2024-02-10
Per stangare i no vax la Cassazione sfornò il «bigino» per giudici
«Il siero ferma i contagi, ha conseguenze lievi»: nel Massimario 2021 le indicazioni da usare nei processi. Ma sono zeppe di errori.Condizionamenti pesanti in materia di vaccino anti Covid, che hanno influito sulle decisioni dei tribunali, sono arrivati da un ufficio giudiziario presso la Corte suprema di Cassazione. La questione «doveva essere affrontata in un unico modo: “È andato tutto bene”», scrive Andrea Zambrano della Nuova bussola quotidiana, che ha scoperto un documento da quale risulta evidente quanto siano state determinanti le indicazioni fornite dall’ufficio del Massimario.I magistrati di questa sezione si occupano di leggere, selezionare e massimare le sentenze, ovvero estrapolano uno o più principi espressi in un provvedimento; ricostruiscono lo stato della giurisprudenza della Corte su una determinata questione; segnalano contrasti o problematiche attraverso relazioni/commenti che vengono inviati a tutti i giudici italiani. Purtroppo, «non si limitano a una esposizione asettica del testo normativo, bensì si cimentano nell’offrire, ove necessario, anche una valutazione interpretativa delle norme», faceva notare già un anno fa Giuliano Scarselli, ordinario di Diritto processuale civile presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Siena.Zambrano ha trovato una relazione dal titolo «La vaccinazione anti Covid-19 e l’obbligo del green pass nell’attuale quadro costituzionale e legislativo», dell’ottobre 2021, a firma del direttore del Massimario, Maria Acierno, e del suo aggiunto, Antonietta Scrima, piena di valutazioni positive su profilassi vaccinale, trattamenti sanitari obbligatori e cieca fiducia nei bollettini emessi dall’Istituto superiore della sanità, senza prendere in considerazione quello che emergeva da studi a livello internazionale e omettendo di considerare gli eventi avversi da vaccino.«Con “suggerimenti” di questo tipo molte cause sono state archiviate o respinte da giudici che hanno tenuto conto della linea dettata dall’ufficio del Massimario», sottolinea La Nuova bussola quotidiana. Una sintesi di quel documento si trova nella Rassegna della giurisprudenza di legittimità del 2021, a cura di Milena D’Oriano magistrato del Massimario. Scorrere queste 24 pagine è illuminante: spiegano perché tante sentenze hanno definitivamente calpestato i diritti di cittadini e lavoratori che non si sono vaccinati contro il Covid.Dalle prime righe, troviamo affermazioni totalmente errate in quanto si fa riferimento al «primo obbligo di vaccinazione per la prevenzione delle infezioni» a carico degli operatori sanitari. Il vaccino anti Covid non previene il contagio tra le persone, l’obbligo non era fondato su alcuna evidenza scientifica, eppure sono ancora pochi i giudici che dichiarano illegittima la sospensione imposta a un lavoratore durante l’emergenza sanitaria.«Un ennesimo inasprimento delle misure di prevenzione è stato disposto dal dl del 7 gennaio 2022», riporta sempre il testo del Massimario, che ha «esteso l’obbligo di vaccinazione per la prevenzione dell’infezione da Sars-CoV-2 agli ultra cinquantenni». Sempre si sostiene la vaccinazione anti Covid 19 come una misura fondamentale per contenere la diffusione dell’infezione, non per limitare le conseguenze.La posizione, che è quella della Corte costituzionale, viene ribadita con vigore: «Per le vaccinazioni ricorrono le condizioni richieste per imporre un trattamento sanitario […] perché la loro finalità è quella di preservare dal contagio sia chi la riceve, sia gli altri […] e perché nella normalità dei casi chi vi si sottopone sopporta al massimo conseguenze lievi e temporanee, trascurabili anche a fronte dei benefici immunitari e dei gravi rischi che, altrimenti, potrebbero insorgere». Il vaccino anti Covid andava raccomandato a tutti «sulla base dei dati e delle conoscenze medico-scientifiche disponibili in quanto, in materia di profilassi sanitaria, la necessità di prevenire la diffusione di malattie richiede l’adozione di misure omogenee su tutto il territorio nazionale, al fine di garantire la c.d. “immunità di gregge», insistono le relazioni del Massimario. Anzi, dicono che «c’è spazio alla discrezionalità del legislatore nella scelta delle modalità attraverso le quali assicurare una prevenzione efficace dalle malattie infettive».È davvero sorprendente come fonti parziali, con dati inesatti o che non si rivelarono falsi, siano citate per sostenere la sicurezza e l’infallibilità del vaccino. Viene contestata, infatti, «la possibilità che anche un soggetto vaccinato contragga il virus e lo trasmetta, risultando documentato che il soggetto vaccinato sviluppa nella maggior parte dei casi una malattia asintomatica o con sintomi lievi, con riduzione proporzionale della carica virale e quindi della capacità di trasmissione del virus». Era «documentato», scrivono. Però la comunità scientifica indipendente mai ha dichiarato simili sciocchezze.E vogliamo ricordare i pluridosati che si reinfettavano più volte? I cittadini convinti di essere al sicuro con il super green pass e che poi si contagiavano l’un l’altro in bar, palestre e ristoranti aperti solo per i vaccinati? Le «massime» che arrivano ai giudici italiani sostengono l’opportunità della certificazione verde «al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza», così pure la «legittimità al ricorso alla decretazione d’urgenza».Zero considerazione per possibili danni da post inoculo. Si fa impropriamente riferimento a «l’estrema rarità del verificarsi di eventi avversi correlabili, rispondenti ad un criterio di normalità statistica». Tanto, dicono, lo sostiene l’Aifa «che raccoglie e valuta tutte le segnalazioni di eventi avversi». Peccato che solo il 6,7% provenga da uno studio dei casi, e che l’ultimo report sulla farmacovigilanza risalga a dicembre 2022.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)