True
2025-04-24
Fedeli in coda per l’addio a Francesco. Israele divisa sullo sgarbo di Bibi
La camera ardente per Papa Francesco (Ansa)
È iniziato ieri l’omaggio della folla a papa Francesco a Piazza San Pietro, già più di 20.000 fedeli sono accorsi per omaggiarne la salma che a differenza degli altri Pontefici, per suo volere non è stata posta sul tradizionale catafalco. Tre se non quattro ore di fila per salutare il «Papa degli ultimi», come ormai è stato ribattezzato da tutti.
La bara del Santo Padre sarà chiusa per sempre domani alle 20, in attesa della celebrazione dei funerali il mattino seguente alle 10. Si tratterà di una liturgia più semplice rispetto a quelle passate come già spiegato, al termine della quale seguirà la cerimonia di sepoltura. La tumulazione sarà presieduta dal Camerlengo, il cardinale Kevin Joseph Farrell.
Imponente la macchina organizzativa che, anche fuori dal Vaticano, si sta occupando di curare l’addio a Francesco. Evento per il quale sono attese circa mezzo milione di persone e oltre 170 delegazioni dei capi di Stato di tutto il mondo. «Una grande sfida», ha commentato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che non ha saputo nascondere un po’ di preoccupazione. «Ci sarà il combinato tra una quantità molto significativa di persone e la presenza di personalità internazionali con sistemi di protezione e sicurezza importanti. Questi due elementi renderanno complessa la gestione». Incarico affidato al capo della Protezione civile, Fabio Ciciliano, in raccordo con il prefetto, Lamberto Giannini, il presidente della Regione, Francesco Rocca, e il sindaco Gualtieri.
In occasione dei funerali ci saranno cambiamenti della viabilità e una vasta area sarà chiusa al traffico. Ma la sicurezza dell’evento rappresenta la sfida più grande. Oltre ai tiratori scelti schierati sui palazzi ci saranno anche bazooka anti drone intorno a piazza San Pietro sabato. Si tratta di una sorta di dissuasori che, in caso di avvistamento di droni non autorizzati, riescono a inibire le onde radio guidandoli così fino a farli atterrare.
Attivati i controlli in superficie, cielo e sottosuolo. Scattata la no fly zone e monitorato anche il fiume Tevere che scorre a poche centinaia di metri. Schierati dalla questura anche dispositivi di ultima generazione: immagini in 3D che consentono di assicurare una visuale a 360 gradi con una mobilità che supera il limite delle barriere fisiche dell’architettonica edilizia. «Vista la grande partecipazione che ci aspettiamo, abbiamo deciso di rendere pubblico il percorso», ha spiegato il prefetto Giannini. «Non abbiamo ancora stabilito quale sarà, ma lo comunicheremo in modo che i cittadini possano salutarlo anche in questo ultimo viaggio».
In queste ore a esser messi sotto pressione sono treni e aerei. Il Gruppo Fs in coordinamento con la Protezione civile, ha attivato un piano straordinario di potenziamento dei trasporti verso Roma valido fino al 27 aprile attivando anche degli sconti per i biglietti. Aeroporti di Roma stima che ai 1,8 milioni di passeggeri attesi per i ponti si dovrebbero aggiungere almeno altre 15/20.000 persone. Purtroppo non mancano i casi di speculazione. Secondo il Codacons la spesa per il soggiorno in una struttura ricettiva in zona Vaticano può già superare i 2.500 euro a notte, prezzo che potrebbe ulteriormente salire nei prossimi giorni.
Intanto prosegue la polemica legata al mancato omaggio del premier israeliano Benjamin Netanyahu. A rompere con la sua dura presa di posizione, Raphael Schutz, ex ambasciatore presso la Santa Sede, che al Jerusalem Post ha dichiarato: «Non partecipare al lutto papale è un errore». Deve averlo pensato anche il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, che sabato mattina sarà al funerale del Pontefice «nel rispetto dello Shabbat». Di Segni, in osservanza del giorno di festività ebraica che inizia al tramonto di venerdì e si conclude al tramonto di sabato, arriverà a San Pietro a piedi. Anche Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, sarà presente ai funerali: «Un doveroso omaggio dell’ebraismo italiano tutto, per quello che il Pontefice rappresenta in Italia e nel mondo intero, nell’impegno reciproco per il dialogo e per ogni possibile sforzo nella affermazione della cultura di convivenza». Ci sarà anche Nader Akkad, imam della Grande moschea di Roma. «Per me era un amico e un fratello. Papa Francesco è il “nostro” Papa», le sue parole. Le partecipazioni che alimentano dibattito non finiscono qui. Per Taiwan, malgrado la situazione attuale con la Cina, parteciperà l’ex vicepresidente Chen Chien-jen. A comunicarlo ufficialmente è stato lo stesso governo che tiene molto al rapporto con la Santa Sede perché, nonostante la politica filocinese di Bergoglio, si tratta dell’unico Stato europeo a riconoscere la sovranità dell’isola. In Spagna monta invece una polemica sulla mancata presenza del premier, Pedro Sánchez, tra i pochi capi di Stato europei che non sarà presente. Il leader del Partito popolare spagnolo, Alberto Núñez Feijóo, lo ha esortato a dare «spiegazioni». Anche il leader del Cremlino alla fine ha sciolto la riserva: parteciperà il ministro della Cultura, Olga Ljubimova, mentre mancherà il premier polacco, Donald Tusk (al suo posto il presidente, Andrzej Duda). Ancora incerta la presenza del presidente ungherese, Viktor Orbán.
