2019-04-24
«Cattolico di m...» e l’africano lo accoltella
A Roma, un clochard marocchino tenta di sgozzare un georgiano perché porta il crocifisso al collo. Dopo l'aggressione, avvenuta a Termini la vigilia di Pasqua, l'uomo è stato arrestato per tentato omicidio. Per la Procura c'è l'aggravante dell'«odio religioso».Matteo Salvini convoca un summit sul terrorismo. E non raccoglie la polemica sugli irregolari: «Se i grillini hanno idee lo dicano».Lo speciale contiene due articoli.Lo ha preso di mira mentre era sull'autobus affollato. Lo ha squadrato per bene per essere sicuro che si trattasse di un italiano e, soprattutto di un cattolico. Ha visto la sua croce al collo e gli è bastato per lanciarsi su di lui come una furia pronto a sgozzarlo in mezzo a tutti al grido di «Italiano cattolico di merda». Si intravede negli episodi di cronaca di questi giorni l'odio che l'islam radicalizzato cova sotto la cenere, anche nel nostro Paese. La vigilia di Pasqua, nei pressi della stazione Termini, un marocchino di 37 anni ha inseguito e aggredito un georgiano di 44 anni, scambiandolo per un italiano e, soprattutto, perché al collo portava una croce. Un episodio inquietante, avvenuto non in un giorno qualunque, ma alla vigilia di Pasqua e non in una città qualunque, ma a Roma. L'aggressore nel pomeriggio di sabato si trovava su un bus diretto alla stazione Termini, quando, probabilmente, in preda a un sentimento di rivalsa verso gli infedeli, ha individuato la sua vittima. Un uomo bianco, all'apparenza italiano che portava al collo ben visibile una catenina con il crocifisso. Prima ha tentato di scatenare una rissa sul bus aggredendolo verbalmente, poi ha atteso che scendesse dal mezzo e lo ha aggredito alle spalle con un coltello, puntando diretto alla gola. Solo grazie alla prontezza della vittima e all'attenzione di chi si trovava a pochi passi, l'aggressione non è finita in tragedia. Il fendente alla gola ha provocato lesioni, ma non gravi, l'accoltellatore ha cercato di darsi alla fuga ma è stato fermato da un poliziotto, poco più in là. La vittima, un cittadino georgiano senza fissa dimora, è stata accompagnata in ospedale, dove dovrà rimanere per tre settimane. Sono stati i testimoni a raccontare nel dettaglio la scena: «Il marocchino ha assalito l'uomo e ha tentato di sgozzarlo con un coltello da cucina senza fortunatamente riuscirci», hanno raccontato. «Ha gridato “Italiano cattolico di merda" e poi lo ha colpito alla gola, con una violenza tale che avrebbe potuto ucciderlo». Tutto si è svolto in pochi istanti, raccontano ancora i testimoni: «Il georgiano è sceso dal bus e si stava dirigendo verso la stazione della metro in piazza dei Cinquecento dal lato di via Giolitti quando il marocchino lo ha raggiunto e lo ha aggredito. Poi è scappato in direzione di via Cavour».L'arma, un coltellaccio da cucina, è stata sequestrata dagli agenti del commissariato Viminale che, pochi istanti dopo l'aggressione, hanno bloccato e arrestato il marocchino. «È stato trasferito in carcere e arrestato per tentato omicidio con l'aggravante dell'odio religioso». È questa al momento l'accusa ipotizzata dai pm della Procura di Roma, una formula che dovrebbe mettere a tacere i buonisti a oltranza che vorrebbero ridurre l'accaduto a una banale litigata tra senzatetto. Anche perché non si tratta di un episodio isolato. Qualche giorno fa, a Torino, un senegalese di 26 anni, con la bellezza di due decreti d'espulsione alle spalle, aveva aggredito due poliziotti e una guardia giurata con una sbarra di ferro dandosi poi alla fuga. Durante l'assalto, messo in atto in pieno pomeriggio, nei pressi di un supermercato, l'uomo gridava «Allah Akbar». La polizia è riuscita a fermarlo dopo una violenta colluttazione e, nonostante fossero in due, per gli agenti non è stato semplice immobilizzare il malvivente: uno è stato ferito alla testa, l'altro alla mano. Portato in questura, il senegalese è stato accusato di tentato omicidio. Lo scorso 5 aprile, Bellal Badr, un rapinatore seriale di 23 anni è stato raggiunto da un provvedimento di sorveglianza speciale che si attiverà al termine della sua condanna, prevista per settembre 2019, perché ritenuto «a rischio di radicalizzazione». Lo scorso settembre si era attardato nel cortile dell'istituto al momento del rientro dall'ora d'aria e quando la guardia gli si è avvicinato lo ha colpito con un pugno e ferito al volto con una lametta. Il giorno successivo ha tentato di creare una rissa dando fuoco ad alcuni stracci e urlando: «Italiani di merda. questa è la considerazione che avete di noi? Vi ammazzo tutti, sono nato martire e morirò martire. Allah Akbar». Lo scorso 23 febbraio, inoltre, impossibile dimenticarlo, c'era stato il terribile omicidio ai Murazzi di Torino. Said Mechaquat, ventisettenne marocchino, ha ucciso Stefano Leo, 34 anni, commesso in un negozio di abbigliamento del centro storico di Torino, appassionato di filosofie orientali, con un fendente tirato con un coltello da cucina acquistato poco prima in un negozio. «Ho colpito un bianco, basandomi sul fatto ovvio che giovane e italiano avrebbe fatto scalpore», avrebbe detto Mechaquat ai carabinieri che lo interrogavano, «Mi bastava che fosse italiano, uno giovane, più o meno della mia età, che conoscono tutti quelli con cui va a scuola, si preoccupano tutti i genitori e così via. L'ho guardato ed ero sicuro che fosse italiano. Volevo togliergli tutte le promesse che aveva, dei figli, toglierlo ai suoi amici e parenti».
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)