2024-08-25
Casarini & c. tornano a traghettare clandestini usando i soldi dei fedeli
Don Mattia Ferrari si atteggia a partigiano e annuncia la novella, non si sa quanto lieta per chi vede impiegare le proprie offerte per aggirare le leggi dello Stato. Stavolta scende in acqua direttamente anche la Cei con una sua barca, però i vescovi africani non sono d’accordo.C’è una nuova resistenza in Italia e i partigiani che la combattono non si nascondono sui monti, come nella metà degli anni Quaranta quando lottavano contro i nazisti, ma si imbarcano sulle navi, avendo cura di farlo sapere dalle prime pagine dei giornali. I loro nemici ufficialmente non sono le camicie nere, mentre i loro amici sono sicuramente tutti i neri, da qualunque parte arrivino, purché con le stigmate del profugo. Ad annunciare la nuova resistenza è don Mattia Ferrari, un tempo vice parroco di Nonantola, Comune in provincia di Modena, ma ormai diventato cappellano a pieno servizio di Mediterranea saving humans, la Ong di Luca Casarini e compagni.Con una lettera alla Stampa, il partigiano in clergyman ha voluto informare i lettori che presto la flotta che nel passato ha fatto la spola fra Africa e Italia tornerà in mare, perché anche «nell’ora più buia della storia ci sono luci che resistono e che forzano l’aurora a nascere». I passaggi lirici sull’alba che annuncia il nuovo giorno nelle acque del Mediterraneo sono farina del sacco di don Matteo, il quale annunciando la missione marittima deve essersi sentito particolarmente ispirato, corsaro del Papa e dunque pronto a disobbedire agli ordini ingiusti. Che poi sarebbero quelli del Paese in cui è nato, ma in cui evidentemente il giovane prete non si riconosce.Della benedizione del Pontefice e dell’intenzione di forzare la mano, ma soprattutto della volontà di non rispettare gli accordi internazionali per evitare che i migranti si avventurino in mare rischiando la pelle, don Ferrari non fa mistero, bensì nella sua lettera rivendica sia la prima che la seconda. Secondo lui si tratta di combattere «la strage incessante che segna una delle vergogne più grandi della storia». Che in Ucraina e a Gaza i morti siano cento o quaranta volte di più di quelli causati dai naufragi provocati dagli scafisti, evidentemente sono fatti che non lo riguardano: per lui la vergogna più grande resta comunque quella di chi soccombe per aver sfidato il destino e di quelle vittime, non delle altre di cui abbiamo notizia ogni giorno ai confini dell’Europa o in Medioriente, dovremmo farci carico, «rompendo il muro di cinismo e indifferenza». Per il resto, la predica del don che si è unito al centro sociale galleggiante di Casarini e compagni non si discosta molto da quelle che ci venivano impartite a suo tempo da Carola Rackete, la capitana tedesca che dopo aver speronato una motovedetta della Guardia di finanza ha fatto carriera ed è diventata onorevole a Bruxelles. L’unica vera novità della lettera-annuncio di don Matteo è costituita dal fatto che il barcone di Mediterranea saving humans non navigherà da solo, ma sarà scortato da una goletta di Migrantes, organizzazione di diretta emanazione della Conferenza episcopale italiana. In pratica, se prima, con grande sconcerto dei fedeli, alcune diocesi avevano deciso di finanziare in segreto la pesca di migranti in mezzo al mare di colui che si è fatto le ossa sfidando la polizia al G8 di Genova, ora la Cei scende in campo - pardon, in acqua - direttamente con un proprio natante. Don Ferrari infatti, dalle pagine del quotidiano di casa Agnelli ci informa che sulla barca a vela vescovile ci saranno rispettivamente i direttori diocesani di Fano e di Caltanissetta, ai quali toccherà il compito di monitorare e raccontare ciò che accade a bordo del naviglio capitanato da Casarini. Insomma, non bastava il prete di bordo, c’è direttamente la parrocchia. Così, mentre le chiese si svuotano, sia di parroci che di offerte, le barche si riempiono, e i pastori di anime si trasformano in pescatori d’uomini, esperti nel cazzare la randa e un po’ meno nel somministrare i sacramenti. C’è un sottile filo rosso che unisce l’elemosiniere del Papa che riattacca la luce agli occupanti abusivi di un palazzo nel centro di Roma e il curato di Casarini che annuncia la resistenza marittima in favore dei migranti. E mentre don Mattia parla dell’aurora di un nuovo mondo, sorgono due domande. Fino a quando i fedeli saranno disposti a finanziare don Barcone nonostante un’inchiesta della Procura descriva le poco nobili gesta di Casarini e la sua banda, indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina? E perché la Conferenza episcopale italiana organizza missioni in mare che richiamano nuovi migranti mentre la Conferenza episcopale africana parla di migrazione come un fenomeno da fermare? Le risposte sono un mistero della fede del partigiano in clergyman.
(Totaleu)
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