2025-10-30
Caso Amara, Davigo perde ancora
Piercamillo Davigo (Ansa)
La Corte d’appello di Brescia conferma la condanna a un anno e tre mesi per l’ex pm. Il Guardasigilli definisce il dibattito una «litania petulante». L’opposizione si indigna.«Sono molto solidale con l’azione del governo per provare a modificare il mondo della giustizia e sono convinto che anche molti magistrati possano essere d’accordo. Ma si sta dando troppa importanza a questa modifica e il gioco non vale la candela. Sulla separazione delle carriere dei magistrati, il numero di coloro che passa da una funzione all’altra è modesto». Così ieri il presidente del Senato, Ignazio La Russa, mentre in Aula continuava la discussione del ddl costituzionale per la riforma della giustizia, definita «la solita litania petulante» dal Guardasigilli, Carlo Nordio. «È questa la considerazione che il ministro della Giustizia ha del Parlamento? È gravissimo che mostri così tanto disprezzo verso le istituzioni e la democrazia parlamentare», ha replicato Raffaella Paita, presidente del gruppo Italia Viva in Senato. Nel frattempo la mobilitazione per il referendum è già entrata nel vivo e La Russa ha chiarito che non sarà un voto personalizzato come accadde nel 2016 con l’allora premier, Matteo Renzi, poi costretto alle dimissioni: «Giorgia Meloni, per quanto ne so, è assolutamente contraria a legare il proprio consenso a qualsivoglia referendum. Non sarà sul governo, né sulla magistratura». Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo di Fdi al Senato, Lucio Malan: «Oggi i magistrati sono troppo spesso soggetti alle correnti mentre devono essere soggetti alla legge. Il presidente La Russa credo abbia inteso dire questo: che la riforma non cambia tutto, i magistrati buoni che ci sono e sono tantissimi lavorano bene oggi e lavoreranno bene domani». «Dopo le parole di La Russa, la maggioranza dovrebbe fermarsi e non procedere oltre, altrimenti siamo al solito gioco delle parti tutto interno ai partiti di governo», ha detto Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd. Per il giurista Sabino Cassese, «questa riforma non va drammatizzata anche perché è la necessaria conseguenza di quella fatta anni fa. Una riforma che risponde alla necessità di separazione delle carriere per il bene del Paese. La drammatizzazione fa male alla democrazia».Attacca i magistrati Marcello Pera, senatore di Fdi ed ex presidente del Senato: «L’Anm sta compiendo un disastro minando la fiducia dei cittadini nella giustizia e il Pd è gregario perché trascinati ieri da Landini e oggi da Parodi, ma senza una politica propria e dunque a rimorchio».È invece poco entusiasta della riforma Roberto Castelli, ex ministro leghista della Giustizia nei governi Berlusconi, che avverte il centrodestra: «Un Csm separato per i pubblici ministeri e composto solo da pm come Gratteri o Borrelli è una macchina da guerra infernale. Quindi attenzione all’eterogenesi dei fini».«Quella della giustizia è una riforma epocale, necessaria, storica, che a differenza di quello che va propagandando la sinistra non è contro i magistrati, ma per i magistrati. A partire dal fatto che li libererà dal potere cancerogeno delle derive correntizie, rimettendo al centro i meriti professionali e la libertà troppo spesso compressi dalle affiliazioni. Noi siamo una generazione che non vuole in alcun modo una riforma contro la magistratura, ma per la magistratura, la medesima riforma in cui credeva Giovanni Falcone», ha affermato il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. All’orizzonte resta il referendum. E se il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, dichiara: «È inopportuno e illegale che l’Anm faccia dei comitati referendari», subito dopo il voto del Senato il Pd terrà un incontro aperto ai giornalisti in cui interverranno la segretaria del Pd, Elly Schlein, e i presidenti dei gruppi parlamentari dem, Francesco Boccia e Chiara Braga. «Faremo in modo che ci sia una grande mobilitazione del Paese. È il coronamento del sogno di Silvio Berlusconi, quello di punire la giustizia», fanno sapere dal M5s. «È una vendetta mascherata da riforma» per Avs, mentre Italia viva parla di «una grande occasione sprecata». Intanto ieri la Corte d’appello di Brescia ha confermato la condanna di primo grado a un anno e tre mesi nei confronti di Piercamillo Davigo. Si tratta dell’appello bis dopo che la Cassazione aveva annullato, con rinvio a nuovo giudizio d’appello, la parte di condanna per la rivelazione del segreto a terzi nell’ambito del caso Amara e della cosiddetta Loggia Ungheria.
Emanuele Fiano (Getty Images)
Emanuele Fiano (Imagoeconomica)