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2025-04-24
Fedeli in coda per l’addio a Francesco. Israele divisa sullo sgarbo di Bibi
La camera ardente per Papa Francesco (Ansa)
È iniziato ieri l’omaggio della folla a papa Francesco a Piazza San Pietro, già più di 20.000 fedeli sono accorsi per omaggiarne la salma che a differenza degli altri Pontefici, per suo volere non è stata posta sul tradizionale catafalco. Tre se non quattro ore di fila per salutare il «Papa degli ultimi», come ormai è stato ribattezzato da tutti.
La bara del Santo Padre sarà chiusa per sempre domani alle 20, in attesa della celebrazione dei funerali il mattino seguente alle 10. Si tratterà di una liturgia più semplice rispetto a quelle passate come già spiegato, al termine della quale seguirà la cerimonia di sepoltura. La tumulazione sarà presieduta dal Camerlengo, il cardinale Kevin Joseph Farrell.
Imponente la macchina organizzativa che, anche fuori dal Vaticano, si sta occupando di curare l’addio a Francesco. Evento per il quale sono attese circa mezzo milione di persone e oltre 170 delegazioni dei capi di Stato di tutto il mondo. «Una grande sfida», ha commentato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che non ha saputo nascondere un po’ di preoccupazione. «Ci sarà il combinato tra una quantità molto significativa di persone e la presenza di personalità internazionali con sistemi di protezione e sicurezza importanti. Questi due elementi renderanno complessa la gestione». Incarico affidato al capo della Protezione civile, Fabio Ciciliano, in raccordo con il prefetto, Lamberto Giannini, il presidente della Regione, Francesco Rocca, e il sindaco Gualtieri.
In occasione dei funerali ci saranno cambiamenti della viabilità e una vasta area sarà chiusa al traffico. Ma la sicurezza dell’evento rappresenta la sfida più grande. Oltre ai tiratori scelti schierati sui palazzi ci saranno anche bazooka anti drone intorno a piazza San Pietro sabato. Si tratta di una sorta di dissuasori che, in caso di avvistamento di droni non autorizzati, riescono a inibire le onde radio guidandoli così fino a farli atterrare.
Attivati i controlli in superficie, cielo e sottosuolo. Scattata la no fly zone e monitorato anche il fiume Tevere che scorre a poche centinaia di metri. Schierati dalla questura anche dispositivi di ultima generazione: immagini in 3D che consentono di assicurare una visuale a 360 gradi con una mobilità che supera il limite delle barriere fisiche dell’architettonica edilizia. «Vista la grande partecipazione che ci aspettiamo, abbiamo deciso di rendere pubblico il percorso», ha spiegato il prefetto Giannini. «Non abbiamo ancora stabilito quale sarà, ma lo comunicheremo in modo che i cittadini possano salutarlo anche in questo ultimo viaggio».
In queste ore a esser messi sotto pressione sono treni e aerei. Il Gruppo Fs in coordinamento con la Protezione civile, ha attivato un piano straordinario di potenziamento dei trasporti verso Roma valido fino al 27 aprile attivando anche degli sconti per i biglietti. Aeroporti di Roma stima che ai 1,8 milioni di passeggeri attesi per i ponti si dovrebbero aggiungere almeno altre 15/20.000 persone. Purtroppo non mancano i casi di speculazione. Secondo il Codacons la spesa per il soggiorno in una struttura ricettiva in zona Vaticano può già superare i 2.500 euro a notte, prezzo che potrebbe ulteriormente salire nei prossimi giorni.
