2024-08-24
La candidata democratica promette futuri rosei, come se non fosse al potere
Kamala Harris (Getty Images)
Kamala Harris annuncia tagli fiscali e vaghe soluzioni sulla carenza di alloggi. Sul fronte esteri si bulla dei suoi flop.È stato un discorso un po’ surreale quello con cui Kamala Harris ha accettato, giovedì, la nomination presidenziale democratica alla Convention di Chicago. Sì perché ha promesso tanto, come se non avesse al momento responsabilità di governo. Evidentemente deve aver dimenticato che, da quasi quattro anni, è vicepresidente in carica degli Stati Uniti. «Porremo fine alla carenza di alloggi in America», ha detto. «Approveremo un taglio delle tasse per la classe media, che andrà a beneficio di oltre 100 milioni di americani», ha aggiunto. Proposte molto interessanti, non c’è che dire. Ma la domanda è: perché non le ha realizzate in questi quattro anni? Le cose non migliorano sul fronte della politica estera. Per corteggiare specialmente la sinistra filopalestinese (che sta comunque continuando a contestarla), la Harris ha auspicato un cessate il fuoco a Gaza. «Ora è il momento di raggiungere un accordo sugli ostaggi e un cessate il fuoco», ha affermato. Peccato che da mesi la sua stessa amministrazione non stia riuscendo a negoziarlo. E anche sulla crisi ucraina qualcosa non torna. «Cinque giorni prima che la Russia attaccasse l’Ucraina, ho incontrato il presidente Zelensky per avvertirlo del piano russo di invadere. Ho contribuito a mobilitare una risposta globale - oltre 50 Paesi - per la difesa dall’aggressione di Putin», ha detto. In realtà, a essere precisi, il 20 febbraio 2022 la vicepresidente sostenne che la strategia di deterrenza americana contro Mosca stava funzionando. Eppure, quattro giorni dopo, la Russia avviò l’invasione dell’Ucraina. D’altronde, la Harris non è particolarmente nota per i suoi grandi risultati come numero due della Casa Bianca: non a caso, ha parlato assai poco del suo attuale ruolo durante il discorso di giovedì, limitandosi a dire: «In qualità di vicepresidente, ho affrontato minacce alla nostra sicurezza, negoziato con leader stranieri, rafforzato le nostre alleanze e interagito con le nostre coraggiose truppe all'estero». Ha negoziato talmente bene con i leader del Centro America sui flussi migratori che il numero di arrivi di immigrati irregolari alla frontiera meridionale ha raggiunto il suo record storico proprio durante l’amministrazione di cui fa parte. Un’amministrazione impopolare da cui, pur non potendo farlo apertamente, la candidata dem desidererebbe prendere le distanze. Prova ne è che, nell’arco dei 40 minuti di intervento, Joe Biden è stato citato appena tre volte. La Harris ha inoltre accusato Donald Trump di andare d’accordo con i dittatori perché lui stesso sarebbe un «autocrate». Inoltre, ha tacciato l’avversario di voler introdurre un divieto di aborto a livello nazionale «con o senza il Congresso». Anche qui ci sarebbe da ricordare un paio di cose. Innanzitutto è stata l’amministrazione Biden-Harris ad avviare un appeasement con Teheran, cercando di rilanciare il controverso accordo sul nucleare iraniano e togliendo, a febbraio 2021, gli Huthi dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Ora, non risulta che il regime khomeinista sia esattamente un esempio di democrazia liberale. In secondo luogo, a luglio, dopo 40 anni, Trump ha fatto espungere dal programma del Partito repubblicano la proposta di un divieto di aborto a livello nazionale. La posizione del tycoon è infatti che della questione debbano occuparsi i singoli Parlamenti statali, che sono eletti dai cittadini. Da sottolineare, infine, la non eccessiva originalità di Kamala, quando ha annunciato: «Sarò la presidente di tutti», come un Gualtieri qualunque.Insomma, il discorso della Harris è stato quantomeno traballante sul piano politico. Senza contare che la vicepresidente non sembra neppure una grande trascinatrice a livello retorico. La partita elettorale novembrina intanto resta apertissima: ieri sera, mentre La Verità andava in stampa, Trump era in attesa del probabile ritiro (con annesso endorsement) di Robert Kennedy jr.
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Charlie Kirk (Getty Images)