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2020-10-19
Cardani lascia un Agcom piena di conflitti di interessi e ricorsi al Tar
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Sergio Mattarella e Angelo Maria Cardani (Ansa)
E' passato appena un mese dall'insediamento di Giacomo Lasorella come nuovo Presidente di Agcom. Ma già le acque iniziano a essere agitate nell'autorità garante per le comunicazioni. Il governo di Giuseppe Conte e in particolare il Mise di Stefano Patuanelli, hanno chiesto un'inversione di rotta rispetto alla presidenza di Angelo Maria Cardani, ex numero uno di Agcom, in carica per quasi 8 anni, anche perché nominato daIl'ex premier Mario Monti. Sul tavolo di Lasorella c'è una lunga lista di nodi da sciogliere, eredità della precedente amministrazione.
Al di là della scelta di un nuovo segretario generale che va nominato entro 6 mesi (Cardani è riuscito a nominarne uno interno in piena emergenza sanitaria, in assenza di altre alternative, ovvero Nicola Sansalone), preoccupano alcuni conflitti interni che sono finiti addirittura davanti al Tar e alcune decisioni controverse che rischiano di aumentare notevolmente il numero dei ricorsi ai giudici amministrativi. Per di più va anche sottolineato che l'attuale direttore delle risorse umane, Arturo Ragozini, ingegnere per le telecomunicazioni, fu nominato sempre da Cardani nell'estate del 2019 in assenza di alternative, solo pochi giorni prima dell'inizio del periodo di "prorogatio" del Consiglio Agcom causato dalla mancata nomina dei successori da parte del Parlamento.
Uno dei casi più clamorosi, finito persino in alcune interrogazioni parlamentari dei 5 Stelle, è quello del capo della comunicazione di Agcom che per diversi mesi dall'assunzione aveva continuato a gestire un ristorante al centro di Roma frequentato anche da colleghi e commissari dell'Autorità come se nulla fosse. In un'interrogazione del 2018, infatti, il senatore Alberto Airola (membro della commissione di Vigilanza Rai) denunciava l'assunzione tramite un dubbio concorso nel 2017 di Davide Nebiolo, attuale capo comunicazione di Agcom. Infatti, subito, tra i partecipanti al concorso vi fu un ricorso al Tar, «dove emergeva che il dottor Nebiolo, sin dal momento della candidatura, era, oltre che socio, anche amministratore unico di Nest, una società commerciale che gestiva l'omonimo noto ristorante sito nel centro storico di Roma. Inoltre Nebiolo, risultava essere anche "liquidatore" di un'altra società di capitali, la Pnr Comunicazione Srl in liquidazione. Si tratta di società che esercita attività verosimilmente regolata da Agcom e per questo incompatibile con l'assunzione di ruoli dirigenziali nell'Autorità, a norma dell'art. 9, comma 2, del decreto legislativo del 2013».
Secondo i 5 Stelle quel contratto di lavoro doveva essere nullo e si aspettavano un intervento dell'anticorruzione interna di Agcom. Ma in questi 2 anni, nonostante le evidenze non è successo niente, non è stata sufficiente neanche una sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato l'irregolarità della procedura seguita, del maggio del 2020 dando ragione alla ricorrente. Un altro caso, censurato pesantemente sempre dal Tar, è quello che coinvolge sia il direttore dello sviluppo dei servizi digitali Camilla Sebastiani (quello che dovrebbe sovrintendere allo sviluppo della banda larga per intenderci) sia il direttore delle relazioni internazionali Antonello De Tommaso. Un funzionario ha accusato entrambi di mobbing e conflitto di interessi perché avrebbero favorito un altro funzionario, alle dipendenze dello stesso direttore dei servizi digitali, per un incarico internazionale nonostante fosse un neoassunto e privo di esperienza internazionale. E' il compagno della sorella, ovvero Giorgio Corda, fidanzato con Giulia Sebastiani che è direttore generale di Colt Telecom, nota azienda impegnata proprio nel business della banda larga. Anche qui l'anticorruzione interna non si è mai interessata della situazione, nota a tutto il personale interno.
