2024-10-05
Caso Ales-Mps, spuntano altri conti. La società valuta un esposto ai pm
Fabio Tagliaferri, presidente e ad di Ales (Imagoeconomica)
I rapporti con la banca erano gestiti da una dipendente ritenuta vicina a Dario Franceschini.Il bubbone del caso Ales-Mps è definitivamente scoppiato. Nelle scorse settimane La Verità aveva rivelato la strana vicenda dei conti della società partecipata al 100% dal ministero della Cultura e affidata col governo Meloni a Fabio Tagliaferri, accusato di essere scarsamente competente e premiato solo per la fedeltà all’allora ministro Gennaro Sangiuliano. Tagliaferri, però, come avevamo raccontato, si era accorto poco dopo il suo arrivo di un incredibile 0% corrisposto ad Ales dal Monte dei paschi di Siena, istituto cui erano affidati i depositi milionari dell’ente.La prima novità è che la banca ha risposto alle contestazioni fatte dalla stessa Ales lo scorso 19 settembre, dando la propria versione dei fatti, che pare inguaiare soprattutto la responsabile unica del procedimento, figura amministrativa cruciale ricoperta da Fiorentina Russo (considerata vicina all’ex ministro Dario Franceschini). Mps anzitutto chiarisce che i conti in uso sono tre, e tutti presso la filiale romana: uno aperto nel 2011, uno nel 2016 e uno nel 2020. E sembra mettere in chiaro come le condizioni fossero perfettamente chiare ai responsabili di Ales: «I rapporti di conto corrente sono stati regolati alle condizioni di volta in volta notificatevi, come risulta dalle nostre comunicazioni, nonché dai contatti e dalle interlocuzioni avute con la società». Tradotto: sapevate benissimo che i tassi erano a zero. Secondo punto: l’istituto senese elenca le corpose giacenze medie dei depositi: 51.555.380,23 nel 2021; 23.530.818,83 nel 2022; 17.562.050,30 nel 2023. Non è difficile capire come i mancati interessi corrisposti, conteggiando anche solo un ipotetico 3%, costituiscano una cifra non proprio trascurabile e di poco inferiore ai 3 milioni. L’interrogazione parlamentare di cui La Verità ha reso edotti i lettori ha dato mandato al ministro Alessandro Giuli di verificare un eventuale danno erariale, i cui possibili contorni si vanno così chiarendo.A questo punto però occorre una cruciale precisazione temporale. La risposta di Mps arriva a seguito di una richiesta di Ales, che parte il 19 settembre: cinque giorni dopo l’uscita del nostro scoop. A estendere materialmente la richiesta è la citata Fiorentina Russo, la quale - stando a fonti consultate dal nostro giornale - non avverte il presidente Fabio Tagliaferri, che pure da mesi aveva chiesto conto dell’anomalia (tanto che il tasso era passato dallo 0 al 3,5% addirittura nel mese di febbraio 2024, dopo un incontro con i rappresentanti della banca). Eppure solo a settembre, e solo dopo la pubblicazione della notizia, la Russo contesta addirittura un «grave inadempimento contrattuale» a Mps, diffidando e mettendo in mora la banca. Stando alla risposta dell’istituto, però, la Russo sarebbe la stessa persona a cui erano state notificate, negli anni, le condizioni dei depositi. Passano altri 5 giorni e, in risposta all’interrogazione parlamentare e alle dichiarazioni del neo ministro Giuli, la stessa Russo estende materialmente, come provano gli atti da noi consultati, una lettera formalmente firmata Tagliaferri che informa di come l’ente abbia provveduto a far ricalcolare gli interessi spettanti. Si tratta del documento mostrato giovedì sera a Piazza Pulita, nella puntata in cui era presente Maria Rosaria Boccia, l’imprenditrice all’origine delle dimissioni di Sangiuliano. Una situazione dunque estremamente complessa: sta di fatto che, per tutelare la propria gestione e l’ente in sé, il presidente Tagliaferri ha fissato un incontro decisivo con i vertici di Mps per martedì prossimo, presso la sede di Ales in via Nazionale 243. Sarà questa tappa a fornire il tassello decisivo delle responsabilità interne dell’ente, e a completare il quadro sul caso: in seguito a ciò, e dopo aver consultato i legali, Tagliaferri deciderà se fare o meno esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, perché siano loro a verificare l’ipotesi di un danno inferto alla società (diretta emanazione, lo ricordiamo, del ministero).
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