2022-01-04
Carabinieri per chi non si vaccina
Non basta Franco Locatelli. In un’incredibile intervista, Donato Greco (membro del Cts) dà la linea all’esecutivo, annuncia le prossime mosse e minaccia inoculazioni «porta a porta», fino a evocare l’uso delle forze dell’ordine. Dei fallimenti però non parlano mai. Domani il Cdm della verità. Quasi certo il super green pass sul lavoro: per la Pa o per tutti?Siete preoccupati all’idea che il governo dia un giro di vite alle libertà individuali e vari l’obbligo vaccinale per tutti i lavoratori, come scrivono alcuni giornali dando a intendere che il provvedimento potrebbe essere in arrivo già domani? Beh, c’è di peggio. Nel pentolone degli apprendisti stregoni che consigliano il ministro della Salute, bolle addirittura un ricorso ai carabinieri per costringere le persone a immunizzarsi. Lo ha rivelato senza troppi giri di parole Donato Greco, epidemiologo che siede nel Comitato tecnico scientifico, alla destra di Roberto Speranza. In un’intervista alla Stampa, l’illustre professore non solo conferma l’introduzione del super green pass nei luoghi di lavoro (noi credevamo che la decisione spettasse all’esecutivo, ma a quanto pare nel governo di unità nazionale comandano i tecnici), misura che toglie di mezzo i tamponi imponendo alle persone di esibire il certificato di avvenuta iniezione o guarigione. Ma oltre a quello che di fatto è un obbligo vaccinale per chi lavora, il docente intravede l’idea di estendere la puntura per legge a tutti gli italiani dai 21 anni in su. «Prima il generale Figliuolo porterà avanti la vaccinazione porta a porta, cercando di arrivare ai cittadini rimasti isolati, e si mobiliteranno i medici di base che finora hanno deficitato». Ah, sì? Ma mobilitare i dottori della mutua per informare gli assistiti non era la prima cosa da fare, tanto che noi, nel nostro piccolo, la sollecitiamo da mesi al fine di scongiurare il green pass e altre corbellerie? E poi, nel caso che la medicina territoriale fallisse, che si fa? Semplice, se non ci riusciamo con le buone maniere si passa alle cattive, risponde l’epidemiologo che sussurra a Speranza: «Se non bastasse, si arriverà all’obbligo dai 21 anni in su per saltare l’età scolare». Ma come? Fino all’altro ieri ci è stato spiegato che il vero pericolo erano i bambini e adesso Greco se ne esce con la necessità di vaccinare tutti i maggiorenni per legge? Non rendendo l’iniezione obbligatoria, bensì cancellando la possibilità di lavorare nonostante un test attesti la negatività al Covid.Il giornalista insinua che, in questo modo, lo Stato non voglia prendersi la responsabilità di eventuali effetti collaterali, ma Greco è pronto a negare, dicendo che una legge di trent’anni fa già prevede l’indennità per eventuali conseguenze. Dunque, che cosa manca per imporre l’obbligo? Sollecita il cronista. «Una legge ordinaria votata dalle Camere, che avrebbe tempi lunghi, ma trattandosi di un diritto primario non si può decidere per decreto». In pratica, se da un lato il professore nega che l’obbligo non sia ancora stato introdotto perché lo Stato ha paura delle cause derivanti da effetti collaterali del vaccino, dall’altro certifica che si sta aggirando il Parlamento per introdurre qualche cosa che equivale a un’imposizione in capo ai cittadini, ma senza dichiararlo. Tuttavia, mentre annuncia tutto ciò, il professore ammette che costringere le persone a offrire il braccio alla patria è una forzatura dagli esiti dubbi: «In Europa l’obbligo vaccinale non ha mai funzionato bene, perché la prevenzione non si somministra con i carabinieri». Ah, bene, forse anche al ministero qualcuno è rinsavito al punto da comprendere che la prevenzione si coniuga con la persuasione, cioè convincendo le persone e non con i virologi in tv, i divieti, la limitazione delle libertà individuali e dei diritti costituzionali. No, contrordine, perché basta la risposta successiva per comprendere che cosa si agiti nella testa dei consiglieri di Speranza, postcomunista pronto a sciogliersi, insieme con D’Alema e Bersani, nel Pd. Alla domanda se si arriverà oppure no alla coercizione vaccinale, Greco ribatte senza tentennamenti: «Se non si otterranno risultati duraturi sì, anche perché la vaccinazione non finirà qui, ma dovrà essere ripetuta». In pratica, il professore mette le mani avanti: dopo la doppia dose è arrivata la terza, ma probabilmente ne servirà una quarta e forse anche una quinta. Dunque, gli italiani è meglio che si abituino a farsi pungere il braccio e, se non si rassegnano, dietro l’angolo ci sono i carabinieri. Insomma, per stanare quei sei milioni di cittadini che non sono ancora stati immunizzati, prima proviamo con i medici di famiglia, poi passiamo direttamente all’Arma. E se questo non bastasse? Se cioè aver vaccinato tutti o quasi non fosse sufficiente? La risposta è implicita: dato che l’immunizzazione non finisce qui, si dovrà ricominciare da capo.Nel frattempo, si procede nel caos, con la scuola che non si sa quando inizierà, con la didattica a distanza per i non vaccinati, con molti servizi di trasporto tagliati causa assenze e malattie, con migliaia di medici e infermieri infettati e con 150 nuovi decessi nonostante 46 milioni di vaccinati, dei quali 20 milioni con la terza dose. Ma, soprattutto, mentre un Paese laboratorio come Israele comincia a nutrire dubbi sulla strategia anti Covid fin qui adottata.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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