguiva all’epoca l’hanno convinta che il suo problema fosse il genere».Le sue parole colpiscono parecchio. La ragazza resta convinta che ciascuno debba seguire il sentiero che desidera. Ma aggiunge una riflessione: «Se soffri di una malattia mentale che ti annebbia la vista, o sei così disinformato su cosa significhi la disforia di genere, allora non puoi acconsentire a trattamenti così invasivi».Il nodo della questione è tutto qui. Nessuno vuole impedire a chicchessia di essere felice o di ottenere ciò che più desidera. Ma il cosiddetto approccio affermativo, la pessima tendenza a mescolare scienza e politica, disagio e diritto e, non ultimo, il grosso giro di affari sviluppatosi attorno al gender rendono l’intera questione opaca, e pericolosa. In nome dell’ideologia e dei soldi si spingono troppo velocemente persone molto giovani o molto fragili verso terapie ormonali di cui si sa pochissimo e soluzioni chirurgiche di fatto irreversibili. E se a un certo punto qualcuno cambia idea, è sempre troppo tardi.
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