2022-02-25
Impennata di casi in Israele dopo la quarta dose. Ma per Magrini sono scesi
Il capo dell’Aifa sostiene la necessità dell’ulteriore inoculazione, portando a esempio lo Stato ebraico: «Contagi dimezzati». In realtà, da gennaio, sono schizzati in alto.Orsù, prepararsi all’ennesima coda davanti al centro vaccinale. Arrotolare la manica della camicia. Scoprire il deltoide. A settembre quarta dose per tutti. Ce lo impone il fulgido esempio di Israele, dove l’ennesima inoculazione è stata un successone. Peccato che i dati, impietosi, dicano il contrario. Poco importa. Ieri, dopo incolmabile assenza, è tornato sul proscenio dell’ultrarigorismo sanitario nientemeno che Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa, la suprema Agenzia italiana per il farmaco. Mica micio micio bau bau. Bensì l’espertissimo a capo dell’ente che vigila sui vaccini.Viene intervistato da Repubblica. «Sta partendo in questi giorni il richiamo booster per gli immunodepressi» ricorda. Poi, avverte: «Si valuterà in estate se fare un richiamo per tutti o solo sopra una certa età, che potrebbe essere 50 o 60 anni». Quindi, assicura: «Israele ha visto dimezzarsi i contagi dopo la quarta dose, ma i casi erano già bassi con la terza». Infine, si rammarica: «Stavolta il Paese non ha fatto scuola con l’ulteriore richiamo». Per fortuna, lascia intendere, l’Italia seguirà invece questo inarrivabile modello.Siamo dunque corsi a verificare l’assunto magriniano sulla banca dati della Johns Hopkins University. Premessa: il 22 dicembre 2021 Israele annuncia la quarta dose per over sessanta, sanitari e immunodepressi. Da quel momento, garantisce il direttore dell’Aifa, i casi positivi, «già bassi con la terza», si sarebbero dimezzati. Due sfondoni in un’unica frase. In realtà, alla fine dello scorso gennaio, Israele era uno dei Paesi messi peggio al mondo, nonostante la solerzia vaccinale. Oltre 10.000 contagi per milione di persone. Cinque volte di più che Italia o Germania. Dieci volte di più che l’Inghilterra. Già. Erano giorni complicatissimi per Israele. Il 24 gennaio 2022 si registrano 83.088 casi. Che su una popolazione di nove milioni di abitanti sono, appunto, un’enormità. Pure il tasso di positività è allarmante: 23,23 per cento. Viene così paventata la quarta dose per gli over 18. Due giorni più tardi, arriva però la retromarcia: il ministero della Salute decide che sarà offerta ai maggiorenni a rischio o particolarmente esposti sul lavoro. Non esattamente un trionfo. Invece, Magrini ribalta numeri e prospettive: «Israele ha visto dimezzarsi i contagi dopo la quarta dose». Dunque, preparatevi connazionali: a settembre si riparte. Non è un esperto qualsiasi a vagheggiare. Ma il direttore dell’Agenzia governativa che controlla i farmaci. Se c’è uno che non dovrebbe barare sui numeri, beh, quello è lui. Invece, ecco l’ultima panzana. Il suo spericolato panegirico, d’altronde, arriva dopo le esternazioni dell’uomo che, a 2021 maggio, l’ha voluto a capo dell’Aifa. Proprio lui: Roberto Speranza. Cinque giorni fa, il ministro della Salute, anche lui con un’intervista a Repubblica, già metteva le mani avanti: «Dovremo valutare il richiamo per tutti dopo l’estate. È da considerare probabile». Due giorni più tardi è la volta del fido consulente, il più menagramo della compagnia, insomma Walter Ricciardi: «È probabile che in autunno la quarta dose sarà utile a tutti». E non fatevi ingannare dal verosimile «probabile» o dal conciliante «utile». Non si scappa: i sovrani del terrore hanno già deciso. Porgere il braccio senza discutere, please.La fuga in avanti della «banda Speranza» impone però due considerazioni: che senso ha parlare di quarta dose erga omnes adesso, mentre si valuta l’aggiornamento dei vaccini? E mancano, tra l’altro, dati scientifici a supporto: a eccezione, ovviamente, delle infallibili statistiche di Magrini. Non sono le perplessità di furibondi renitenti al siero, ma di esperti ultravaccinisti. Ultimo, l’immunologo Antonio Cassone, ex direttore dell’ormai speranzizzato Istituto superiore di sanità e membro dell’American academy of microbiology: «Ai soggetti sani una quarta dose a distanza di pochi mesi non va fatta». Bisognerebbe aspettare un anno, aggiunge. «Altrimenti si può generare la perdita parziale o totale della specifica risposta immunitaria». Ma come? E l’impareggiabile Israele, tanto decantato da Magrini? «Hanno fatto la quarta dose ottenendo un piccolo rialzo anticorpale, che poi però non li ha protetti dalla reinfezione» spiega Cassone. Capito, (ultramega) direttore generale? Ancor più risoluto Matteo Bassetti: «Parlare oggi di quarta dose per tutti a ottobre è presto. È una fuga in avanti di cui avremmo fatto volentieri a meno» polemizza il direttore di Malattie infettive al San Martino di Genova. «C’è la necessità di un ragionamento tra esperti e non lanciare messaggi confusi ai cittadini». Persino Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è lapidario: «Ad oggi per la popolazione generale non ci sono evidenze scientifiche che dicano: serve la quarta dose». E non si sottrae nemmeno un’altra celebrità del calibro di Massimo Galli: «Non ha senso. Non è di reale utilità. Hanno fatto marcia indietro anche in Israele». Urca. E adesso chi lo spiega all’esimio Magrini?
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