Ci sarà poi un altro probabile nuovo ricorso al Tar da parte del Codacons, perché il presidente Carlo Rienzi è stato bocciato proprio da Cardani come possibile componente del Cnu (Consiglio nazionale degli utenti). Tra i consiglieri della vecchia amministrazione, Francesco Posteraro e Antonio Nicita c'è chi aveva consigliato di affidare il rinnovi alla gestione Lasorella. Ma Cardani e il consigliere Mario Morcellini sono andati avanti per la loro strada. E così dall'analisi degli atti di nomina è emerso che un dirigente interno della tutela dei consumatori, Enrico Cotugno, già componente della Commissione incaricata di predisporre l'esclusione dei soggetti non graditi, ha fatto nominare Vincenzo Franceschelli, con cui ha scritto un libro, «La tutela dei consumatori in internet e nel commercio elettronico» ancora in vendita. Inoltre, come se non bastasse, tra i nominati nel Cnu ci sono anche 2 suoi, per tanti anni, ex diretti collaboratori e quindi anche dipendenti dell'autorità, Emilia Visco e Mariano Baldi. Ovviamente l'anticorruzione interna, anche in questo caso, non si è accorta di niente.
A questo si aggiunge la situazione dei servizi postali, con gli stessi dirigenti da oltre 10 anni. Ad aprile un'interrogazione parlamentare sempre firmata dai 5 Stelle, denunciava come «Poste Italiane, per la prima volta nella sua storia, ha deciso in maniera del tutto autonoma di chiudere circa 250 uffici postali in alcune grandi città (tra queste Milano, Bari, Messina), nelle date del 28 dicembre 2019 e del 4 gennaio 2020, con la motivazione che in quei giorni si prevedeva una frequentazione ridotta, impedendo di fatto il servizio agli utenti». Per i senatori grillini: «l'attuale normativa non prevede che si possa in modo autonomo interrompere il servizio universale. Solo le istituzioni deputate a vigilare (il Ministero dello sviluppo economico e l'Agcom possono autorizzare la chiusura anche di un solo ufficio postale, per cause di forza maggiore. Se confermata, la decisione unilaterale di Poste Italiane, potrebbe configurare, ad avviso dell'interrogante, una interruzione di pubblico servizio».
Per il prossimo Natale poi, gli utenti nel malaugurato caso volessero cercare uffici postali in servizio, probabilmente dovrebbero aspettare chissà quanto l'apertura di un ufficio, perché Cardani ha deciso (Delibera 331/20/Cons) che Poste Italiane può aprire gli uffici postali anche con 40 minuti di ritardo rispetto all'orario di apertura, senza essere sanzionata, in barba alle numerose proteste di cittadini e associazioni dei consumatori . Ma ovviamente l'anticorruzione interna, che dovrebbe vigilare anche sulla rotazione degli incarichi, non si è accorta di niente. Per il resto continua ad imbarazzare, come sempre, la posizione dell'ex-segretario del Partito Radicale, Mario Staderini, nominato da Cardani a capo della Direzione tutela dei consumatori, solo dopo che il partito confluì elettoralmente nel Pd e che ha continuato a fare l'attivista radicale, anche dopo essere rientrato in Agcom. Tra i 5 Stelle e nel governo c'è chi spera che il nuovo presidente Lasorella e i nuovi Commissari riescano in breve tempo a riorganizzare l'organigramma lasciato da Cardani con tanti buchi e troppi piccoli interessi personale coltivati da anni sempre dagli stessi dirigenti e rendendo più credibile, trasparente e corretta un Autorità, la cui ultima presidenza è stata ritenuta da molti osservatori, di ogni colore politico, la peggiore dalla fondazione dal 1997 a oggi.
