2023-10-23
«Cosa rischia Israele entrando a Gaza»
Lucio Caracciolo (Imagoeconomica)
L’analista Lucio Caracciolo: «Hamas vuole la guerra dentro la Striscia e l’ha preparata. Gerusalemme può perdere molti uomini e non è chiaro quale sia il suo obiettivo geopolitico. Mosca e Pechino? Osservatori soddisfatti». Lucio Caracciolo -direttore di Limes, la più prestigiosa rivista di geopolitica in Italia - come dobbiamo immaginarci l’operazione di Israele dentro Gaza?«Un tentativo di quadrare il cerchio. Non vorrei essere nei panni di chi deve guidarla. Primo, perché deve affrontare una battaglia voluta e preparata da Hamas. Secondo, perché questa battaglia contraddice tutti i principi strategici e tattici di Israele inserendosi in un contesto di guerra quantomeno non breve, per non dire lunga, e con un rischio di perdita di forze proprie piuttosto elevato per un Paese piccolo e con delle forze armate relativamente numerose anche se bene addestrate. Terzo, soprattutto, perché manca l’obiettivo geopolitico. Non mi pare che Israele abbia deciso come gestire il dopo. Sento dire da rappresentanti del governo israeliano che vogliono tagliare il cordone ombelicale con Gaza. Questo si può ottenere in un solo modo. Cacciando i gazani da casa. Questo credo sia anche il senso dei bombardamenti prolungati. Togliergli la voglia di tornare lì. Il punto è… per mandarli dove?».Netanyahu potrebbe avere l’interesse ad una soluzione non veloce, così come Hamas? Più il conflitto dura più la comunità israeliana è costretta a stare unita sotto la bandiera con lui al comando…«Non scherziamo! Israele non è affatto unita intorno a Netanyahu che comunque non è al comando. Al comando ora ci sono i generali. Netanyahu può dare qualche orientamento, ma non decide lui. Quanto all’interesse al conflitto lungo, “più dura la guerra più duro io” è un ragionamento comprensibile. Ma tutti i dirigenti israeliani, a cominciare da quelli militari dell’intelligence, sanno che un minuto dopo la guerra dovrà dimettersi. In caso contrario vorrebbe dire che non ha sette vite ma addirittura otto».Il conflitto rischia di allargarsi all’Iran o è da lì che è partito?«Il rischio c’è ma è limitato al momento, perché gli attori che potrebbero allargarlo non credo lo vogliano in questa contingenza. Sicuramente non l’America. Probabilmente nemmeno l’Iran. E molto difficilmente Israele, che lo farebbe solo se la situazione diventasse davvero critica perché combatte su più fronti. A quel punto potrebbe coinvolgere l’America in una guerra con Teheran. L’Iran ha iniziato questo conflitto? Non lo so! Certo sappiamo che l’Iran arma e sostiene Hamas ma non sarebbe la prima volta che i cosiddetti proxies o clienti fanno di testa loro». Iran, Qatar, Hezbollah e Hamas da una parte e tutto il resto del mondo islamico dall’altra. Giusto? Due mondi che stanno fra loro come dentro l’universo arabo?«Intanto se lei dice ad un iraniano che è un arabo, magari girano un po’ le scatole!».E cosa risponderebbe? Che è un persiano? «E certamente. E poi che gli arabi sono dei subumani. Ma ciò detto, se mi parlasse di versante islamico direi che la situazione è molto più complessa. Primo, perché noi ragioniamo attraverso categorie spesso troppo generiche. A Gaza esistono in tutti i sensi reti sotterranee di collegamento anche con i nemici. Hamas prima di tutto è stata se non inventata comunque sostenuta da Israele ai tempi di Rabin per indebolire Arafat. Una rete di collegamento necessaria a tenere in equilibrio la situazione a Gaza con dentro amici e nemici. Il Qatar, l’Iran, Israele, Egitto, e Hamas stesso. Un equilibrio che ha funzionato a suo modo per 16 anni. Con campagne militari, nel frattempo, anche dure e ricorrenti che però somigliavano ad una sorta di manutenzione o del “taglio dell’erba” per dirla alla israeliana. Ma dopo il 7 ottobre altro che taglio dell’erba. Qui la reazione israeliana se vuole essere credibile rispetto alle aspettative dovrà essere molto più dura». Il conflitto Russia-Ucraina che fine fa?«Temo nessuna. La situazione è statica. La controffensiva ucraina non ha funzionato com’era prevedibile. Sul fronte diplomatico, non mi pare che si muova nulla. I russi stanno relativamente bene e potrebbero farsi venire qualche altra idea. Magari una qualche controffensiva. Ma non credo gli convenga. In questa fase giova a tutti stare tranquilli. Zelensky certamente non può fare la pace dopo tutto quello che ha detto e fatto. Gli Usa mi paiono abbastanza divisi tra chi vorrebbe farla finita e chi no. E comunque ancora una volta l’America rischia di fare una brutta figura. Uso un termine gentile. Manda avanti gli altri e poi se le cose non vanno come sperava dice: “Scusate ho da fare”».Russia e Cina alimentano la crisi o stanno a guardare interessate? «Se parla di Israele stanno a guardare interessate. E direi relativamente soddisfatte. Per la Russia è un allentamento della pressione sul fronte ucraino. America ed Europa sono altrove con la testa in questo momento. Anche se gli americani prima o poi dovranno occuparsene un po’ di più. Noi, comunque, per il resto delle nostre vite. La Cina perde alcune alcuni punti d’appoggio per la via della seta. Mi riferisco alle tecnologie israeliane. Ma tutto sommato se l’America è impegnata altrove, meglio per lei».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.