
Dopo le Europee, l’intervento dell’esecutivo per decidere sulle concessioni. Intanto il Tar pugliese ribalta la sentenza del Consiglio di Stato: non servono subito le gare.Sarà un’estate tutta all’ombra, il meteo però non c’entra. Se non arriva presto una legge che faccia diga allo tsunami di sentenze, ricorsi, aste, leggi regionali, ordinanze dei sindaci, gli stabilimenti balneari rischiano di essere travolti. Se accade una sessantina di miliardi, tanto vale per l’Italia il turismo da spiaggia, verranno buttati a mare. Con un’inversione a U rispetto alla recentissima ordinanza del Consiglio di Stato che in totale ossequio alla direttiva Bolkestein dichiara decadute le concessioni demaniali e impone ai Comuni di indire le aste per la riassegnazione, il Tar di Bari emette una sentenza che smentisce il supremo tribunale amministrativo. Pronunciandosi sul ricorso di 21 gestori di altrettanti stabilimenti balneari di Monopoli che si sono visti revocare le «licenze» i giudici pugliesi hanno scritto ventuno ordinanze in cui si sancisce che le gare per le concessioni demaniali marittime non sono necessarie. I giudici di Bari affermano, in base al diritto europeo, che è sufficiente la pubblicazione all’albo comunale delle istanze di proroga o assegnazione delle concessioni. Il Tar pugliese si conforma così a quanto stabilito, il 20 aprile di un anno fa, dalla Corte di giustizia europea che consente agli Stati di scegliere come fare l’assegnazione delle concessioni purché siano rispettate trasparenza e imparzialità delle procedure. L’avvocato Nicolò Maellaro - difendeva i balneari insieme all’avvocato Fabio Colonna - ha commentato: «Il caso di Monopoli dimostra che oggi, alla luce del diritto europeo, non vi è alcuna necessità di bandire gare per le concessioni. È pertanto necessario proseguire un’azione di confronto tempestiva e tecnica con la Comunità europea ed è urgente un provvedimento legislativo del governo che impedisca ai Comuni di procedere in ordine sparso». Di fatto il Tar di Bari ha prorogato queste 21 licenze, ma non è una soluzione. Gian Marco Centinaio, ora vicepresidente del Senato (Lega), da ministro del Turismo aveva allungato la scadenza delle licenze al 2033 e aveva impostato un complessivo riordino del demanio marittimo, compresa l’abolizione dell’articolo 49 del Codice della navigazione che toglie il sonno ai balneari perché consente allo Stato di incamerare gli investimenti fatti dal concessionario una volta che gli viene revocata la licenza. Centinaio oggi torna a invocare un provvedimento legislativo definitivo. Sulla stessa linea sono Deborah Bergamini e Maurizio Gasparri di Forza Italia. È l’ipotesi a cui sembra voler lavorare Giorgia Meloni. Per il 12 giugno, subito dopo le Europee, il governo ha convocato una «riunione ristretta del tavolo tecnico consultivo sulle concessioni demaniali marittime con Conferenza delle Regioni, Agenzia del demanio e ministeri competenti in materia». Lascia però fuori le associazioni di categoria che temono una qualche sorpresa. Per questo ieri Bettina Bolla di Base balneare e Fabrizio Licordari di Assobalneari (rappresentano circa due terzi delle trentamila imprese di settore) hanno commentato: «Ben vengano le decisioni del Tar pugliese, perché aiutano a fare chiarezza in un momento in cui la chiarezza è essenziale per il prosieguo della stagione balneare. La soluzione definitiva della vicenda deve però restare politica e sollecitiamo un chiarimento urgente e tempestivo: forse a Bruxelles non sanno che in Italia la stagione balneare è iniziata, i Comuni sono allo sbando e ognuno inventa regole prive di fondamento. Serve un pool di esperti tecnici di primario livello nelle interlocuzioni con la Comunità europea capace di trattare la questione da un punto di vista tecnico, amministrativo, ma anche e soprattutto economico, come economico è lo spirito della Bolkestein». In difetto c’è il rischio della serrata. Il presidente della Fiba-Confesercenti Mauro Rustignoli lo aveva annunciato: «Se non fanno una legge che ci tutela siamo pronti a tenere le spiagge chiuse». A partire dalla Versilia dove il 70% degli stabilimenti ha già avviato ricorsi al Tar contro le ordinanze dei Comuni che indicono le aste.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.