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A un mese di distanza dalla nomina del nuovo presidente Giacomo Lasorella, l'autorità garante per le comunicazioni si ritrova sul tavolo decine di vertenze contro la vecchia dirigenza. Dal caso del capo della comunicazione con quote in un ristorante fino agli incroci familiari nei servizi digitali, la lista è lunga. E' passato appena un mese dall'insediamento di Giacomo Lasorella come nuovo Presidente di Agcom. Ma già le acque iniziano a essere agitate nell'autorità garante per le comunicazioni. Il governo di Giuseppe Conte e in particolare il Mise di Stefano Patuanelli, hanno chiesto un'inversione di rotta rispetto alla presidenza di Angelo Maria Cardani, ex numero uno di Agcom, in carica per quasi 8 anni, anche perché nominato daIl'ex premier Mario Monti. Sul tavolo di Lasorella c'è una lunga lista di nodi da sciogliere, eredità della precedente amministrazione. Al di là della scelta di un nuovo segretario generale che va nominato entro 6 mesi (Cardani è riuscito a nominarne uno interno in piena emergenza sanitaria, in assenza di altre alternative, ovvero Nicola Sansalone), preoccupano alcuni conflitti interni che sono finiti addirittura davanti al Tar e alcune decisioni controverse che rischiano di aumentare notevolmente il numero dei ricorsi ai giudici amministrativi. Per di più va anche sottolineato che l'attuale direttore delle risorse umane, Arturo Ragozini, ingegnere per le telecomunicazioni, fu nominato sempre da Cardani nell'estate del 2019 in assenza di alternative, solo pochi giorni prima dell'inizio del periodo di "prorogatio" del Consiglio Agcom causato dalla mancata nomina dei successori da parte del Parlamento.Uno dei casi più clamorosi, finito persino in alcune interrogazioni parlamentari dei 5 Stelle, è quello del capo della comunicazione di Agcom che per diversi mesi dall'assunzione aveva continuato a gestire un ristorante al centro di Roma frequentato anche da colleghi e commissari dell'Autorità come se nulla fosse. In un'interrogazione del 2018, infatti, il senatore Alberto Airola (membro della commissione di Vigilanza Rai) denunciava l'assunzione tramite un dubbio concorso nel 2017 di Davide Nebiolo, attuale capo comunicazione di Agcom. Infatti, subito, tra i partecipanti al concorso vi fu un ricorso al Tar, «dove emergeva che il dottor Nebiolo, sin dal momento della candidatura, era, oltre che socio, anche amministratore unico di Nest, una società commerciale che gestiva l'omonimo noto ristorante sito nel centro storico di Roma. Inoltre Nebiolo, risultava essere anche "liquidatore" di un'altra società di capitali, la Pnr Comunicazione Srl in liquidazione. Si tratta di società che esercita attività verosimilmente regolata da Agcom e per questo incompatibile con l'assunzione di ruoli dirigenziali nell'Autorità, a norma dell'art. 9, comma 2, del decreto legislativo del 2013». Secondo i 5 Stelle quel contratto di lavoro doveva essere nullo e si aspettavano un intervento dell'anticorruzione interna di Agcom. Ma in questi 2 anni, nonostante le evidenze non è successo niente, non è stata sufficiente neanche una sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato l'irregolarità della procedura seguita, del maggio del 2020 dando ragione alla ricorrente. Un altro caso, censurato pesantemente sempre dal Tar, è quello che coinvolge sia il direttore dello sviluppo dei servizi digitali Camilla Sebastiani (quello che dovrebbe sovrintendere allo sviluppo della banda larga per intenderci) sia il direttore delle relazioni internazionali Antonello De Tommaso. Un funzionario ha accusato entrambi di mobbing e conflitto di interessi perché avrebbero favorito un altro funzionario, alle dipendenze dello stesso direttore dei servizi digitali, per un incarico internazionale nonostante fosse un neoassunto e privo di esperienza internazionale. E' il compagno della sorella, ovvero Giorgio Corda, fidanzato con Giulia Sebastiani che è direttore generale di Colt Telecom, nota azienda impegnata proprio nel business della banda larga. Anche qui l'anticorruzione interna non si è mai interessata della situazione, nota a tutto il personale interno. Ci sarà poi un altro probabile nuovo ricorso al Tar da parte del Codacons, perché il presidente Carlo Rienzi è stato bocciato proprio da Cardani come possibile componente del Cnu (Consiglio nazionale degli utenti). Tra i consiglieri della vecchia amministrazione, Francesco