2020-02-13
Carboni e Mureddu tornano sul luogo del delitto e cercano di piazzare grafene
I due tengono incontri riservati in diversi hotel di Arezzo, città dove entrambi sono a processo per riciclaggio e altri reati.Da qualche parte in Sardegna deve esistere una piscina simile a quella del film Cocoon, specializzata, però, nella remise en forme di anziani faccendieri. Il 10 marzo, presso il Tribunale di Arezzo, l'ottantottenne Flavio Carboni dovrà affrontare insieme con altre sei persone, tra cui il suo braccio destro e sedicente massone Valeriano Mureddu, la prima udienza del processo che li vede imputati con l'accusa di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, false dichiarazioni dell'Iva e dei redditi, false fatture, ricorso abusivo al credito bancario, riciclaggio, autoriciclaggio e ricettazione. La presunta cricca è alla sbarra per la scellerata gestione della Geovision srl, ditta aretina specializzata negli imballaggi di plastica e utilizzata per una cosiddetta frode carosello.banca etruriaEppure, nonostante i grattacapi giudiziari e l'età avanzata, il presunto fondatore della P3, già condannato in via definitiva a otto anni e sei mesi per il crac del Banco Ambrosiano e a sei anni e sei mesi in primo grado per associazione segreta, continua a cercare di fare affari nel capoluogo toscano, dove, nelle ultime settimane, è stato avvistato più volte in compagnia di Mureddu. Nel 2016 i due compari avevano avuto diversi incontri con Pier Luigi Boschi, padre dell'allora ministro Maria Elena. Grazie ai buoni uffici dell'uomo e del figlio Emanuele la Geovision poté aprire un conto, ottenere un anticipo fatture e far transitare soldi provenienti dalla Svizzera e destinati alla moglie di Carboni, Maria Laura Scanu Concas, a sua volta imputata. In quel periodo la coppia si lanciò in fantomatiche operazioni di salvataggio della Banca popolare dell'Etruria di cui Pier Luigi era allora vicepresidente, proponendo, attraverso un complice napoletano, Lorenzo Dimartino, anche l'intervento di un inesistente fondo del Qatar. Le intercettazioni dell'epoca rivelarono come i due si stessero dando un gran da fare per investire in presunti progetti legati al grafene, materiale dalla sua straordinaria versatilità utilizzato in numerose applicazioni, compreso il filtraggio dell'acqua. In realtà secondo il pm della Dda di Cagliari Guido Pani e gli specialisti del Gico della Guardia di finanza quell'industriosa attività serviva più che altro a riciclare e occultare denaro: in Sardegna Carboni è imputato (prima udienza del processo il 3 aprile) per associazione a delinquere finalizzata al trasferimento fraudolento di valori insieme con la compagna Antonella Pau, la moglie e Dimartino. Nello stesso procedimento figurano i nomi di altre sette persone (una sola ha chiesto il rito abbreviato), tra le quali il figlio Diego Carboni e l'avvocato d'affari Luisella Corda, accusate sempre di trasferimento fraudolento di valori. Le contestazioni ruotano intorno alla creazione di società estere ufficialmente destinate a investimenti nelle nanotecnologie in grafene e che, in realtà, sarebbero state costituite per «agevolare l'impiego di denaro di provenienza illecita». Le rogatorie hanno permesso di accertare un vorticoso giro di sigle farlocche e di capitali sociali che sarebbe servito a schermare parte del tesoretto di Carboni. Tra il 2014 e il 2015 vennero costituite a Londra la Exagon housing system ltd poi rinominata Exagon graphene system ltd, la Worlwide graphene limited con capitale sociale di 10 milioni di sterline, interamente versato, e la Gracom ltd, con lo stesso capitale sociale, successivamente rilevata dalla Worlwide graphene limited.Guardia di finanza Carboni in Sardegna, con la collaborazione di altri cinque coimputati, avrebbe aperto la Italgraphene, con sede legale nello studio della Corda, «al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale». Per i magistrati le quote societarie all'estero e i beni schermati in Italia (tra cui tre auto di lusso e un gommone da 65.000 euro) avrebbero un valore di circa 24 milioni di euro. Oggi l'interesse della banda per il grafene non sembra essere scemato. Anzi. Carboni, Mureddu, la Pau (imputata anche ad Arezzo) e l'avvocato Corda sono tornati in Toscana proprio per cercare, con l'aiuto di Mureddu, investitori per sviluppare ipotetici brevetti di nanotecnologie in grafene. A gennaio sono stati avvistati in un hotel a due passi da piazza Guido Monaco dove hanno soggiornato dal 20 al 24 del mese. La maggior parte degli incontri sono avvenuti nella hall dell'albergo o davanti all'ingresso quando c'era bisogno di maggiore riservatezza. Carboni ha lasciato l'hotel pochissime volte e sempre in compagnia di Mureddu. La combriccola, ad Arezzo, alloggia anche in altri alberghi e, nell'ultimo periodo, è stata avvistata almeno una volta al mese in città, dove è solita pranzare in un'osteria dai prezzi popolari a due passi dalla sede storica della vecchia Banca dell'Etruria e del Lazio. Le visite aretine del faccendiere non sono sfuggite agli investigatori della Guardia di finanza. Nel frattempo nel processo aretino due dei principali imputati hanno patteggiato, ammettendo di fatto i reati. Anche per questo non sarà facile per Carboni & C. essere scagionati dalle accuse. Ma la notizia non sembra aver tolto all'allegra brigata lo spirito di iniziativa.
Jose Mourinho (Getty Images)