Intanto prosegue la polemica legata al mancato omaggio del premier israeliano Benjamin Netanyahu. A rompere con la sua dura presa di posizione, Raphael Schutz, ex ambasciatore presso la Santa Sede, che al Jerusalem Post ha dichiarato: «Non partecipare al lutto papale è un errore». Deve averlo pensato anche il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, che sabato mattina sarà al funerale del Pontefice «nel rispetto dello Shabbat». Di Segni, in osservanza del giorno di festività ebraica che inizia al tramonto di venerdì e si conclude al tramonto di sabato, arriverà a San Pietro a piedi. Anche Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, sarà presente ai funerali: «Un doveroso omaggio dell’ebraismo italiano tutto, per quello che il Pontefice rappresenta in Italia e nel mondo intero, nell’impegno reciproco per il dialogo e per ogni possibile sforzo nella affermazione della cultura di convivenza». Ci sarà anche Nader Akkad, imam della Grande moschea di Roma. «Per me era un amico e un fratello. Papa Francesco è il “nostro” Papa», le sue parole. Le partecipazioni che alimentano dibattito non finiscono qui. Per Taiwan, malgrado la situazione attuale con la Cina, parteciperà l’ex vicepresidente Chen Chien-jen. A comunicarlo ufficialmente è stato lo stesso governo che tiene molto al rapporto con la Santa Sede perché, nonostante la politica filocinese di Bergoglio, si tratta dell’unico Stato europeo a riconoscere la sovranità dell’isola. In Spagna monta invece una polemica sulla mancata presenza del premier, Pedro Sánchez, tra i pochi capi di Stato europei che non sarà presente. Il leader del Partito popolare spagnolo, Alberto Núñez Feijóo, lo ha esortato a dare «spiegazioni». Anche il leader del Cremlino alla fine ha sciolto la riserva: parteciperà il ministro della Cultura, Olga Ljubimova, mentre mancherà il premier polacco, Donald Tusk (al suo posto il presidente, Andrzej Duda). Ancora incerta la presenza del presidente ungherese, Viktor Orbán.
L’atea Schlein scomunica il governo
Ieri pomeriggio si è tenuta a Montecitorio la commemorazione istituzionale del Santo Padre. Ci si sarebbe potuti aspettare il cordoglio da parte di tutte le forze politiche, un momento libero da faziosità partitiche. E invece no: anche in questo momento la sinistra è riuscita a trovare un pretesto per attaccare il governo e strumentalizzare il pensiero di papa Francesco.
Il premier, Giorgia Meloni, ha rammentato con commozione il suo rapporto personale con il Pontefice, notando che «sapeva essere determinato, ma quando parlavi con lui non esistevano barriere, potevi parlare di tutto e raccontarti senza timore di essere giudicato. Poteva vedere la tua anima. Come se per lui significasse dire: “Io ci sono per te”. Ti faceva sentire prezioso in quanto unico e irripetibile». «Sarò sempre grata», ha aggiunto, «per il tempo trascorso insieme, per gli insegnamenti e i consigli, non ultimo quello di “non perdere mai il senso dell’umorismo”, l’ultima cosa che mi aveva detto». Ha ricordato il grande onore che le aveva fatto, presenziando al G7 dello scorso anno per ammonire i grandi della Terra sulla centralità dell’uomo nel fermento tecnologico del nostro tempo. È stata la prima volta nella storia in cui un Papa ha preso parte a quell’evento politico. Da ultimo, «diceva che la diplomazia è un esercizio di umiltà, perché richiede di sacrificare un po’ dell’amor proprio per comprendere le ragioni e il punto vista dell’altro».
Al premier sono seguite poi le voci dei presidenti delle rispettive Camere, che sono intervenuti in equilibrati elogi alla memoria del Pontefice. In più, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si è inserito nella delicata questione sul messaggio di condoglianze diffuso dal governo israeliano e poi cancellato: «Ignoro se Benjamin Netanyahu abbia scritto o meno qualcosa; spero che lo faccia o che lo abbia fatto. Quello che so per cognizione diretta è che la comunità ebraica italiana non solo ha fatto l’atto formale di rendere omaggio ma è molto vicina al cordoglio. Ho ricevuto personalmente messaggi del capo della comunità ebraica di Milano e di alti esponenti della comunità di Roma», il commento di La Russa.
Quindi ha preso parola l’emiciclo e la sinistra ha sollevato accuse di ipocrisia e vuota retorica verso il governo. «Il Papa non merita l’ipocrisia di chi non ha mai dato ascolto ai suoi appelli e oggi cerca di seppellire nella retorica il suo potente messaggio, di chi deporta i migranti, toglie i soldi ai poveri, nega l’emergenza climatica e nega le cure a chi non se le può permettere», ha tuonato Elly Schlein, segretario del Pd, a cui la maggioranza, visti i toni, ha negato l’applauso. Subito dopo l’ex premier pentastellato, Giuseppe Conte: «Ora che non c’è più, papa Francesco viene universalmente celebrato da tutti. Nello scomposto teatro dell’ipocrisia dei vaniloqui, le celebrazioni coinvolgono anche chi ha continuato a ignorare i suoi messaggi di dolore per le ingiustizie nel mondo, i suoi moniti contro le parole di odio e la logica della guerra». E poi, poteva forse mancare il commento di Matteo Renzi, anche lui ex premier e ora leader di Italia viva? Nel suo discorso ha accusato di essere «filistei» coloro che «piangono e si commuovono per il Papa e non ricordano il grido di dolore che ci ha lasciato sui lager per migranti».
