2021-06-28
Cantante, attrice e curatrice del blog. Chi è la «Casalina» che sussurra a Grillo
Beppe Grillo e Nina Monti
Nina Monti, nelle grazie di Beppe, ricostruirà la comunicazione M5s. L'obiettivo è mettere ai margini Rocco. E con lui il contismo. Telefonata tra Giuseppi e Garante, ma la trattativa è sempre in salita. L'ex premier dovrà decidere se mollare la baracca al comico o trovare un accordo. Che lo vedrebbe sconfitto. Lo speciale contiene due articoli. «Voglio una donna!». Proprio come Ciccio Ingrassia nella celebre scena felliniana di Amarcord, anche Beppe Grillo (in questo caso, senza gridarlo da un albero) sembra prigioniero di una nuova ossessione al femminile. Stiamo parlando di Nina Monti, figura poliedrica vicinissima all'autoproclamato Elevato di Sant'Ilario. Nel suo profilo Linkedin, si legge che la Monti è deputy editor del blog Beppegrillo.it, definizione ripetuta, accanto a quella di «assistente di Beppe Grillo», pure sull'account Twitter @NinaMontiRock. La Monti ha anche un sito Internet personale (www.ninamonti.it) in cui l'interessata ci informa della sua carriera artistica. Ecco la minibio tratta dal sito: «Romana, cantautrice (ma anche attrice, ndr). Figlia d'arte (suo padre Maurizio Monti è l'autore storico di Patty Pravo). Sin da piccola sente la vocazione artistica, e si dedica a canto, danza, recitazione, pittura. Ma la sua prima e unica passione è la musica, ed impara a suonare la chitarra acustica. Da “grande" (ndr, le virgolette non sono le nostre ma sempre della biografia del sito) canta e suona in alcuni tra i più noti locali romani». Segue una fitta rassegna di tutte le comparsate della ragazza: performance live, qualche ospitata in tv, piccole collaborazioni con artisti più noti. Per gli appassionati del genere, è anche possibile ascoltare il suo fondamentale album Tappezzeria, oltre che sbirciare un significativo repertorio fotografico. Un'altra hit imperdibile si intitola Indignati ancora. È la stessa Monti a spiegarne il senso profondo in un'intervista del 2012: «Il brano Indignati ancora è il mio semplice punto di vista sulla situazione critica che stiamo vivendo, sull'instabilità che i giovani, e non solo, vivono ogni giorno. Per migliorare le cose bisogna partire da dentro noi, come diceva Che Guevara». Ecco, è questa figura che Grillo vorrebbe collocare in posizione dominante nella stanza dei bottoni della comunicazione grillina, insidiando il ruolo di Rocco Casalino, ormai considerato un pasdaran contiano. Il già citato papà della ragazza (autore tra l'altro di Pazza idea) è un amico personale di Grillo, e lei stessa, oltre che figura chiave del sacro blog, è fidatissima per il comico, avendo curato anche alcune delle sue tournée. Ora, i superficiali crederanno alle supercazzole sulla transizione ecologica e la sostenibilità ambientale, i mantra che la comunicazione grillina sarà chiamata a spingere, anche recuperando le mitiche origini delle «cinque stelle» del Movimento. A noi pare più appropriato mettere a fuoco quattro elementi ben più prosaici. Primo. Nell'esplosione di conflittualità tra grillini ormai completamente balcanizzati, Grillo vuole una sua pretoriana in una posizione chiave, e la vuole a Roma, dove lui è assente. Di lei si fida, di troppi altri non più. Secondo. Grillo combatte una doppia «guerra». Quella più visibile è con Conte (e con il suo spin doctor Casalino). Il comico è letteralmente inferocito per il trattamento mediatico che ritiene di aver subìto in questi giorni: Conte trattato in guanti bianchi, e lui invece descritto come un orco, come Saturno che divora i suoi figli. Ossessioni a parte, almeno un elemento di verità, dal punto di vista del comico, c'è: fa abbastanza ridere che Grillo sia descritto come un filocinese scatenato (il che è vero), mentre contemporaneamente si cerca di cucire addosso a Conte un impeccabile vestito atlantista. È vero che furbescamente l'ex premier si è sottratto alla visita in Ambasciata in pieno G7 (un'autentica provocazione antioccidentale da parte di Grillo), ma era stato proprio Conte a spingere a lungo per l'asse con Pechino. Dicevamo che c'è anche una seconda «guerra» meno visibile (e certamente ad intensità minore) che Grillo conduce, ed è quella con Luigi Di Maio. Elogiatissimo in pubblico (ancora la scorsa settimana davanti ai parlamentari): ma in realtà la scelta di una fedelissima del garante alla guida della comunicazione è un segnale anche per il titolare della Farnesina, affinché non dimentichi chi comanda davvero. Terzo. Grillo richiama tutti alla centralità del blog, con l'implicita accusa a chi ha occupato postazioni istituzionali di aver in molti sensi dimenticato quello strumento. Quarto. Non occorre un genio per capire che Grillo può avere anche un'altra idea mentre spinge