2020-09-28
Caos in Vaticano: il Papa non vedrà Pompeo
Saltato il faccia a faccia con il segretario di Stato Usa: sarebbe stato il secondo dopo il vertice di un anno fa. Hanno pesato gli accordi tra la Santa Sede e la Cina, ma anche le conseguenze dello scandalo finanziario che ha portato alle dimissioni del cardinale Angelo Becciu.C'è caos in Vaticano? Sì, una grande confusione seguita alla decisione inaspettata di papa Bergoglio che è intervenuto in una istruttoria non ancora terminata sul cardinale Angelo Becciu e i suoi complici, ma anche su un'istruttoria sugli ammanchi cominciata appena Becciu è stato sostituito alla Segreteria di Stato, con rogatorie in sei Stati. Lo ha fatto rivendicando e utilizzando la sua prerogativa sui cardinali, che vale al momento di crearli e vale anche al momento di annichilirli. Lo ha fatto perché animato da sdegno e delusione, con una esautorazione in presenza, di cui non si aveva notizia dei tempi di Pio XI. Tanto è vero che quando l'ex cardinale gli ha detto «Mi stai trattando come un pedofilo», la risposta è stata «tu sei peggio di un pedofilo».Ma la decisione ha lasciato di stucco l'intera gerarchia e ammutolito l'ufficio stampa in giornate chiave. Non solo per la vicenda Becciu, che è una bomba, e che rivela lo stato catastrofico delle finanze del Vaticano proprio lo stesso anno in cui il governo italiano ha deciso di chiudere le chiese e anche le scuole paritarie. Deve essere chiaro che la cifra è di almeno mezzo miliardo di euro, e sottolineo almeno, non di 100.000 o 200.000 euro, come uscito dalle ricostruzioni parziali di qualche giornale. In poche parole, è la vigilia di una possibile bancarotta. Ma le conseguenze si sono riverberate anche sui delicati dettagli di preparazione della visita del segretario di Stato americano, Mike Pompeo. Per l'intera giornata è stata sul tavolo l'ipotesi di un incontro di Pompeo con Bergoglio. Dal punto di vista delle gerarchie non è scontato, perché ci si incontra tra pari grado, ma un anno fa in un'analoga visita il segretario di Stato fu ricevuto dal Papa. La Cina è il grande elemento di divisione e di spaccatura tra Vaticano e Stati Uniti, e questa volta Pompeo si è fatto precedere da alcune note durissime e articoli molto chiari sulla richiesta che l'amministrazione Trump ritiene di poter fare a tutte le nazioni democratiche, figuriamoci allo Stato guida del cattolicesimo, sulla necessità di non stringere alcun tipo di accordi privilegiati commerciali o politici con i comunisti cinesi.Il Vaticano invece due anni fa un accordo importante l'ha fatto e lo ha rivendicato come una forma di realpolitik necessaria per aiutare i cattolici cinesi altrimenti perseguitati. Per gli Stati Uniti resta un accordo liberticida che stride con le scelte di politica dell'amministrazione. Siamo alla vigilia della possibile rielezione di Donald Trump per un secondo mandato e la politica verso la Cina sarà duramente discussa anche negli incontri con il presidente del Consiglio italiano e il ministro degli Esteri. Tutti e due abituati a tramestare niente male con i cinesi, come anche il Covid ha dimostrato.Sulla scrivania di Bergoglio c'è un dossier il quale rivela che, rispetto a quanto prospettato, non ci sono stati i risultati sperati per i cattolici cinesi. Dal Vaticano quindi sarebbe venuta una disponibilità a rivedere l'accordo ma chiedendo tempo e rifiutando qualunque forma di imposizione. Gli Usa hanno chiesto una decisione immediata che non ci sarà. Tra i difensori dell'accordo c'è proprio il segretario di Stato, Pietro Parolin, che una settimana fa, dopo l'articolo molto duro di Mike Pompeo, ha dichiarato: «La nostra intenzione è che sia prolungato, che si continui ad adottarlo ad experimentum, come è stato fatto in questi primi due anni, in modo da verificarne ulteriormente l'utilità per la Chiesa in Cina».Dalla Segreteria di Stato già una settimana fa, negli incontri con la rappresentante degli Stati Uniti Callista Gingrich, era stata definita come un'interferenza la dichiarazione di Pompeo secondo la quale «due anni fa la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il Partito comunista cinese nella speranza di aiutare i cattolici in Cina», ma nel frattempo «l'abuso del Partito comunista cinese sui fedeli è solo peggiorato» e «il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale se rinnovasse l'accordo».Tanto il clima era già teso da tempo che nel comunicato ufficiale americano tre giorni fa non si fa menzione di incontro con il Papa, ma soltanto con il cardinale Parolin e con l'arcivescovo Gallagher e così la forma è salva. Non è detto che lo sia la sostanza soprattutto per quanto riguarda la legge sull'aborto che i democratici vorrebbero estendere fino ai 9 mesi di gravidanza, come già si fa a New York, contro quindi l'orientamento dei cattolici americani alla vigilia del voto.