Forse, per una volta, l’analisi migliore la sintetizza Carlo Calenda, che in un post su X ha scritto: «Nei ricordi degli incontri con papa Francesco, risulta che era d’accordo con Vittorio Feltri ma anche con Luca Casarini; con Emma Bonino, a cui chiedeva addirittura di continuare le sue battaglie, mentre censurava con durezza i medici che praticano l’aborto. Con Meloni ma anche con Renzi etc etc. C’è parecchia confusione, poca sobrietà e un tantino di egotismo».
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Una folla ordinata saluta per l’ultima volta Jorge Mario Bergoglio. Mentre arrivano le prime defezioni pesanti ai funerali: no di Pedro Sánchez e Donald Tusk, Viktor Orbán in forse. Vladimir Putin invierà il ministro della Cultura. Comunità ebraica presente.A Montecitorio il capo dei dem cerca la rissa anche al ricordo istituzionale del Pontefice: «Ipocriti». Matteo Renzi fa la predica sui migranti e Carlo Calenda lo rimette a posto: «Troppo egotismo».Lo speciale contiene due articoliÈ iniziato ieri l’omaggio della folla a papa Francesco a Piazza San Pietro, già più di 20.000 fedeli sono accorsi per omaggiarne la salma che a differenza degli altri Pontefici, per suo volere non è stata posta sul tradizionale catafalco. Tre se non quattro ore di fila per salutare il «Papa degli ultimi», come ormai è stato ribattezzato da tutti. La bara del Santo Padre sarà chiusa per sempre domani alle 20, in attesa della celebrazione dei funerali il mattino seguente alle 10. Si tratterà di una liturgia più semplice rispetto a quelle passate come già spiegato, al termine della quale seguirà la cerimonia di sepoltura. La tumulazione sarà presieduta dal Camerlengo, il cardinale Kevin Joseph Farrell. Imponente la macchina organizzativa che, anche fuori dal Vaticano, si sta occupando di curare l’addio a Francesco. Evento per il quale sono attese circa mezzo milione di persone e oltre 170 delegazioni dei capi di Stato di tutto il mondo. «Una grande sfida», ha commentato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che non ha saputo nascondere un po’ di preoccupazione. «Ci sarà il combinato tra una quantità molto significativa di persone e la presenza di personalità internazionali con sistemi di protezione e sicurezza importanti. Questi due elementi renderanno complessa la gestione». Incarico affidato al capo della Protezione civile, Fabio Ciciliano, in raccordo con il prefetto, Lamberto Giannini, il presidente della Regione, Francesco Rocca, e il sindaco Gualtieri. In occasione dei funerali ci saranno cambiamenti della viabilità e una vasta area sarà chiusa al traffico. Ma la sicurezza dell’evento rappresenta la sfida più grande. Oltre ai tiratori scelti schierati sui palazzi ci saranno anche bazooka anti drone intorno a piazza San Pietro sabato. Si tratta di una sorta di dissuasori che, in caso di avvistamento di droni non autorizzati, riescono a inibire le onde radio guidandoli così fino a farli atterrare. Attivati i controlli in superficie, cielo e sottosuolo. Scattata la no fly zone e monitorato anche il fiume Tevere che scorre a poche centinaia di metri. Schierati dalla questura anche dispositivi di ultima generazione: immagini in 3D che consentono di assicurare una visuale a 360 gradi con una mobilità che supera il limite delle barriere fisiche dell’architettonica edilizia. «Vista la grande partecipazione che ci aspettiamo, abbiamo deciso di rendere pubblico il percorso», ha spiegato il prefetto Giannini. «Non abbiamo ancora stabilito quale sarà, ma lo comunicheremo in modo che i cittadini possano salutarlo anche in questo ultimo viaggio». In queste ore a esser messi sotto pressione sono treni e aerei. Il Gruppo Fs in coordinamento con la Protezione civile, ha attivato un piano straordinario di potenziamento dei trasporti verso Roma valido fino al 27 aprile attivando anche degli sconti per i biglietti. Aeroporti di Roma stima che ai 1,8 milioni di passeggeri attesi per i ponti si dovrebbero aggiungere almeno altre 15/20.000 persone. Purtroppo non mancano i casi di speculazione. Secondo il Codacons la spesa per il soggiorno in una struttura ricettiva in zona Vaticano può già superare i 2.500 euro a notte, prezzo che potrebbe ulteriormente salire nei prossimi giorni. Intanto prosegue la polemica legata al mancato omaggio del premier israeliano Benjamin Netanyahu. A rompere con la sua dura presa di posizione, Raphael Schutz, ex ambasciatore presso la Santa Sede, che al Jerusalem Post ha dichiarato: «Non