2021-07-27
Le mire della Cartabia sul Colle salveranno la faccia ai 5 stelle
La Guardasigilli si smarca dal premier e apre alla «improcedibilità» per i reati di mafia e terrorismo: teme danni d'immagine. Giuseppe Conte incassa la vittoria ma deve rinunciare al pugno duro sulla corruzione. E Forza Italia vuole l'abolizione dell'abuso d'ufficio Dopo un fine settimana di contatti ripetuti tra Mario Draghi e Giuseppe Conte, all'inizio della settimana decisiva arriva l'offerta del ministro Marta Cartabia: niente improcedibilità per mafia e terrorismo, come per i reati da ergastolo. Ma il Movimento 5 stelle dovrà verosimilmente ammainare una sua storica bandiera come quella della lotta alla corruzione come reato gravissimo, sulla quale è rimasto solo. E anzi, sempre in tema di delitti contro la pubblica amministrazione, Forza Italia è passata al contrattacco sull'abuso d'ufficio, reato «fisarmonica» che Silvio Berlusconi da tempo, insieme a larga parte dell'avvocatura e dei sindaci, chiede sia abolito.Anche se il premier Draghi era sembrato abbastanza impermeabile ai duri avvertimenti dei magistrati antimafia sui possibili effetti sui processi del maxiemendamento di governo, Marta Cartabia invece aveva da qualche giorno più di un dubbio. Non di natura tecnica, raccontano al ministero di Via Arenula, dove restano convinti che i pericoli paventati da toghe eccellenti come Federico Cafiero De Raho (procuratore nazionale Antimafia) e Nicola Gratteri (procuratore capo di Catanzaro) siano immotivati, ma di natura più che altro politica e d'immagine. Se nei prossimi mesi dovesse per caso saltare, anche per un cavillo o una svista procedurale, un qualunque processo di mafia, scoppierebbe uno scandalo anche superiore a quello delle scarcerazioni dei boss esploso tra le mani dell'ex ministro Alfonso Bonafede. E per un personaggio come la Cartabia, accreditata di molte chance per la corsa al Quirinale, sarebbe davvero un incidente micidiale quello di un processo per mafia che saltasse per colpa di una riforma che porta il suo nome. Così ieri pomeriggio è andata da Draghi e ha messo a punto la concessione a M5s.Così, Giuseppe Conte ha avuto un compito meno difficile del previsto, nel fine settimana, nel portare a casa l'apertura su mafia e terrorismo. I reati che rientrano in queste due famiglie di delitti saranno quindi trattati come quelli da ergastolo (come l'omicidio volontario o il sequestro di persona a scopo di estorsione) e sfuggiranno alla tagliola della «improcedibilità» (che non estingue il reato, ma ferma la macchina della giustizia) già alla sentenza di primo grado. Va detto anche che la corsia preferenziale stabilita dalla legge di riforma per i processi con imputati in carcere preventivo, di fatto, rendeva già molto difficile far dichiarare improcedibile un procedimento per mafia o terrorismo, reati per i quali difficilmente si aspetta la sentenza a piede libero. Tuttavia, ha nettamente prevalso la paura, anche mediatica, che possa andare per aria anche un solo processo di mafia. Senza contare, poi, che se sull'inchieste di mafia a volte si registrano polemiche politiche vivaci, sul terrorismo, e ancor più su quello di matrice internazionale, si rischiano anche figuracce mondiali e c'è in ballo la sicurezza nazionale.A dare la conferma ufficiale di una mediazione ormai prossima al successo è stato il capogruppo di M5s in commissione Giustizia alla Camera, il siciliano Eugenio Saitta. «Accolgo positivamente la notizia dell'apertura della ministra della giustizia, Marta Cartabia, in merito alla questione dell'improcedibilità per i reati di mafia e di terrorismo», ha annunciato Saitta, usando toni molto soft: «Sin dal principio, noi del movimento 5 stelle abbiamo segnalato l'esistenza di problemi tecnici legati alla riforma, soprattutto in tema di sicurezza nazionale, un tema quest'ultimo su cui sono arrivati numerosi rilievi da parte di esperti e addetti ai lavori».Tra gli altri deputati 5 stelle che seguono la trattativa, prima ancora di vedere il testo scritto dell'apertura portata a casa da Conte, prevale l'ansia di sottolineare come si stia disinnescando una mina sulla strada della rinascita del Movimento e che, a questo punto, «può partire davvero l'era Conte». E in effetti, con Draghi pronto a mettere la fiducia sulla giustizia all'inizio della settimana prossima (sul provvedimento che dovrebbe essere approvato venerdì), Conte era davvero in cul de sac. Pochi deputati lo avrebbero seguito sulla strada di una crisi di governo e lo stesso Beppe Grillo, giurano i bene informati, avrebbe continuato a mandare messaggi tranquillizzanti al premier. Per non parlare di Luigi Di Maio, che ai suoi ha suggerito di tenere il punto solo sui reati di mafia, ma di lasciar perdere il resto perché «dobbiamo smettere di litigare al nostro interno».Se andrà in porto l'intesa, però, per i 5 stelle resta una sconfitta non da poco su corruzione e dintorni, che invece per la Cartabia devono restare reati puniti come gli altri e non trattati come quelli più gravi. Anche perché qui, al di là della propaganda politica, ci sarebbe un evidente rischio di incostituzionalità per disparità di trattamento. E un altro dispiacere per i grillini arriva da Forza Italia, che con una serie di subemendamenti insiste sull'abolizione del reato di abuso d'ufficio, fattispecie piuttosto vaga, ma che tiene lontano dagl'incarichi amministrativi centinaia di cittadini onesti e capaci.