2023-03-24
Ecco le carte che smentiscono le accuse sulla strage di Cutro
«Sapevano che c’erano migranti». Ma non è vero: il brogliaccio incriminato riassumeva male informazioni di Frontex. «La Gdf stava cercando il barcone». Falso: era in mare per un’operazione lanciata il giorno prima.Da qualche giorno sulla tragedia di Steccato di Cutro, che ha causato 88 vittime accertate, circolano delle ricostruzioni orientate ideologicamente e completamente contraddette dalle carte. Lo sciagurato viaggio dei profughi, dal porto turco di Smirne verso le coste calabresi, continua ad animare le fantasie di chi cerca di addebitare colpe inesistenti a Guardia costiera e Guardia di finanza con l’intento di colpire il governo. Ma la realtà ricostruita nei documenti ufficiali depositati presso la Procura di Crotone e visionati dalla Verità, appare diversa. Ed è più semplice e lineare rispetto alle riletture capziose di alcun media.Il quotidiano La Repubblica ha provato a contestare alle Fiamme gialle di aver saputo con largo anticipo che sul caicco turco poi affondato viaggiava un carico di migranti. Le prove sarebbero da rintracciare nel giornale delle operazioni, un documento cronologico dei fatti, nel quale viene annotata la sintesi degli avvenimenti. L’operatore (non l’ufficiale), in quel caso, ha interpretato quanto era stato segnalato da Frontex: «Comunica avvistamento Eagle 1 di natante con migranti». Quindi il militare non era a conoscenza di informazioni sino a oggi tenute segrete. Nel brogliaccio seguiva la geolocalizzazione. La stessa indicata da Frontex. Quello che i presunti scoopisti omettono di riportare è che Eagle 1 di Frontex aveva inquadrato il barcone (che si trovava a circa 40 miglia a sud est di Isola Capo Rizzuto) e, che dopo aver attivato i sofisticati sistemi di monitoraggio, che rilevarono la presenza di un telefono satellitare turco, risultava esserci «una persona sul ponte superiore». Che, oltretutto, emerge dal video successivamente messo a disposizione da Frontex, si muoveva agevolmente sulla prua, a ulteriore conferma che il natante non era in condizioni di pericolo. Per la verità si parlava anche di possibili ulteriori persone sottocoperta. Le «telecamere termiche», infatti, rilevarono «una significativa risposta termica dai portelli aperti a prua». Questo è quanto. Nessuna indicazione di pericolo venne annotata (ed è per questo motivo che le motovedette della Capitaneria di porto rimasero al molo). Si specificava, anzi, che non c’erano persone in mare e che la galleggiabilità della barca era buona. A corredo c’erano alcune immagini satellitari che confermavano il quadro della situazione. Nella scheda di accompagnamento, c’era scritto anche che il «motor boat», la barca a motore, viaggiava a 6 nodi. Nella segnalazione inviata da Frontex alle autorità italiane, insomma, non c’era nessun riferimento ad allarmi o a situazioni di pericolo imminenti.l’individuazioneLa locuzione «natante con migranti», quindi, inserita forse in modo troppo assertivo nel brogliaccio, potrebbe essere stata ispirata dall’informazione sul calore rilevato sottocoperta dalle telecamere dell’aereo. In ogni caso proprio la sospetta presenza di persone a bordo è stata individuata dal personale della Guardia di finanza come presupposto necessario per un controllo mirato del target, condizione sufficiente per un’operazione di polizia (law enforcement in slang tecnico) e non di ricerca e soccorso. I giornalisti hanno contestato che la frase «natante con migranti», appuntata alle 23.20 del 25 febbraio, non sarebbe stata riportata nell’annotazione di polizia giudiziaria che la Sezione operativa navale di Crotone ha redatto il 26, a tragedia avvenuta. Ma, lo ripetiamo, se nel primo caso la presunta presenza di migranti sul caicco era una deduzione logica appuntata nell’immediatezza sul registro in base alla segnalazione del velivolo di Frontex, nell’informativa, scritta a posteriori, i militari della Sezione operativa della Guardia di finanza hanno riportato a freddo e in modo dettagliato l’attività svolta durante l’operazione in mare. Nel documento giudiziario il caicco con migranti viene descritto come «natante sospetto» per il quale, si legge nell’informativa, «si rendeva necessaria l’investigazione». Ed è per