partecipare al lutto papale è un errore». Deve averlo pensato anche il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, che sabato mattina sarà al funerale del Pontefice «nel rispetto dello Shabbat». Di Segni, in osservanza del giorno di festività ebraica che inizia al tramonto di venerdì e si conclude al tramonto di sabato, arriverà a San Pietro a piedi. Anche Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, sarà presente ai funerali: «Un doveroso omaggio dell’ebraismo italiano tutto, per quello che il Pontefice rappresenta in Italia e nel mondo intero, nell’impegno reciproco per il dialogo e per ogni possibile sforzo nella affermazione della cultura di convivenza». Ci sarà anche Nader Akkad, imam della Grande moschea di Roma. «Per me era un amico e un fratello. Papa Francesco è il “nostro” Papa», le sue parole. Le partecipazioni che alimentano dibattito non finiscono qui. Per Taiwan, malgrado la situazione attuale con la Cina, parteciperà l’ex vicepresidente Chen Chien-jen. A comunicarlo ufficialmente è stato lo stesso governo che tiene molto al rapporto con la Santa Sede perché, nonostante la politica filocinese di Bergoglio, si tratta dell’unico Stato europeo a riconoscere la sovranità dell’isola. In Spagna monta invece una polemica sulla mancata presenza del premier, Pedro Sánchez, tra i pochi capi di Stato europei che non sarà presente. Il leader del Partito popolare spagnolo, Alberto Núñez Feijóo, lo ha esortato a dare «spiegazioni». Anche il leader del Cremlino alla fine ha sciolto la riserva: parteciperà il ministro della Cultura, Olga Ljubimova, mentre mancherà il premier polacco, Donald Tusk (al suo posto il presidente, Andrzej Duda). Ancora incerta la presenza del presidente ungherese, Viktor Orbán.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/camera-ardente-papa-francesco-funerali-2671834249.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="latea-schlein-scomunica-il-governo" data-post-id="2671834249" data-published-at="1745450518" data-use-pagination="False"> L’atea Schlein scomunica il governo Ieri pomeriggio si è tenuta a Montecitorio la commemorazione istituzionale del Santo Padre. Ci si sarebbe potuti aspettare il cordoglio da parte di tutte le forze politiche, un momento libero da faziosità partitiche. E invece no: anche in questo momento la sinistra è riuscita a trovare un pretesto per attaccare il governo e strumentalizzare il pensiero di papa Francesco. Il premier, Giorgia Meloni, ha rammentato con commozione il suo rapporto personale con il Pontefice, notando che «sapeva essere determinato, ma quando parlavi con lui non esistevano barriere, potevi parlare di tutto e raccontarti senza timore di essere giudicato. Poteva vedere la tua anima. Come se per lui significasse dire: “Io ci sono per te”. Ti faceva sentire prezioso in quanto unico e irripetibile». «Sarò sempre grata», ha aggiunto, «per il tempo trascorso insieme, per gli insegnamenti e i consigli, non ultimo quello di “non perdere mai il senso dell’umorismo”, l’ultima cosa che mi aveva detto». Ha ricordato il grande onore che le aveva fatto, presenziando al G7 dello scorso anno per ammonire i grandi della Terra sulla centralità dell’uomo nel fermento tecnologico del nostro tempo. È stata la prima volta nella storia in cui un Papa ha preso parte a quell’evento politico. Da ultimo, «diceva che la diplomazia è un esercizio di umiltà, perché richiede di sacrificare un po’ dell’amor proprio per comprendere le ragioni e il punto vista dell’altro». Al premier sono seguite poi le voci dei presidenti delle rispettive Camere, che sono intervenuti in equilibrati elogi alla memoria del Pontefice. In più, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si è inserito nella delicata questione sul messaggio di condoglianze diffuso dal governo israeliano e poi cancellato: «Ignoro se Benjamin Netanyahu abbia scritto o meno qualcosa; spero che lo faccia o che lo abbia fatto. Quello che so per cognizione diretta è che la comunità ebraica italiana non solo ha fatto l’atto formale di rendere omaggio ma è molto vicina al cordoglio. Ho ricevuto personalmente messaggi del capo della comunità ebraica di Milano e di alti esponenti della comunità di Roma», il commento di La Russa. Quindi ha preso parola l’emiciclo e la sinistra ha sollevato accuse di ipocrisia e vuota retorica verso il governo. «Il Papa non merita l’ipocrisia di chi non ha mai dato ascolto ai suoi appelli e oggi cerca di seppellire nella retorica il suo