2023-02-01
Altro «successo» della Cartabia: Genovese ottiene lo sconto di pena
La riforma dell’ex ministro fa nuovi danni: non facendo appello, l’ex magnate condannato per stupro starà dentro meno di 7 anni.La riforma Cartabia del processo penale continua a scatenare polemiche e critiche, anche perché penalizza le vittime di violenze. E testimonia ancora una volta come la riforma, voluta dal governo di Mario Draghi per alleggerire e velocizzare gli uffici giudiziari, sia ancora troppo lacunosa e presenti notevoli carenze non solo in casi di associazione a delinquere di stampo mafioso ma soprattutto in quelli di violenze. Per di più in Italia c’è ancora difficoltà nel capire i margini di applicazione della riforma, firmata da un ex presidente della Corte Costituzionale. La Cassazione ha pubblicato nelle scorse settimane un vademecum per permettere a magistrati e avvocati di comprendere meglio i cambiamenti. Ma le 361 pagine della suprema Corte muovono anche critiche e dubbi alla legge, che aumentano dopo le modifiche introdotte nei giorni scorsi dal ministro di Grazia e giustizia, Carlo Nordio. Il quale ha approvato un disegno di legge volto a introdurre norme in materia di procedibilità d’ufficio (per tutti i reati per i quali sia contestata l’aggravante del «metodo mafioso») o della finalità di terrorismo o di eversione e di arresto obbligatorio in flagranza (anche in mancanza della querela, quando la persona offesa non è presente o prontamente rintracciabile). Dopo le polemiche delle scorse settimane, con uno stupratore condannato in via definitiva che ha beneficiato della riforma per evitare il carcere, ieri è stato il turno di Alberto Genovese, l’imprenditore milanese condannato a 8 anni e 4 mesi per due casi di violenza sessuale e anche per spaccio di droga. Genovese, che aveva chiesto il rito abbreviato in primo grado, ha deciso di rinunciare all’appello. E grazie alla riforma Cartabia ha ottenuto uno sconto di un sesto della pena che scatta in automatico in caso di mancata impugnazione. Così, il gup di Milano Chiara Valori ha ricalcolato, sulla base di quanto già scontato per la misura cautelare (poco più di due anni), un residuo da scontare pari a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni. Sarà ora l’ufficio esecuzioni della Procura a dover emettere un ordine di esecuzione. In teoria dovrebbe ritornare in carcere, ma la difesa chiede che l’imprenditore di Terrazza Sentimento prosegua il suo percorso di recupero in una comunità di recupero per i suoi problemi di tossicodipendenza dalla cocaina. I reati di violenza sessuale non permettono pene alternative, o comunque sono molto difficili da ottenere, ma gli avvocati di Genovese (Luigi Isolabela e Davide Ferrari) potrebbero far valere gli anni già passati in carcere. Insomma, tra un cavillo e l’altro (tra cui gli sconti di pena per attività rieducativa), il fondatore di Facile.it, che vanta un patrimonio da 200 milioni di euro, potrebbe espiare molto in fretta la sua condanna. Nel frattempo, una delle vittime ha presentato un ricorso in appello con la richiesta di risarcimento danni per poco più di due milioni di euro. Gliene erano stati riconosciuti 50.000 in primo grado, ma il legale, calcolando i danni psichici, fisici, morali e anche patrimoniali «per incapacità lavorativa specifica permanente nella misura percentuale del 40%», ha deciso di richiedere la stessa cifra iniziale. Se Genovese sconterà almeno in parte la sua pena in carcere, così non è successo per un uomo che è stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale sulla figlia undicenne della compagna. Grazie ai benefici della Cartabia non andrà mai in carcere. Nel 2011 l’uomo era stato condannato a 6 anni di carcere, ma dopo l’introduzione della riforma ha potuto concordare la pena in appello a 3 anni e 8 mesi, che, essendo sotto i 4 anni, permette di restare ai domiciliari. Che ci fosse un problema nell’applicazione della Cartabia e nei reati di violenza di genere era già noto ai penalisti lo scorso anno. La scorsa settimana il Procuratore capo di Ascoli Piceno Umberto Monti ha lanciato l’allarme. Ha chiarito come sia «urgente e necessario per evitare una perdita di credibilità per il sistema penale, abrogare subito tutta la parte della riforma Cartabia che riguarda la procedibilità a querela». Ma soprattutto ha invitato il legislatore e il governo a «ripensare seriamente tutto il resto di questa pessima riforma e i suoi arzigogoli procedurali che allontanano l’accertamento del fatto e rendono del tutto evanescente la certezza della pena». Cosa che si sta verificando ormai da un mese nelle aule di giustizia italiane. Ma oltre ai nuovi benefici di cui sembrano godere condannati e imputati, la riforma non sta neppure funzionando nell’alleggerimento del lavoro nei tribunali come nello snellire i tempi del processo. A Como, in un palazzo di giustizia che da anni soffre di carenze del personale, diverse udienze sono state rinviate al 2024 per l’introduzione della nuova udienza predibattimentale. In pratica si rischia di aspettare più di un anno e mezzo per assistere alla prima udienza dopo la chiusura indagini. E questo problema sta riguardando anche semplici casi di furto. Come ricordava nei giorni scorsi sulla Provincia di Como l’avvocato Edoardo Pacia, «la politica non fa i conti con l’effettiva realtà del mondo giudiziario utilizzando “coperte sempre troppo corte». I tempi dei processi, quindi, nei tribunali che hanno sofferenza di organico, rischiano di allungarsi. La stessa Cassazione, nel suo vademecum, ricorda come per «il successo della riforma» i giudici «contino su assetti organizzativi efficienti, utili ad evitare la vanificazione del percorso processuale[..]». Perché sembra «delinearsi un quadro […] di non agevole gestione […]». Ce ne siamo accorti.