Posteraro e Antonio Nicita c'è chi aveva consigliato di affidare il rinnovi alla gestione Lasorella. Ma Cardani e il consigliere Mario Morcellini sono andati avanti per la loro strada. E così dall'analisi degli atti di nomina è emerso che un dirigente interno della tutela dei consumatori, Enrico Cotugno, già componente della Commissione incaricata di predisporre l'esclusione dei soggetti non graditi, ha fatto nominare Vincenzo Franceschelli, con cui ha scritto un libro, «La tutela dei consumatori in internet e nel commercio elettronico» ancora in vendita. Inoltre, come se non bastasse, tra i nominati nel Cnu ci sono anche 2 suoi, per tanti anni, ex diretti collaboratori e quindi anche dipendenti dell'autorità, Emilia Visco e Mariano Baldi. Ovviamente l'anticorruzione interna, anche in questo caso, non si è accorta di niente.A questo si aggiunge la situazione dei servizi postali, con gli stessi dirigenti da oltre 10 anni. Ad aprile un'interrogazione parlamentare sempre firmata dai 5 Stelle, denunciava come «Poste Italiane, per la prima volta nella sua storia, ha deciso in maniera del tutto autonoma di chiudere circa 250 uffici postali in alcune grandi città (tra queste Milano, Bari, Messina), nelle date del 28 dicembre 2019 e del 4 gennaio 2020, con la motivazione che in quei giorni si prevedeva una frequentazione ridotta, impedendo di fatto il servizio agli utenti». Per i senatori grillini: «l'attuale normativa non prevede che si possa in modo autonomo interrompere il servizio universale. Solo le istituzioni deputate a vigilare (il Ministero dello sviluppo economico e l'Agcom possono autorizzare la chiusura anche di un solo ufficio postale, per cause di forza maggiore. Se confermata, la decisione unilaterale di Poste Italiane, potrebbe configurare, ad avviso dell'interrogante, una interruzione di pubblico servizio». Per il prossimo Natale poi, gli utenti nel malaugurato caso volessero cercare uffici postali in servizio, probabilmente dovrebbero aspettare chissà quanto l'apertura di un ufficio, perché Cardani ha deciso (Delibera 331/20/Cons) che Poste Italiane può aprire gli uffici postali anche con 40 minuti di ritardo rispetto all'orario di apertura, senza essere sanzionata, in barba alle numerose proteste di cittadini e associazioni dei consumatori . Ma ovviamente l'anticorruzione interna, che dovrebbe vigilare anche sulla rotazione degli incarichi, non si è accorta di niente. Per il resto continua ad imbarazzare, come sempre, la posizione dell'ex-segretario del Partito Radicale, Mario Staderini, nominato da Cardani a capo della Direzione tutela dei consumatori, solo dopo che il partito confluì elettoralmente nel Pd e che ha continuato a fare l'attivista radicale, anche dopo essere rientrato in Agcom. Tra i 5 Stelle e nel governo c'è chi spera che il nuovo presidente Lasorella e i nuovi Commissari riescano in breve tempo a riorganizzare l'organigramma lasciato da Cardani con tanti buchi e troppi piccoli interessi personale coltivati da anni sempre dagli stessi dirigenti e rendendo più credibile, trasparente e corretta un Autorità, la cui ultima presidenza è stata ritenuta da molti osservatori, di ogni colore politico, la peggiore dalla fondazione dal 1997 a oggi.
Monterosa ski
Dopo un’estate da record, con presenze in crescita del 2% e incassi saliti del 3%, il sipario si alza ora su Monterosa Ski. In scena uno dei comprensori più autentici dell’arco alpino, da vivere fino al 19 aprile (neve permettendo) con e senza gli sci ai piedi, tra discese impeccabili, panorami che tolgono il fiato e quella calda accoglienza che da sempre distingue questo spicchio di territorio che si muove tra Valle d’Aosta e Piemonte, abbracciando le valli di Ayas e Gressoney e la Valsesia.
Protagoniste assolute dell’inverno al via, le novità.
A Gressoney-Saint-Jean il baby snow park Sonne è fresco di rinnovo e pronto ad accogliere i piccoli sciatori con aree gioco più ampie, un nuovo tapis roulant per prolungare il divertimento delle discese su sci, slittini e gommoni, e una serie di percorsi con gonfiabili a tema Walser per celebrare le tradizioni della valle. Poco più in alto, a Gressoney-La-Trinité, vede la luce la nuova pista di slittino Murmeltier, progetto ambizioso che ruota attorno a 550 metri di discesa serviti dalla seggiovia Moos, illuminazione notturna, innevamento garantito e la possibilità di scivolare anche sotto le stelle, ogni mercoledì e sabato sera.