potente messaggio, di chi deporta i migranti, toglie i soldi ai poveri, nega l’emergenza climatica e nega le cure a chi non se le può permettere», ha tuonato Elly Schlein, segretario del Pd, a cui la maggioranza, visti i toni, ha negato l’applauso. Subito dopo l’ex premier pentastellato, Giuseppe Conte: «Ora che non c’è più, papa Francesco viene universalmente celebrato da tutti. Nello scomposto teatro dell’ipocrisia dei vaniloqui, le celebrazioni coinvolgono anche chi ha continuato a ignorare i suoi messaggi di dolore per le ingiustizie nel mondo, i suoi moniti contro le parole di odio e la logica della guerra». E poi, poteva forse mancare il commento di Matteo Renzi, anche lui ex premier e ora leader di Italia viva? Nel suo discorso ha accusato di essere «filistei» coloro che «piangono e si commuovono per il Papa e non ricordano il grido di dolore che ci ha lasciato sui lager per migranti». Forse, per una volta, l’analisi migliore la sintetizza Carlo Calenda, che in un post su X ha scritto: «Nei ricordi degli incontri con papa Francesco, risulta che era d’accordo con Vittorio Feltri ma anche con Luca Casarini; con Emma Bonino, a cui chiedeva addirittura di continuare le sue battaglie, mentre censurava con durezza i medici che praticano l’aborto. Con Meloni ma anche con Renzi etc etc. C’è parecchia confusione, poca sobrietà e un tantino di egotismo».
Da sinistra: Bruno Migale, Ezio Simonelli, Vittorio Pisani, Luigi De Siervo, Diego Parente e Maurizio Improta
Questa mattina la Lega Serie A ha ricevuto il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, insieme ad altri vertici della Polizia, per un incontro dedicato alla sicurezza negli stadi e alla gestione dell’ordine pubblico. Obiettivo comune: sviluppare strumenti e iniziative per un calcio più sicuro, inclusivo e rispettoso.
Oggi, negli uffici milanesi della Lega Calcio Serie A, il mondo del calcio professionistico ha ospitato le istituzioni di pubblica sicurezza per un confronto diretto e costruttivo.
Il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, accompagnato da alcune delle figure chiave del dipartimento - il questore di Milano Bruno Migale, il dirigente generale di P.S. prefetto Diego Parente e il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Maurizio Improta - ha incontrato i vertici della Lega, guidati dal presidente Ezio Simonelli, dall’amministratore delegato Luigi De Siervo e dall’head of competitions Andrea Butti.
Al centro dell’incontro, durato circa un’ora, temi di grande rilevanza per il calcio italiano: la sicurezza negli stadi e la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di Serie A. Secondo quanto emerso, si è trattato di un momento di dialogo concreto, volto a rafforzare la collaborazione tra istituzioni e club, con l’obiettivo di rendere le competizioni sportive sempre più sicure per tifosi, giocatori e operatori.
Il confronto ha permesso di condividere esperienze, criticità e prospettive future, aprendo la strada a un percorso comune per sviluppare strumenti e iniziative capaci di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo. La volontà di entrambe le parti è chiara: non solo prevenire episodi di violenza o disordine, ma anche favorire la cultura del rispetto, elemento indispensabile per la crescita del calcio italiano e per la tutela dei tifosi.
«L’incontro di oggi rappresenta un passo importante nella collaborazione tra Lega e Forze dell’Ordine», si sottolinea nella nota ufficiale diffusa al termine della visita dalla Lega Serie A. L’intenzione condivisa è quella di creare un dialogo costante, capace di tradursi in azioni concrete, procedure aggiornate e interventi mirati negli stadi di tutta Italia.
In un contesto sportivo sempre più complesso, dove la passione dei tifosi può trasformarsi rapidamente in tensione, il dialogo tra Lega e Polizia appare strategico. La sfida, spiegano i partecipanti, è costruire una rete di sicurezza che sia preventiva, reattiva e sostenibile, tutelando chi partecipa agli eventi senza compromettere l’atmosfera che caratterizza il calcio italiano.
L’appuntamento di Milano conferma come la sicurezza negli stadi non sia solo un tema operativo, ma un valore condiviso: la Serie A e le forze dell’ordine intendono camminare insieme, passo dopo passo, verso un calcio sempre più sicuro, inclusivo e rispettoso.
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Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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