per valorizzare una figura femminile. Il comico si è forse reso conto di quanto sia stato devastante il suo video a difesa del figlio Ciro, specie nella parte oggettivamente sgradevole verso la ragazza che, secondo le ipotesi accusatorie, potrebbe essere stata vittima di una violenza. Di qui, la necessità di un tocco femminile per ricalibrare la comunicazione. Tuttavia, a parte l'autogol di quella video-invettiva, sarà dura far dimenticare molte altre cose - ben difficilmente difendibili - comparse anche di recente su quel blog, a partire dal bizzarro «report» che ha provato a negare la persecuzione del regime comunista cinese contro gli uiguri. Sarà questa la «nuova comunicazione» da valorizzare? <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/cantante-attrice-e-curatrice-del-blog-chi-e-la-casalina-che-sussurra-a-grillo-2653569098.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="oggi-conte-decide-vaffa-o-canossa" data-post-id="2653569098" data-published-at="1624828371" data-use-pagination="False"> Oggi Conte decide: vaffa o Canossa Una telefonata tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo ha fatto tirare qualche sospiro di sollievo ad attivisti e parlamentari. Ma la trattativa appare ancora complessa e la strada in salita. E non si esclude un blitz di Grillo a Roma nelle prossime ore. Al bivio che disorienta la base del Movimento 5 stelle ci sono dei mediatori che nelle ultime 24 ore hanno cercato di rimettere insieme i cocci prodotti dalla sparata di Grillo davanti all'assemblea dei parlamentari. Conte aspettava un segnale, che non è arrivato. Ma per il time out c'è ancora un po' di tempo. La conferenza stampa annunciata per oggi non è ancora stata confermata né annullata. Rocco Casalino fa sapere che qualora dovessero esserci novità avviserà i cronisti. Le giornate di sabato e domenica sono trascorse senza avvenimenti significativi. Al più, nella base grillina qualcuno ha letto delle allusioni nei post social dei protagonisti. Conte, per esempio, dopo il gol di Chiesa nel corso della partita Italia-Austria, ha twittato: «È quando le certezze sembrano vacillare che si vedono le qualità dei giocatori, la forza è l'anima di una squadra». Dentro ognuno ci ha letto ciò che voleva. Poi è arrivato il turno di Nicola Morra e della sua lettera social «ai folli». Il senatore espulso dal movimento, in un post non lo cita mai, ma in molti hanno pensato che si riferisse a Grillo. Poi ha concluso: «Cari folli, caro folle, in Italia siamo in tanti che vogliamo iscriverci al club degli amici dei mulini a vento». Parole di mediazione, invece, sono arrivate dal deputato Luigi Gallo: «Il movimento ha bisogno sia di Grillo che di Conte». La sua voce si è aggiunta a quella di Luigi Di Maio che, però, se Conte dovesse lasciare sarebbe già pronto a guidare il movimento al suo posto, e a quelle di Domenico De Masi e di Roberto Fico. Ma fino a ieri pomeriggio tutti i pontieri alla ricerca di un accordo non hanno portato a casa il risultato. Se da Grillo non dovesse arrivare alcun segnale, allora l'ex premier sarà costretto a spiegare che non è riuscito a trovare un punto di incontro con il fondatore e che lascerà il M5s. Un attimo dopo potrebbe lanciare un nuovo partito. Uno degli scogli è convincere Grillo a cedere poteri sul nuovo statuto. Ma se una conferenza di Conte ci sarà, sperano ancora gli attivisti, sarebbe meglio evitare una chiusura definitiva. Un conto è risolvere il casus belli con Grillo, altra cosa è metterci sopra una pietra tombale. Pare, però, che Conte abbia rigettato i suggerimenti dei consigliori. Anche perché a rinfrancarlo ci sono i sondaggi che riempiono le chat dei fan più accaniti dell'ex premier e che vedono un consenso personale altissimo e una percentuale del 10 per cento attribuita a un nuovo eventuale partito guidato da lui. In caso di scissione, gli unici a trovarsi davvero in una situazione complicata sono i parlamentari. In quel caso bisognerà scegliere da quale parte stare. E se al Senato pare che la maggioranza sia ormai definitivamente vicina all'ex premier, alla Camera nessuno pare volersi mettere contro Grillo. L'unico modo per riavvicinare le due posizioni è cedere qualche garanzia da entrambe le parti sugli spazi che fondatore e capo politico ricopriranno. L'ex premier pensa per il movimento a una figura da conduttore, Grillo, invece, non riesce a uscire dalla paranoia della diarchia in cui lui non può essere il semplice vecchio fondatore o quello dei tempi del «vaffa day». Ma Grillo e i grillini aspettano da Conte anche una posizione chiara sul sostegno al governo di Mario Draghi. E questo, forse, è il vero nervo scoperto in tutta la contesa.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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