2021-10-02
Catasto, cresce il fronte contro la riforma
Italia viva si unisce al centrodestra. La renziana Silvia Fregolent: «Prevedere la revisione degli estimi non evita il rischio di aumenti. È un vespaio, occorre prudenza». Perplessità grilline. Le due commissioni Finanze, in estate, avevano deciso di escludere il tema.La notizia è arrivata nella parte finale della seconda puntata di Transatlantico, il nuovo talk della Verità digitale in collaborazione con gli Utopia studios.Erano ospiti il deputato leghista Giulio Centemero (commissione Finanze di Montecitorio) e l'onorevole Silvia Fregolent, esponente di Italia viva, fino a qualche giorno fa a sua volta componente della stessa Commissione (ora è in commissione Ambiente). Va ricordato che la Fregolent già nella scorsa legislatura aveva fatto parte della commissione Finanze: tra il 2013 e il 2014, fu tra i parlamentari che seguirono il cammino della vecchia delega fiscale; poi, dal 2014, essendo politicamente vicina a Matteo Renzi, fu ben consapevole delle scelte compiute dal governo dell'attuale senatore di Scandicci. Interpellati sulla nuova delega fiscale e in particolare sulla possibilità che essa includa la revisione degli estimi catastali, i due deputati hanno mostrato sintonia. Era infatti prevedibile che Centemero promettesse battaglia: ma non era affatto scontata una presa di posizione altrettanto netta dall'esponente renziana. Ha detto la Fregolent: «Guardo con positività il fatto che nella Nadef, la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, ci sia scritto che non ci saranno nuove tasse sulla casa. Ma», ha aggiunto riferendosi alla scorsa legislatura, «anche l'altra volta c'era chi voleva con grande forza la riforma del catasto, cosa che mi aveva sempre lasciato perplessa…». Poi una garbata concessione a Mario Draghi, più che altro una clausola di stile: «Può darsi che il presidente Draghi abbia in mente qualcosa di diverso e ci farà vedere con le carte cosa pensa di fare…». Ma - ecco il punto - la riforma del catasto «prevede la revisione degli estimi e, ça va sans dire, non è vero che non ci sia il rischio di un aumento, a meno», ha scherzato la Fregolent, «che non si sia una imprevedibile magia». Conclusione? «È un tema molto delicato che bisogna manovrare con cura: l'abbiamo già vissuta e sappiamo come finì quella volta… Non si fece niente, perché mettere in ordine il sistema è molto più complicato delle enunciazioni».E qui è opportuno ricostruire gli eventi della scorsa legislatura. Nella delega del 2013-2014, nata su iniziativa parlamentare (e non governativa) e approvata sostanzialmente all'unanimità, la parte sul catasto c'era, ma (per impegno del relatore ed estensore del testo, cioè incidentalmente chi firma oggi questo articolo, e con il consenso delle forze politiche) l'articolo di legge fu scritto con tutte le accortezze possibili a favore dei contribuenti, frutto anche di un dialogo serrato in audizione con Confedilizia, guidata prima da Corrado Sforza Fogliani e poi da Giorgio Spaziani Testa. Così, nel testo della delega, trovarono posto enormi garanzie a favore dei proprietari: la partecipazione dei loro rappresentanti alle commissioni censuarie e il fatto che l'invarianza di gettito dovesse essere verificata in dettaglio a livello comunale (e non solo rimanere vagamente enunciata a livello nazionale). Di più: nel testo trovò posto perfino una conquista storica, e cioè l'esplicita possibilità di ricorso giudiziario da parte del proprietario al cui immobile fosse stata assegnata una valutazione discutibile. Insomma, in termini di princìpi e criteri direttivi della delega, si trattava della migliore soluzione possibile, la più garantista a favore del proprietario-contribuente. Eppure, molti mesi dopo, quando si trattò di attuare le diverse parti della delega, giunse a Palazzo Chigi una simulazione letteralmente terrificante di ciò che sarebbe potuto avvenire. Perfino le ottime garanzie teoricamente previste non avrebbero potuto impedire aumenti pressoché generalizzati. In moltissimi sostenemmo che fosse altamente imprudente procedere, e Renzi stesso ascoltò questi appelli e decise saggiamente per lo stop. Il ricordo della Fregolent su Renzi è dunque preciso: «Anche lui si fermò, perché quando capì che dopo le enunciazioni occorreva mettere le mani in un vespaio incredibile, comprese che la prudenza era più opportuna». Tornando a Transatlantico di ieri, a questo punto la palla è passata a Giulio Centemero, che ha avuto buon gioco a tenere il punto e a promettere battaglia: «Il rischio che ci ritroviamo qualcosa (sul catasto, ndr) in legge delega non lo escludo. Ma non escludo nemmeno che in Parlamento facciamo valere di nuovo i risultati dell'indagine conoscitiva in cui questa ipotesi non era contemplata». Si ricorderà infatti che le due commissioni Finanze, all'inizio dell'estate, avevano prudentemente deciso di escludere il tema del catasto. Così, ha proseguito Centemero: «Siamo in Parlamento e al governo per vigilare e abbiamo buoni alleati». E se la revisione degli estimi arriva lo stesso? «Se dovesse arrivare, siamo pronti a fermare quello che sarebbe di fatto un aumento delle imposte». Come si vede, sarebbe davvero curioso se Palazzo Chigi e il Mef andassero avanti come se nulla fosse. A quel punto, alla contrarietà di Lega-Fdi-Fi, si aggiungerebbero le perplessità dei renziani e pure quelle dei grillini. Su un altro piano, va infine evocato un altro tema, e cioè la raffica di scadenze fiscali tra il 15-16 settembre scorso e il 30 novembre prossimo, una sequenza materialmente impossibile da sostenere per numerosi contribuenti. Fonti politiche e tecniche interpellate dalla Verità confermano ciò che a molti pare perfino scontato: formalmente, le scadenze fissate resteranno, nel senso che l'amministrazione finanziaria spera che un certo numero di contribuenti possa miracolosamente onorarle. Ma tutti sanno che così non sarà: e inevitabilmente, dentro la prossima manovra o a margine di essa, si dà per certa una nuova ipotesi di rottamazione.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)