2020-02-06
Caso Gualtieri, il cerino finisce in mano a Conte
Giuseppi dovrà giustificare al Senato il conflitto di interessi del capo del Mef candidato alle elezioni.Giornata di fuoco per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che oggi al Senato si ritroverà a rispondere della candidatura del ministro Roberto Gualtieri (Pd) alle elezioni suppletive di Roma del primo marzo. Come scritto dalla Verità ieri, il senatore Adolfo Urso ha presentato un'interrogazione parlamentare per chiarire la posizione del numero uno del Mef che questo mese dovrà occuparsi della campagna elettorale, ma anche del rinnovo delle nomine nelle nostre aziende statali, i 400 incarichi tra consigli di amministrazione e collegi sindacali che dovranno essere rinnovati in primavera. L'avvocato Conte, quindi, si ritroverà a spiegare se esistono degli elementi di possibile conflitto di interessi, ma anche di violazione della par condicio che potrebbero spinger il premier a chiedere l'interim durante la campagna elettorale. Come detto ieri al nostro giornale da Urso, infatti, «bisogna stare attenti, gestire una campagna elettorale a Roma da capo del Mef apre a a vari pericoli. Da un lato alcune nomine potrebbero essere considerate border line. Potrebbero essere valutate come traffico di influenze, anche se nelle mosse e scelte di Gualtieri non lo sono. In ogni caso, gli eventuali ricorsi inficerebbero l'intera macchina». Il tema è delicato e rilevante, tanto che l'eco delle polemiche sarebbe arrivato fino al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Del resto, come riporta Urso nell'interrogazione, si tratta di una questione che tocca da vicino il nostro impianto istituzionale. Dal momento che la stessa «normativa vigente stabilisce che, per essere candidabili, i sindaci dei Comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti, i capi di gabinetto dei ministri, i commissari del governo debbano cessare dalle loro funzioni almeno 180 giorni prima della data di scadenza del quinquennio di durata della Camera (in caso di elezioni anticipate, bisogna dimettersi comunque entro i 7 giorni successivi alla data di pubblicazione del decreto di scioglimento)». E ancora: «L'accettazione della candidatura a deputato o senatore comporta, in ogni caso, per i presidenti delle province e per i sindaci dei Comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti, la decadenza dalle cariche elettive ricoperte». La norma non riguarda i ministeri. Ma, sostiene Urso, anche se si tratta di istituti giuridici «sostanzialmente differenti», la ragione complessiva «delle disposizioni in materia è, in generale, quella di evitare eccessive concentrazioni di potere, assicurare parità di condizioni nello svolgimento delle competizioni elettorali e, in definitiva, garantire una efficace “rappresentanza" e una maggiore “rappresentatività"». Aspetto che potrebbe configurarsi proprio con il ruolo di Gualtieri, in questo momento azionista delle nostre principali aziende statali e allo stesso tempo candidato per il Partito democratico. Per questo Urso ha chiesto al presidente del Consiglio «se non ritiene che la candidatura del ministro Gualtieri contrasti con l'intero assetto normativo istituzionale e, in ogni caso, se non ritiene doveroso assumere l'interim dello stesso dicastero almeno per l'intera durata della campagna elettorale». A Conte l'ultima parola. In attesa di una presa di posizione anche da parte del capo dello Stato.
Jose Mourinho (Getty Images)