Da questa stagione, poi, entra pienamente in funzione la tecnologia bluetooth low energy, che consente di usare lo skipass digitale dallo smartphone, senza passare dalla biglietteria. Basta tenerlo in tasca per accedere agli impianti, riducendo così plastica e attese e promuovendo una montagna più smart e sostenibile, dove la tecnologia è al servizio dell’esperienza.
Sul fronte di costi e promozioni, fioccano agevolazioni e formule pensate per andare incontro a tutte le tasche e per far fronte alle imprevedibili condizioni meteorologiche. A partire da sci gratuito per bambini sotto gli otto anni, a sconti del 30 e del 20 per cento rispettivamente per i ragazzi tra gli 8 e i 16 anni e i giovani tra i 16 e i 24 anni , per arrivare a voucher multiuso per i rimborsi skipass in caso di chiusura degli impianti . «Siamo più che soddisfatti di poter ribadire la solidità di una destinazione che sta affrontando le sfide di questi anni con lungimiranza. Su tutte, l’imprevedibilità delle condizioni meteo che ci condiziona in modo determinante e ci spinge a migliorare le performance delle infrastrutture e delle modalità di rimborso, come nel caso dei voucher», dice Giorgio Munari, amministratore delegato di Monterosa Spa.
Introdotti con successo l’inverno scorso, i voucher permettono ai titolari di skipass giornalieri o plurigiornalieri, in caso di chiusure parziali o totali del comprensorio, di avere crediti spendibili in acquisti non solo di nuovi skipass e biglietti per impianti, ma anche in attività e shopping presso partner d’eccellenza, che vanno dal Forte di Bard alle Terme di Champoluc, fino all’avveniristica Skyway Monte Bianco, passando per ristoranti di charme e botteghe artigiane.
Altra grande novità della stagione, questa volta dal respiro internazionale, l’ingresso di Monterosa Ski nel circuito Ikon pass, piattaforma americana che raccoglie oltre 60 destinazioni sciistiche nel mondo.
«Non si tratta solo di un’inclusione simbolica», commenta Munari, «ma di entrare concretamente nei radar di sciatori di Stati Uniti, Canada, Giappone o Australia che, già abituati a muoversi tra mete sciistiche di fama mondiale, avranno ora la possibilità di scoprire anche il nostro comprensorio». Comprensorio che ha tanto da offrire.
Sotto lo sguardo dei maestosi 4.000 del Rosa, sfilano discese sfidanti anche per i più esperti sul carosello principale Monterosa Ski 3 Valli - 29 impianti per 52 piste fino a 2.971 metri di quota - e percorsi più soft, adatti a principianti e bambini, nella ski area satellite di Antagnod, Brusson, Gressoney-Saint-Jean, Champorcher e Alpe di Mera; fuoripista da urlo nel regno imbiancato di Monterosa freeride paradise e tracciati di sci alpinismo d’eccezione - Monterosa Ski è il primo comprensorio di sci alpinismo in Italia. Il tutto accompagnato da panorami e paesaggi strepitosi e da un’accoglienza made in Italy che conquista a colpi di stile e atmosfere genuine. Info: www.monterosaski.eu.
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content.jwplatform.com
Dal foyer della Prima domina il nero scelto da vip e istituzioni. Tra abiti couture, la presenza di Pierfrancesco Favino, Mahmood, Achille Lauro e Barbara Berlusconi - appena nominata nel cda - spiccano le assenze ufficiali. Record d’incassi per Šostakovič.
Non c’è dubbio che un’opera dirompente e sensuale, che vede tradimenti e assassinii, censurata per la sua audacia e celebrata per la sua altissima qualità musicale come Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Dmítrij Šostakóvič, abbia influenzato la scelta di stile delle signore presenti.
«Quando preparo gli abiti delle mie clienti per la Prima della Scala, tengo sempre conto del tema dell’opera», spiega Lella Curiel, sessanta prime al suo attivo e stilista per antonomasia della serata più importante del Piermarini. Così ogni volta la Prima diventa un grande esperimento sociale, di eleganza ma anche di mise inopportune. Da sempre, la platea ingioiellata e in smoking, si divide tra chi è qui per la musica e chi per mostrarsi mentre finge di essere qui intendendosene. Sul piazzale, lo show comincia ben prima del do di petto. Le signore scendono dalle auto con la stessa espressione di chi affronta un red carpet improvvisato: un occhio al gradino e uno ai fotografi. Sono tiratissime, ma anche i loro accompagnatori non sono da meno, alcuni dei quali con abiti talmente aderenti che sembrano più un atto di fede che un capo sartoriale.
