2021-05-08
Caso Durigon, sostegni, superbonus I giallorossi picconano Super Mario
Man mano che l’emergenza sanitaria si allenta, M5s e Pd cercano il casus belli con la Lega: braccano il sottosegretario al Mef, creano polemiche strumentali su detrazioni e ristori. E il governissimo traballaDal governo di salvezza nazionale al governo del si salvi chi può è un attimo. La maggioranza larga, troppo larga, e soprattutto troppo variegata, che sostiene l’esecutivo guidato da Mario Draghi, è ormai in uno stato di fibrillazione permanente. Sfiducie incrociate, liti su provvedimenti economici, risse sul ddl Zan, accuse, controaccuse: man mano che l’emergenza coronavirus, per fortuna, sembra ridimensionarsi, sia per lo sprint della campagna vaccinale sia per le graduali (seppure parziali) riaperture delle attività economiche, Super Mario si scopre ogni giorno che passa meno Super. La maggioranza extralarge del resto è nata dall’emergenza: più si avvicina l’uscita dall’emergenza, più centrodestra e centrosinistra inaspriscono il conflitto. Risultato: Mario Draghi è in balia delle zuffe tra i partiti che lo sostengono. Partiamo dal caso che riguarda il sottosegretario all’Economia della Lega, Claudio Durigon. Il M5s ha presentato alla Camera una mozione per la revoca della nomina nei confronti dell’esponente del Carroccio, il quale, scrivono i pentastellati, «come emerge da un servizio giornalistico di Fanpage, mantiene comportamenti e utilizza parole inappropriate circa l’indagine della magistratura che riguarda il partito a cui appartiene. Riferendosi all’indagine sui presunti fondi occulti della Lega», riassume il M5s, «e sui 49 milioni di rimborsi elettorali frutto di truffa, parlando con un conoscente, Durigon afferma: “Quello che indaga della Guardia di finanza [...] il generale […] lo abbiamo messo noi”. Le esternazioni del sottosegretario Durigon riguardo a un millantato “controllo” delle indagini e dei processi portati avanti dalla Guardia di finanza rispetto al suo partito gettano una oscura e pesante ombra sull’imparzialità e sull’incorruttibilità di tale Corpo dello Stato». I firmatari della mozione chiedono al governo di «avviare immediatamente le procedure di revoca, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri, della nomina a sottosegretario di Stato» di Durigon. «Ho chiesto a Durigon di chiarire», commenta il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a L’Aria che tira, su La7, «i chiarimenti non sono arrivati e legittimamente il gruppo parlamentare ha presentato la mozione». Difende Durigon il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, della Lega: «Presentare una mozione parlamentare per chiedere la revoca della nomina di Claudio Durigon, un componente di governo», argomenta Giorgetti, «senza avere il minimo riscontro oggettivo ma solo sulla base di indiscrezioni giornalistiche è un atto non solo inutile ma una perdita di tempo rispetto alle tante cose da fare». Al di là del merito della vicenda, la sensazione è che il M5s voglia cercare il casus belli con la Lega: «Il gioco di Giorgetti e Salvini», dice alla Verità un pentastellato di primissimo piano, «quello di tenere la Lega sia al governo sia all’opposizione, non può durare più a lungo. Fino ad ora per senso di responsabilità abbiamo incassato tutti i colpi, ma ora iniziamo a controbattere». Passiamo a un’altra vicenda paradossale, quella del cosiddetto superbonus, la detrazione del 110% sulle spese sostenute per chi effettuerà interventi di isolamento termico, sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale e riduzione del rischio sismico nei propri condomini o abitazioni singole. La proroga fino al 2023 è stata più volte annunciata dal governo. Lo stesso premier Draghi, intervenendo in Parlamento due settimane fa, ha chiarito che «per il futuro il governo si impegna a inserire nel ddl di bilancio 2022 una proroga per il 2023 tenendo conto dei dati della sua applicazione nel 2021». Nonostante questo, il segretario del Pd, Enrico Letta, due giorni fa ha fatto finta di niente, intestandosi una battaglia farlocca: «Il superbonus», ha detto Letta, «è una misura importante per il rilancio del Paese. Il Pd lo ha già detto in tutte le sedi, lo confermo anche ora, noi dobbiamo dare un messaggio semplice: il rifinanziamento e la proroga del superbonus al 2023», ha aggiunto Letta, «è un impegno che ci prendiamo». A mettere in chiaro che Letta sfonda una porta già aperta, è il ministro dell’Agricoltura, il pentastellato Stefano Patuanelli: «Tutte le forze parlamentari», dice Patuanelli ad Agorà, su Rai 3, «hanno compreso l’importanza di questa misura messa in campo dal M5s. Il superbonus esiste e oggi è importante prorogarlo a tutto il 2023, c’è stato l’impegno del presidente del Consiglio, del Consiglio dei ministri e di tutte le forze politiche». Infine, le mille polemiche introno al dl Sostegni, con i partiti che non fanno altro che tirare l’acqua al proprio mulino, tentando di piazzare bandierine elettorali e propagandistiche, anche su temi non propriamente fondamentali per lo sviluppo del Paese. Un esempio? «Il Senato», ha protestato ieri la deputata del M5s, Paola Deiana, «ha approvato un emendamento al dl Sostegni sulla Posidonia oceanica che desta forte preoccupazione. I fini di riutilizzo della pianta marina, che ora potrà essere indirizzata al riuso in una presunta ottica di economia circolare, sono molto generici. Ora dobbiamo lavorare per correggere questa norma appena approderà alla Camera». Più pressante la richiesta del M5s su un altro aspetto: «Lo stralcio dell’emendamento sulla cedibilità dei crediti fiscali di Transizione 4.0 dal decreto sostegni», scrivono i senatori M5s in commissione Industria, commercio e turismo, «è un danno alle imprese. La riprova è la forza con cui tutte le categorie produttive stiano chiedendo oggi a gran voce di recuperare quel meccanismo, che tanta spinta sta fornendo al superbonus al 110% all’edilizia». Mario Draghi, impelagato in questo conflitto continuo, tra una Posidonia oceanica e uno stralcio, rischia di giocarsi il Quirinale.