questo motivo che «per il tramite della Sala operativa di Vibo Valentia» era stato dato l’ordine alla motovedetta già in mare «di rimanere temporaneamente in zona Capo Colonne di Cutro, in quanto area […] che risultava essere più favorevole per un eventuale sbarco qualora il target avesse cambiato rotta dirigendosi più a nord, alla luce delle condizioni meteo marine in atto». Le carte ai pmL’informativa del 26 febbraio è stata inviata subito alla Procura di Crotone, con in allegato il brogliaccio di Sala e il Diario degli avvenimenti: tutti documenti redatti nell’immediatezza degli eventi. Pur non facendo alcun riferimento ai migranti a bordo è evidente che la documentazione mandata all’autorità giudiziaria dalla Guardia di finanza era completa e qualificava il target come sospetto (riferito ovviamente al presunto traffico di migranti). Ma alla Guardia di finanza viene rivolta un’altra accusa: una motovedetta, la V5006, pendolava in quelle acque in attesa che il caicco sconfinasse in territorio italiano. Ma dalla documentazione emerge in modo nitido che nessuno aveva disposto l’uscita della V5006 per il caicco: l’unità era già in servizio dalle 20.00 per attività antimmigrazione, con un ordine disposto il giorno precedente. Un particolare ben annotato nella scheda dell’attività aeronavale del 25 febbraio 2023 (conclusa il giorno successivo) del Reparto operativo di Vibo Valentia. Categoria: «Immigrazione clandestina». E nella riga dedicata all’uscita dal porto della V5006 si legge: «Molla gli ormeggi di Crotone per inizio crociera». Si trattava quindi di un’attività di pattugliamento per contrastare gli sbarchi illegali. La relazione non contiene omissioni, contrariamente a quanto ipotizzato da Repubblica, neanche a proposito dei soccorsi a terra. i veri colpevoliLa Guardia di finanza riporta il contenuto del brogliaccio: «Contattata la Capitaneria di porto di Reggio Calabria, riferisce di essere a conoscenza del natante (tramite la stessa comunicazione di Frontex, ndr). Attualmente non hanno disposto alcuna imbarcazione. In caso di necessità faranno uscire unità di Crotone». Oltre all’attività di law enforcement in atto, insomma, era pronto anche l’intervento per il soccorso. La situazione, però, è precipitata per una manovra azzardata degli scafisti che, nella speranza di arrivare a terra in un luogo isolato in cui far sbarcare in modo illegale i migranti, hanno virato maldestramente verso la spiaggia di Steccato, incagliando la chiglia nella sabbia e facendo andare in pezzi il caicco. Allegati all’informativa possiamo vedere i volti dei mercenari che hanno causato la strage: agli atti ci sono infatti i documenti d’identità recuperati dagli operatori della Guardia di finanza e utilizzati per individuare e arrestare i trafficanti di esseri umani. Ma torniamo agli eventi di quella notte.È a partire dalle 3.55, dopo che i radar hanno cominciato a segnalare il sospetto tentativo di sbarco (come sottolineato nel brogliaccio), che viene disposta la partenza di più unità navali. La Sala operativa delle Fiamme gialle avvisa i comandi provinciali di Crotone e Catanzaro per organizzare le pattuglie a terra. La stessa comunicazione viene inviata a Carabinieri e Polizia di Stato. L’allarme parte quindi dalla Guardia di finanza alle 3.55, ovvero dopo che alle 3.40 era stato comunicato alla Capitaneria di porto che non era stato possibile rintracciare il target (l’unica posizione di cui si era in possesso fino a quel momento era quella del velivolo di Frontex, che risaliva alle 22.30). Alle 4.45 le pattuglie si dirigono verso Steccato di Cutro.E alle 5.35 una delle motovedette comunica di «aver localizzato presso la foce del fiume Tacina una imbarcazione arenata e circa 40 migranti sulla spiaggia». I carabinieri erano già sul posto. E ormai la spiaggia di Steccato si era trasformata nel teatro della tragedia. Nella Sala operativa della Guardia di finanza certificano, attraverso il brogliaccio, che «sul posto vi sono due pattuglie dei carabinieri e una ambulanza. L’imbarcazione risulta essere gravemente danneggiata e i migranti necessitano di cure mediche». Da quel momento in poi comincia la conta delle vittime dell’ennesima truce fatalità del mare.
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