
Alla Fondazione andrà un suo fedelissimo. Siglata l'intesa con l'Università di Tel Aviv.Mentre l'ex ministro Luca Lotti è impegnato a leggere i giornali che lo vedono protagonista di molte telefonate della vicenda bollente del Csm e il senatore semplice di Scandicci, Matteo Renzi, prende aerei per andare e tornare dai Paesi del Golfo, dalla Cina e dalla Corea dove ormai fa il conferenziere, zitto zitto Marco Carrai - il braccio destro del Renzi modello premier - blinda il capoluogo fiorentino. Il motivo del contendere è la Fondazione CrFirenze il cui vertice è scaduto. A lasciare è l'avvocato Umberto Tombari, un tempo molto vicino a Maria Elena Boschi e Francesco Bonifazi (hanno entrambi lavorato nel suo studio legale) e oggi vicepresidente dell'Acri e dunque guzzettiano doc. Per prendere il suo posto concorrevano fino all'altro ieri Luigi Salvadori, presidente della Confindustria locale e l'ex numero uno della Fondazione, Jacopo Mazzei. Tutti e due (soprattutto il primo) sono sostenuti dal sindaco Dario Nardella, le cui mosse sono ben coordinate dal renzianissimo Marco Carrai, che della CrFirenze è anche consigliere. Il terzo candidato si chiamava Giuseppe Morbidelli. Docente di diritto amministrativo alla Sapienza e anch'egli conoscitore dell'Ente avendo presieduto la banca in passato prima che entrasse nell'orbita di Intesa.Il suo incarico garantirebbe - dicevano in città - l'autonomia dell'Ente in piena direttiva di Giuseppe Guzzetti. Il numero uno dell'Acri e di Cariplo uscito dai giochi, prima di annunciare l'addio ha dettato una serie di regole per fare in modo che la politica stia il più possibile lontana dalle fondazioni bancarie. Il Giglio magico non è rimasto intimorito e ha portato a casa un successo. Dei tre candidati ne è rimasto uno solo. Si tratta di Salvadori, il più vicino al duo Carrai-Nardella. In una intervista rilasciata al quotidiano economico Mf, Tombari ha più volte sottolineato l'importanza di mantenere indipendente un Ente che vale ogni anno circa 30 milioni di euro di erogazioni e vanta un patrimonio di due miliardi di euro. Il nome del nuovo numero uno sarebbe dovuto nascere da una lunga procedura in grado di coinvolgere i 22 membri del consiglio d'indirizzo. Metà scelti dagli Enti competenti e metà dall'assemblea dei soci. Così è stato nella forma, forse la sostanza è stata molto semplificata.A questo punto resta da chiedersi quali saranno le prossime mosse. Il controllo dell'Ente potrà in futuro consentire attività mirate sulla città. Le mire sono infatti indirizzate a rafforzare il controllo della famosa Fortezza da Basso, la location che ospita Pitti Uomo e che è controllata da Firenze Fiera. La Verità aveva già affrontato questo tema. Infatti, già nel 2015 il salotto fiorentino aveva provato a portare alla Fortezza il G7. Un modo per attirare sul posto tutti i fondi necessari all'evento internazionale. Con i soldi sarebbe stata rimessa a nuovo l'intera struttura e una volta passato l'evento la Fortezza sarebbe rimasta a beneficio di Firenze Fiera, Pitti e il salotto magico. Quattro anni fa a Carrai il colpo non era andato in porto. Ma adesso la CrFirenze sarebbe il mezzo ideale. Nel frattempo lo zampino e l'idea di Carrai si vede da un mega accordo passato sotto silenzio sulla stampa nazionale. Il più grande ateneo israeliano (ricordiamo che Carrai è console onorario di Tel Aviv a Firenze) ha deciso di aprire una sua sede a Firenze per avviare corsi di cybersecurity. E lo fa con un accordo siglato la scorsa settimana proprio con CrFirenze. La sede scelta è l'ex granaio della caserma Cavalli. Il progetto è ottimo. Ne beneficeranno la città, gli studenti che potranno accedere a master, corsi e sicuramente ne beneficerà anche Carrai che da tempo ha lanciato una carriera sul tema cyber e sui rapporti con lo Stato d'Israele. Da tempo Carrai studia anche i rapporti con il Qatar e i temi della sicurezza che riguardano quell'area del Golfo. Con l'università fa un salto in avanti.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.