È il festival del «chi c’è», «chi manca» ma tutti partecipano con disinvoltura allo spettacolo parallelo: quello dei saluti affettuosi, che durano esattamente il tempo di contare quanti carati ha l’altro. Mancano sì il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, il presidente del Senato e il presidente della Camera ma gli aficionados della Prima, e anche tanti altri, ci sono tutti visto che è stato raggiunto il record di biglietti venduti, quasi 3 milioni di euro d’incasso.
Sul palco d'onore, con il sindaco Beppe Sala e Chiara Bazoli (in nero Armani rischiarato da un corpetto in paillettes), il ministro della Cultura Alessandro Giuli, l’applaudita senatrice a vita Liliana Segre, il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana accompagnato dalla figlia Cristina (elegantissima in nero di Dior), il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso, i vicepresidenti di Camera e Senato Anna Ascani e Gian Marco Centinaio e il prefetto di Milano Claudio Sgaraglia. Nero imperante, quindi, nero di pizzo, di velluto, di chiffon ma sempre nero. Con un tocco di rosso come per l’abito di Maria Grazia compagna di Giuseppe Marotta («è un vestito di sartoria, non è firmato da nessun stilista»), con dettagli verdi scelti da Diana Bracco («sono molto rigorosa»). Tutto nero l’abito/cappotto di Andrée Ruth Shammah («metto sempre questo per la Prima con i gioielli colorati di mia mamma»). E così quello di Fabiana Giacomotti molto scollato sulla schiena («è di Balenciaga, l’ultima collezione di Demna»).
Ma esce dal coro Barbara Berlusconi, la più fotografata, in un prezioso abito di Armani dalle varie sfumature, dall’argento al rosso al blu («ho scelto questo abito che avevo già indossato per celebrarlo»), accompagnata da Lorenzo Guerrieri. Fresca di nomina nel cda della Scala (voluta da Fontana), si è soffermata con i giornalisti. «La scelta di Šostakovič - afferma - conferma che la Scala non è solo un luogo di memoria: è anche un teatro che ha il coraggio di proporre opere che fanno pensare, che interrogano il pubblico, lo sfidano, e che raccontano la complessità del nostro tempo. La Lady è un titolo "ruvido", forte, volutamente impegnativo, che non cerca il consenso facile. È un'opera intensa, profonda, scomoda, ma anche attualissima per i temi che propone». E aggiunge: «Mio padre amava l'opera e ho avuto il piacere di accompagnarlo parecchi anni fa a una Prima. Questo ruolo nel cda l'ho preso con grande impegno per aiutare la Scala a proseguire nel suo straordinario lavoro». Altra componente del cda, Melania Rizzoli, in nero vintage dell’amica Chiara Boni, arrivata con il figlio Alberto Rizzoli. In nero Ivana Jelinic, ad di Enit, agenzia nazionale del Turismo. In blu firmato Antonio Riva, Giulia Crespi moglie di Angelo, direttore della Pinacoteca di Brera. In beige Ilaria Borletti Buitoni con un completo confezionato dalla sarta su un suo disegno. Letteralmente accerchiati da giornalisti, fotografi e telecamere Pierfrancesco Favino con la moglie Anna Ferzetti, Mahmood in Versace («mi sento regale») e Achille Lauro che dice quanto sia importante che l’opera arrivi ai giovani. Debutto lirico per Giorgio Pasotti mentre è una conferma per Giovanna Salza in Armani e ospite abituale è l’artista Francesco Vezzoli.
Poi, in 500, alla cena di gala firmata dallo chef 2 stelle Michelin nella storica Società del Giardino Davide Oldani. E così la Prima resta quel miracolo annuale in cui tutti, almeno per una sera, riescono a essere la versione più scintillante (e leggermente autoironica) di sé stessi.
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Guido Guidesi (Imagoeconomica)
Le Zis si propongono come aree geografiche o distretti tematici in cui imprese, startup e centri di ricerca possano operare in sinergia per stimolare l’innovazione, generare nuova occupazione qualificata, attrarre capitali, formare competenze avanzate e trattenere talenti. Nelle intenzioni della Regione, le nuove zone dovranno funzionare come poli stabili, riconosciuti e specializzati, ciascuno legato alle vocazioni produttive del proprio territorio. I progetti potranno riguardare settori differenti: manifattura avanzata, digitalizzazione, life science, agritech, energia, materiali innovativi, cultura tecnologica e altre filiere considerate strategiche.
