2023-01-30
Caro Tridico (o Triplico), è ora della pensione
Caro Pasquale Tridico, caro presidente dell’Inps, le scrivo questa cartolina perché mi è venuto un dubbio: non sarà mica di nuovo sotto attacco degli hacker?Ricorda? Eravamo in piena pandemia, aprile 2020. Gli italiani bloccati in casa aspettavano gli aiuti del governo come manna dal cielo. E il sito dell’istituto, poco adeguato tecnologicamente, andò in tilt. Allora lei, non sapendo che pesci pigliare, scelse la strada più creativa: «Sono stati gli hacker», disse. Forse anche Zagor, l’Uomo Mascherato e gli alieni di Alpha Centauri. Era una balla, ovviamente. Ma nei giorni scorsi, dopo aver letto il documentato articolo della nostra Camilla Conti sulla macchina dell’Inps andata in tilt, mi è venuto il sospetto: non è che sono tornati quei maledetti hacker che si ostinano a fermare il suo genio?Siamo seri: ormai lei è da quattro anni all’Inps, e se volessimo fare il bilancio della sua gestione dovremmo portare i libri in tribunale. Insieme a Di Maio e a Mimmo Parisi (l’americano piovuto all’Anpal) si è intestato il reddito di cittadinanza, che per lei è «la più grande opera sociale mai realizzata in Italia». Definizione perfetta, non mancasse un piccolo dettaglio: e cioè che è stata realizzata male. Malissimo. E lei, che non ha vigilato sul modo in cui sono stati spesi i soldi, è uno dei principali responsabili del fallimento. Ora non si capisce perché, mentre Di Maio e Parisi sono già in archivio, lei continua a restare abbarbicato alla poltrona. Che aspetta a chiedere scusa e andarsene? Fra l’altro, pure sul resto non lascia nelle stanze dell’Inps ricordi memorabili. Il caos della macchina organizzativa che abbiamo denunciato lo dimostra. Anche la gestione immobiliare non ha registrato miglioramenti, tanto che sul sito dell’ente continua a brillare quell’imbarazzante dato degli oltre 18.000 immobili vuoti e abbandonati che appesantiscono i conti dell’ente. I ritardi nei pagamenti continuano peggio di prima, come dimostra il caso esploso a Torino solo poche settimane fa. Possibile che non sia riuscito a intervenire su nulla? Di lei, in questi quattro anni, si ricordano soltanto poche dichiarazioni. Come quando si vantò per la mole di aiuti distribuiti dall’Inps. Il giornale, pensando di farle un favore, sintetizzò con un titolo forte: «Tridico: stiamo riempiendo di soldi gli italiani». Poche settimane dopo si seppe che, nel frattempo, era triplicato il suo stipendio. E molti si chiesero: stiamo riempiendo di soldi gli italiani o le tasche del presidente Inps? Per me allora smise di essere Tridico e diventò Triplico. Ricordo una sua commovente intervista su Panorama in cui raccontava la storia del calabrese povero e arrivato al master di Brighton, figlio di un guardiano di vacche sordomuto che deve tutto allo Stato sociale, emigrante emarginato a Torino che ha conquistato l’università del Sussex. Tutto molto bello, se solo avesse portato qualche risultato, oltre che nei sui bilanci, anche nei nostri. Invece, così non è. «Non fosse stato per il welfare avrei fatto il lavapiatti», disse allora. E capisco che per lei sarebbe stata una bella differenza. Ma per noi, le assicuro, no.