2022-07-25
Caro Zingaretti, parlate di stabilità e lei si dimette
Caro Nicola Zingaretti, le scrivo questa cartolina perché ho letto che avrebbe intenzione di dimettersi da presidente del Lazio per farsi eleggere in Parlamento. Dicono i bene informati che resta un unico dubbio, e cioè se lei si dimetterà a fine agosto o a fine settembre, cioè prima o dopo le elezioni. In ogni caso la regione (...)(...) che oggi lei amministra andrebbe a elezioni anticipate. E la cosa mi sorprende non poco. Lei sta per candidarsi in un partito che negli ultimi giorni si è riempito la bocca con la parola stabilità. Che ha ripetuto mille volte che è da irresponsabili anticipare le elezioni, anche solo di qualche mese. Che bisogna fare di tutto per mantenere in piedi i governi sino alla fine del mandato. E poi, questo partito, nella regione Lazio fa cascare un governo e manda tutti a elezioni anticipate solo per darle una poltrona in Parlamento?Se non altro il governo Draghi è caduto per una crisi seria. Alla Regione Lazio, invece, non c’è nessuna crisi. La maggioranza è stabilissima. Le elezioni anticipate sarebbero proclamate solo nel suo interesse personale. Molto egoistico, mi lasci dire. Lei aveva chiesto i voti agli elettori laziali proponendo cinque anni di governo: perché se ne va prima ? Perché c’è uno strapuntino che le fa più comodo? E le sembra serio? Quando nel marzo 2021 si era dimesso dalla carica di segretario Pd aveva detto che si vergognava perché «nel partito si pensa solo alle poltrone». Beh, e lei a cosa sta pensando?Esattamente un anno fa, alla fine di una lunga intervista su Sette del Corriere della Sera, le chiesero se avrebbe fatto il parlamentare. E lei rispose: «Non lo so. Prima lo spirito di servizio». Lo spirito di servizio? E quale servizio è, mandare una regione a elezioni anticipate per un seggio in Parlamento? Forse anche questo fa parte dell’operazione simpatia, come la chiamava Striscia La Notizia, prendendo di mira i suoi strafalcioni: «Ci vuole un confronto prurale», «faremo la riforma piscale», con una «rete disfusa» senza «avere paura». Una volta lei volle celebrare il presidente Mattarella: pubblicò sui social una foto tarocca. Un’altra (1 maggio 2020) volle rendere omaggio ai lavoratori della sanità e lo fece pubblicando una foto di medici cinesi. Sono cose che capitano. O che tapitano, come direbbe lei. Diplomato odontotecnico senza aver mai ricostruito un molare, iscritto a lettere dove è riuscito a dare soltanto tre esami, nella sua vita lei non ha mai svolto un vero lavoro. A metà degli anni Ottanta era già segretario della sezione romana della Fgci, poi da lì ha scalato tutti i gradini della carriera politica. Come stratega di partito si ricordano alcune sue geniali intuizioni, come quando disse «Conte è il punto di riferimento dei progressisti». Si è vista com’è finita. Come governatore della Regione si ricordano alcune sue geniali uscite, come quando nel febbraio 2020 arrivò a Milano per l’aperitivo con la parola d’ordine «non fermarsi, normalità». Pochi giorni dopo era a letto con il Covid. E come amministratore del denaro pubblico si ricordano alcuni suoi geniali investimenti come gli 11 milioni di euro buttati per mascherine e tute mai arrivati. Aveva affidato gli acquisti a una ditta di lampadine e a un’azienda di prodotti per il benessere sessuale e poi si è stupito perché l’affare non è andato a buon fine. Ora l’ultima trovata geniale: si prepara a calpestare una regione per soddisfare le sue egoistiche ambizioni. Che lo spirito di servizio sia con con lei. E con la sua poltrona.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)