2020-04-11
Cassa integrazione. Il governo sfrutta il caos che ha creato contro le Regioni
Le disposizioni del ministero confliggono con quelle dell'Inps e tolgono potere agli enti locali. Risultato: tempi più lunghi.A breve dovrebbe partire l'erogazione della cassa integrazione con causale Covid-19, ma la verità è che l'articolato quadro normativo formatosi in materia di ammortizzatori sociali continua a sollevare, a scapito delle imprese alle quali urgevano invece risposte chiare, non poche incertezze interpretative e quindi operative.La circolare Inps guidata da Pasquale Tridico del 28 marzo 2020 e gli «accordi quadro regionali» siglati in tema di cassa integrazione in deroga avrebbero potuto risolvere i dubbi e meglio spiegare la pratica delle assegnazioni. Invece il tardivo intervento del ministero del Lavoro, con la circolare 8 del 2020, non ha chiarito le prime indicazioni operative fornite dall'Inps, ma è andato in senso contrario. Infatti, sono state aggiunte, paradossalmente, nuove perplessità, andando a complicare ulteriormente il compito delle aziende che si accingono a presentare o, peggio ancora, che hanno già presentato le richieste di cassa integrazione, specie quella in deroga. Insomma un'aggiunta di confusione della quale non si sentiva il bisogno. Basti pensare, anzitutto, alla stortura di far rientrare nel concetto di unità produttiva - al fine di individuare le aziende pluri localizzate - anche i singoli punti vendita di un'impresa commerciale, con il risultato di attrarre al ministero il potere o la facoltà di riconoscere il trattamento di integrazione salariale in deroga a favore di molte più aziende, che normalmente verrebbero valutate a livello regionale, con tutto ciò che ne consegue in termini di lungaggini e tempistiche. Scelta che peraltro contrasta con la consolidata giurisprudenza di merito e di legittimità in materia di definizione di unità produttiva, nonché con le indicazioni fornite dall'Inps che hanno sempre dato prevalenza al concetto di organizzazione autonoma dell'unità produttiva, idonea a realizzare l'intero ciclo produttivo. Non può certo ritenersi ragionevole che un negozio di rivendita di prodotti, che occupi magari un paio di dipendenti, assuma la connotazione di unità produttiva, come invece sembra supporre la circolare ministeriale. Senza contare che le imprese che avessero già avanzato richiesta presso la Regione nella quale è situata la sola, vera unità produttiva, si troverebbero ora a correre il rischio di vedersi rigettata la domanda, con l'onere di dovere ricominciare da capo, avviando una nuova procedura questa volta in sede ministeriale. In piena contraddizione, peraltro, con i principi che dovrebbero governare la gestione di questa fase, ovvero agilità e celerità dell'iter burocratico.Come se non bastasse, la circolare ministeriale, a proposito della necessità di accordo sindacale per la richiesta di cassa in deroga delle aziende pluri localizzate, introduce un'altra incertezza. Infatti, se era stato chiarito dall'Inps che per le richieste di cassa in deroga è sufficiente l'accordo raggiunto fra le Regioni e i sindacati, non essendo dunque necessario accordo fra datore e sindacati, il ministero sembra dire una cosa diversa, forse con l'obiettivo di portare a sé le autorizzazioni. In definitiva, le imprese pluri localizzate, stando a quanto si legge nella circolare, svolgendo la procedura in sede ministeriale dovrebbero raggiungere accordi con le parti sindacali e quindi, in caso di mancato accordo, dovrebbero anche avere la facoltà di chiedere la mediazione ministeriale per raggiungerlo, con ulteriore allungamento dei tempi di definizione della procedura.Ma non è tutto. Ancor più complesso è il punto in cui la circolare parla delle imprese del trasporto aereo e di gestione aeroportuale. Il comparto rischia l'ennesima stortura in quanto si realizzerebbe il paradosso di penalizzare, in fase di concessione degli ammortizzatori sociali, proprio le imprese di uno dei settori maggiormente colpiti dalla diffusione della pandemia, le quali si troverebbero a non poter usufruire della cassa in deroga e dei vantaggi a essa connessi.In fin dei conti, pare di assistere a un braccio di ferro fra le Regioni, cui spetterebbe la gestione di moltissime richieste di cassa in deroga, e il ministero che sembra rivendicare il suo ruolo centrale. È auspicabile che il governo risolva velocemente tali contrasti, passando finalmente alla concretizzazione delle misure su cui tanto si è discusso, ma che a oggi faticano ad avviarsi. Serve ora più che mai certezza del diritto e velocità di reazione, non certo profusione di norme, circolari e comunicazioni che non fanno altro che alimentare perplessità, allungando inesorabilmente i tempi, mettendo così sempre più a rischio la sopravvivenza stessa di molte realtà produttive.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)