L’atea Schlein scomunica il governo
Ieri pomeriggio si è tenuta a Montecitorio la commemorazione istituzionale del Santo Padre. Ci si sarebbe potuti aspettare il cordoglio da parte di tutte le forze politiche, un momento libero da faziosità partitiche. E invece no: anche in questo momento la sinistra è riuscita a trovare un pretesto per attaccare il governo e strumentalizzare il pensiero di papa Francesco.
Il premier, Giorgia Meloni, ha rammentato con commozione il suo rapporto personale con il Pontefice, notando che «sapeva essere determinato, ma quando parlavi con lui non esistevano barriere, potevi parlare di tutto e raccontarti senza timore di essere giudicato. Poteva vedere la tua anima. Come se per lui significasse dire: “Io ci sono per te”. Ti faceva sentire prezioso in quanto unico e irripetibile». «Sarò sempre grata», ha aggiunto, «per il tempo trascorso insieme, per gli insegnamenti e i consigli, non ultimo quello di “non perdere mai il senso dell’umorismo”, l’ultima cosa che mi aveva detto». Ha ricordato il grande onore che le aveva fatto, presenziando al G7 dello scorso anno per ammonire i grandi della Terra sulla centralità dell’uomo nel fermento tecnologico del nostro tempo. È stata la prima volta nella storia in cui un Papa ha preso parte a quell’evento politico. Da ultimo, «diceva che la diplomazia è un esercizio di umiltà, perché richiede di sacrificare un po’ dell’amor proprio per comprendere le ragioni e il punto vista dell’altro».
Al premier sono seguite poi le voci dei presidenti delle rispettive Camere, che sono intervenuti in equilibrati elogi alla memoria del Pontefice. In più, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si è inserito nella delicata questione sul messaggio di condoglianze diffuso dal governo israeliano e poi cancellato: «Ignoro se Benjamin Netanyahu abbia scritto o meno qualcosa; spero che lo faccia o che lo abbia fatto. Quello che so per cognizione diretta è che la comunità ebraica italiana non solo ha fatto l’atto formale di rendere omaggio ma è molto vicina al cordoglio. Ho ricevuto personalmente messaggi del capo della comunità ebraica di Milano e di alti esponenti della comunità di Roma», il commento di La Russa.
Quindi ha preso parola l’emiciclo e la sinistra ha sollevato accuse di ipocrisia e vuota retorica verso il governo. «Il Papa non merita l’ipocrisia di chi non ha mai dato ascolto ai suoi appelli e oggi cerca di seppellire nella retorica il suo potente messaggio, di chi deporta i migranti, toglie i soldi ai poveri, nega l’emergenza climatica e nega le cure a chi non se le può permettere», ha tuonato Elly Schlein, segretario del Pd, a cui la maggioranza, visti i toni, ha negato l’applauso. Subito dopo l’ex premier pentastellato, Giuseppe Conte: «Ora che non c’è più, papa Francesco viene universalmente celebrato da tutti. Nello scomposto teatro dell’ipocrisia dei vaniloqui, le celebrazioni coinvolgono anche chi ha continuato a ignorare i suoi messaggi di dolore per le ingiustizie nel mondo, i suoi moniti contro le parole di odio e la logica della guerra». E poi, poteva forse mancare il commento di Matteo Renzi, anche lui ex premier e ora leader di Italia viva? Nel suo discorso ha accusato di essere «filistei» coloro che «piangono e si commuovono per il Papa e non ricordano il grido di dolore che ci ha lasciato sui lager per migranti».