La procedura di attivazione delle Zis è così articolata. La Fase 1, tramite manifestazione di interesse, permette ai soggetti coinvolti di presentare un Masterplan, documento preliminare in cui vengono indicati settore di specializzazione, composizione del partenariato, governance, spazi disponibili o da realizzare, laboratori, servizi tecnologici e prospetto di sostenibilità. La proposta dovrà inoltre includere la lettera di endorsement della Provincia competente. Ogni Provincia potrà ospitare fino a due Zis, senza limiti invece per le candidature interprovinciali. La dotazione economica disponibile per questa fase è pari a 1 milione di euro: il contributo regionale finanzia fino al 50% delle spese di consulenza per la stesura dei documenti necessari alla Fase 2, fino a un massimo di 100.000 euro per progetto.
La Fase 2 è riservata ai progetti ammessi dopo la valutazione iniziale. Con l’accompagnamento della Regione, i proponenti elaboreranno il Piano strategico definitivo, che dovrà disegnare una visione a lungo termine con orizzonte al 2050. Il programma di sviluppo indicherà le azioni operative: attrazione di nuove imprese e startup innovative, apertura o potenziamento di laboratori, creazione di infrastrutture digitali, percorsi formativi ad alta specializzazione, incubatori e servizi condivisi. Sarà inoltre definito un modello economico sostenibile e un sistema di monitoraggio basato su indicatori misurabili per valutare impatti occupazionali, tecnologici e competitivi.
I soggetti autorizzati alla presentazione delle candidature sono raggruppamenti pubblico-privati con imprese o startup come capofila. Possono partecipare enti pubblici, Comuni, Province, camere di commercio, università, centri di ricerca, enti formativi, fondazioni, associazioni e organizzazioni del terzo settore. Regione Lombardia avrà il ruolo di coordinatore e facilitatore. All’interno della direzione generale sviluppo economico sarà istituita una struttura dedicata al supporto dei territori: un presidio tecnico incaricato di orientare, assistere e valorizzare le progettualità, monitorando l’attuazione e la coerenza con gli obiettivi strategici.
Nel corso della presentazione istituzionale, l’assessore allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, ha dichiarato: «Cambiamo per innovare. Le Zis saranno il connettore dei valori aggiunti di cui già disponiamo e che metteremo a sistema, ecosistemi settoriali che innovano in squadra tra aziende, ricerca, formazione, istituzioni e credito. Guardiamo al futuro difendendo il nostro sistema produttivo con l’obiettivo di consegnare opportunità ai giovani». Da Confindustria Lombardia è arrivata una valutazione positiva. Il presidente Giuseppe Pasini ha affermato: «Attraverso le Zis si intensifica il lavoro a favore delle imprese e dei territori. Apprezziamo la capacità di visione e la volontà di puntare sui giovani».
Ogni territorio svilupperà la propria specializzazione, puntando su filiere già forti o sulla creazione di nuovi segmenti tecnologici. Il percorso non prevede limiti settoriali ma richiede sostenibilità economica e capacità di generare ricadute occupazionali misurabili.
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Kennedy Jr (Ansa)
D’ora in avanti, le donne che risultano negative al test per l’epatite B potranno decidere, consultando il proprio medico, se vaccinare o no alla nascita il proprio bambino. I membri che hanno votato a favore delle nuove raccomandazioni hanno sostenuto che il rischio di contrarre il virus è basso, e che i vaccini dovrebbero essere personalizzati.
Il gruppo di lavoro dell’Acip, rinnovato dallo scorso giugno dal segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr. ha suggerito di attendere almeno i 2 mesi di età per la prima dose. La vaccinazione continuerà a essere somministrata ai neonati di madri che risultano positive, o il cui stato di salute è sconosciuto. Il direttore facente funzioni dei Cdc, Jim O’Neill, ora dovrà decidere se adottare o meno queste raccomandazioni.