Forse, per una volta, l’analisi migliore la sintetizza Carlo Calenda, che in un post su X ha scritto: «Nei ricordi degli incontri con papa Francesco, risulta che era d’accordo con Vittorio Feltri ma anche con Luca Casarini; con Emma Bonino, a cui chiedeva addirittura di continuare le sue battaglie, mentre censurava con durezza i medici che praticano l’aborto. Con Meloni ma anche con Renzi etc etc. C’è parecchia confusione, poca sobrietà e un tantino di egotismo».
Continua a leggereRiduci
Una folla ordinata saluta per l’ultima volta Jorge Mario Bergoglio. Mentre arrivano le prime defezioni pesanti ai funerali: no di Pedro Sánchez e Donald Tusk, Viktor Orbán in forse. Vladimir Putin invierà il ministro della Cultura. Comunità ebraica presente.A Montecitorio il capo dei dem cerca la rissa anche al ricordo istituzionale del Pontefice: «Ipocriti». Matteo Renzi fa la predica sui migranti e Carlo Calenda lo rimette a posto: «Troppo egotismo».Lo speciale contiene due articoliÈ iniziato ieri l’omaggio della folla a papa Francesco a Piazza San Pietro, già più di 20.000 fedeli sono accorsi per omaggiarne la salma che a differenza degli altri Pontefici, per suo volere non è stata posta sul tradizionale catafalco. Tre se non quattro ore di fila per salutare il «Papa degli ultimi», come ormai è stato ribattezzato da tutti. La bara del Santo Padre sarà chiusa per sempre domani alle 20, in attesa della celebrazione dei funerali il mattino seguente alle 10. Si tratterà di una liturgia più semplice rispetto a quelle passate come già spiegato, al termine della quale seguirà la cerimonia di sepoltura. La tumulazione sarà presieduta dal Camerlengo, il cardinale Kevin Joseph Farrell. Imponente la macchina organizzativa che, anche fuori dal Vaticano, si sta occupando di curare l’addio a Francesco. Evento per il quale sono attese circa mezzo milione di persone e oltre 170 delegazioni dei capi di Stato di tutto il mondo. «Una grande sfida», ha commentato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che non ha saputo nascondere un po’ di preoccupazione. «Ci sarà il combinato tra una quantità molto significativa di persone e la presenza di personalità internazionali con sistemi di protezione e sicurezza importanti. Questi due elementi renderanno complessa la gestione». Incarico affidato al capo della Protezione civile, Fabio Ciciliano, in raccordo con il prefetto, Lamberto Giannini, il presidente della Regione, Francesco Rocca, e il sindaco Gualtieri. In occasione dei funerali ci saranno cambiamenti della viabilità e una vasta area sarà chiusa al traffico. Ma la sicurezza dell’evento rappresenta la sfida più grande. Oltre ai tiratori scelti schierati sui palazzi ci saranno anche bazooka anti drone intorno a piazza San Pietro sabato. Si tratta di una sorta di dissuasori che, in caso di avvistamento di droni non autorizzati, riescono a inibire le onde radio guidandoli così fino a farli atterrare. Attivati i controlli in superficie, cielo e sottosuolo. Scattata la no fly zone e monitorato anche il fiume Tevere che scorre a poche centinaia di metri. Schierati dalla questura anche dispositivi di ultima generazione: immagini in 3D che consentono di assicurare una visuale a 360 gradi con una mobilità che supera il limite delle barriere fisiche dell’architettonica edilizia. «Vista la grande partecipazione che ci aspettiamo, abbiamo deciso di rendere pubblico il percorso», ha spiegato il prefetto Giannini. «Non abbiamo ancora stabilito quale sarà, ma lo comunicheremo in modo che i cittadini possano salutarlo anche in questo ultimo viaggio». In queste ore a esser messi sotto pressione sono treni e aerei. Il Gruppo Fs in coordinamento con la Protezione civile, ha attivato un piano straordinario di potenziamento dei trasporti verso Roma valido fino al 27 aprile attivando anche degli sconti per i biglietti. Aeroporti di Roma stima che ai 1,8 milioni di passeggeri attesi per i ponti si dovrebbero aggiungere almeno altre 15/20.000 persone. Purtroppo non mancano i casi di speculazione. Secondo il Codacons la spesa per il soggiorno in una struttura ricettiva in zona Vaticano può già superare i 2.500 euro a notte, prezzo che potrebbe ulteriormente salire nei prossimi giorni. Intanto prosegue la polemica legata al mancato omaggio del premier israeliano Benjamin Netanyahu. A rompere con la sua dura presa di posizione, Raphael Schutz, ex ambasciatore presso la Santa Sede, che al Jerusalem Post ha dichiarato: «Non partecipare al lutto papale è un errore». Deve averlo