La commissione ha inoltre votato a favore della consultazione dei genitori con gli operatori sanitari, per sottoporre i figli a test sulla ricerca degli anticorpi contro l’epatite B prima di decidere se sia necessario somministrare altre dosi del vaccino. Attualmente, dopo la prima i bambini ricevono la seconda a 1-2 mesi di età e la terza tra i 6 e i 18 mesi.
Kennedy ha già limitato l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e raccomandato che i neonati vengano vaccinati separatamente contro la varicella. Susan Kressly, presidente dell’American academy of pediatrics, ha affermato che il cambiamento apportato dall’Acip renderà i bambini americani meno sicuri. «Esorto i genitori a parlare con il pediatra e a vaccinarsi contro l’epatite B alla nascita, indipendentemente dallo stato di salute della madre», è stato il suo appello.
Il presidente Donald Trump, invece, ha commentato soddisfatto l’esito della votazione. Con un post su Truth, venerdì sera aveva definito «un’ottima decisione porre fine alla raccomandazione sul vaccino contro l’epatite B per i neonati, la stragrande maggioranza dei quali non corre alcun rischio di contrarre una malattia che si trasmette principalmente per via sessuale o tramite aghi infetti. Il calendario vaccinale infantile americano richiedeva da tempo 72 “iniezioni” per bambini perfettamente sani, molto più di qualsiasi altro Paese al mondo e molto più del necessario. In effetti, è ridicolo! Molti genitori e scienziati hanno messo in dubbio, così come me, l’efficacia di questo “programma”».
Trump ha poi annunciato di avere appena firmato «un memorandum presidenziale che ordina al dipartimento della Salute e dei Servizi Umani di “accelerare” una valutazione completa dei calendari vaccinali di altri Paesi del mondo e di allineare meglio quello statunitense, in modo che sia finalmente radicato nel Gold Standard della scienza e del buon senso», ha concluso il presidente.
Prima del voto, questa settimana dodici ex dirigenti della Fda avevano contestato sul The New England journal of medicine la proposta di revisione delle approvazioni dei vaccini da parte dell’agenzia, sostenendo che i cambiamenti minacciano gli standard basati sulle prove, indeboliscono le pratiche di immunobridging (strategia scientifica e normativa che confronta i marcatori della risposta immunitaria indotti da un vaccino in diverse situazioni per stimare l’efficacia del vaccino) e rischiano di erodere la fiducia del pubblico.
A proposito della nota interna di Vinay Prasad, direttore della divisione vaccini della Food and drug administration (Fda), che dieci giorni ha sostenuto che «non meno di 10» dei 96 decessi infantili segnalati tra il 2021 e il 2024 al Vaers, il sistema federale di segnalazione degli eventi avversi da vaccino, erano «correlati» alle somministrazioni di dosi contro il Covid, i dodici si affannano a criticarla. «Prove sostanziali dimostrano che la vaccinazione può ridurre il rischio di malattie gravi e di ospedalizzazione in molti bambini e adolescenti», dichiarano. Dati che non risultano confermati da nessuno studio o revisione paritaria.
Sul continuo attacco alle scelte operate nel campo delle vaccinazioni dalla nuova amministrazione americana interviene il professor Francesco Cetta, ordinario di Chirurgia e docente di Intelligenza artificiale umanizzata presso lo Iassp (Istituto di alti studi strategici e politici). «Trump non è contro la scienza, come urla ad alta voce la sinistra nostrana», commenta. «Al contrario, pragmaticamente, per i problemi che non conosce, ha insediato nuove commissioni indipendenti di esperti, in grado di acclarare in tempi brevi, per quanto possibile, la verità su due argomenti particolarmente sensibili come le vaccinazioni e gli effetti dei cambiamenti climatici. E su che cosa si può fare in concreto per controllarli. Con quali costi e benefici per la comunità».
Il professore aggiunge: «Bisogna evitare le terapie a tappeto, indistintamente uguali per tutti, ma adattare ad ogni malato il suo trattamento come un “abito su misura”. In particolare, per alcune categorie come i bambini e le donne in gravidanza, bisogna valutare con attenzione vantaggi e svantaggi della somministrazione di ogni farmaco, incluso i vaccini, che determinano una perturbazione delle difese immunitarie individuali».
Considerazioni che dovrebbero essere fatte anche dal nostro ministero della Salute e dalle varie associazioni mediche che non ammettono revisioni dei metodi vaccinali.
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