pensato anche il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, che sabato mattina sarà al funerale del Pontefice «nel rispetto dello Shabbat». Di Segni, in osservanza del giorno di festività ebraica che inizia al tramonto di venerdì e si conclude al tramonto di sabato, arriverà a San Pietro a piedi. Anche Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, sarà presente ai funerali: «Un doveroso omaggio dell’ebraismo italiano tutto, per quello che il Pontefice rappresenta in Italia e nel mondo intero, nell’impegno reciproco per il dialogo e per ogni possibile sforzo nella affermazione della cultura di convivenza». Ci sarà anche Nader Akkad, imam della Grande moschea di Roma. «Per me era un amico e un fratello. Papa Francesco è il “nostro” Papa», le sue parole. Le partecipazioni che alimentano dibattito non finiscono qui. Per Taiwan, malgrado la situazione attuale con la Cina, parteciperà l’ex vicepresidente Chen Chien-jen. A comunicarlo ufficialmente è stato lo stesso governo che tiene molto al rapporto con la Santa Sede perché, nonostante la politica filocinese di Bergoglio, si tratta dell’unico Stato europeo a riconoscere la sovranità dell’isola. In Spagna monta invece una polemica sulla mancata presenza del premier, Pedro Sánchez, tra i pochi capi di Stato europei che non sarà presente. Il leader del Partito popolare spagnolo, Alberto Núñez Feijóo, lo ha esortato a dare «spiegazioni». Anche il leader del Cremlino alla fine ha sciolto la riserva: parteciperà il ministro della Cultura, Olga Ljubimova, mentre mancherà il premier polacco, Donald Tusk (al suo posto il presidente, Andrzej Duda). Ancora incerta la presenza del presidente ungherese, Viktor Orbán.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/camera-ardente-papa-francesco-funerali-2671834249.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="latea-schlein-scomunica-il-governo" data-post-id="2671834249" data-published-at="1745450518" data-use-pagination="False"> L’atea Schlein scomunica il governo Ieri pomeriggio si è tenuta a Montecitorio la commemorazione istituzionale del Santo Padre. Ci si sarebbe potuti aspettare il cordoglio da parte di tutte le forze politiche, un momento libero da faziosità partitiche. E invece no: anche in questo momento la sinistra è riuscita a trovare un pretesto per attaccare il governo e strumentalizzare il pensiero di papa Francesco. Il premier, Giorgia Meloni, ha rammentato con commozione il suo rapporto personale con il Pontefice, notando che «sapeva essere determinato, ma quando parlavi con lui non esistevano barriere, potevi parlare di tutto e raccontarti senza timore di essere giudicato. Poteva vedere la tua anima. Come se per lui significasse dire: “Io ci sono per te”. Ti faceva sentire prezioso in quanto unico e irripetibile». «Sarò sempre grata», ha aggiunto, «per il tempo trascorso insieme, per gli insegnamenti e i consigli, non ultimo quello di “non perdere mai il senso dell’umorismo”, l’ultima cosa che mi aveva detto». Ha ricordato il grande onore che le aveva fatto, presenziando al G7 dello scorso anno per ammonire i grandi della Terra sulla centralità dell’uomo nel fermento tecnologico del nostro tempo. È stata la prima volta nella storia in cui un Papa ha preso parte a quell’evento politico. Da ultimo, «diceva che la diplomazia è un esercizio di umiltà, perché richiede di sacrificare un po’ dell’amor proprio per comprendere le ragioni e il punto vista dell’altro». Al premier sono seguite poi le voci dei presidenti delle rispettive Camere, che sono intervenuti in equilibrati elogi alla memoria del Pontefice. In più, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si è inserito nella delicata questione sul messaggio di condoglianze diffuso dal governo israeliano e poi cancellato: «Ignoro se Benjamin Netanyahu abbia scritto o meno qualcosa; spero che lo faccia o che lo abbia fatto. Quello che so per cognizione diretta è che la comunità ebraica italiana non solo ha fatto l’atto formale di rendere omaggio ma è molto vicina al cordoglio. Ho ricevuto personalmente messaggi del capo della comunità ebraica di Milano e di alti esponenti della comunità di Roma», il commento di La Russa. Quindi ha preso parola l’emiciclo e la sinistra ha sollevato accuse di ipocrisia e vuota retorica verso il governo. «Il Papa non merita l’ipocrisia di chi non ha mai dato ascolto ai suoi appelli e oggi cerca di seppellire nella retorica il suo potente messaggio, di chi deporta i migranti, toglie i soldi ai poveri, nega l’emergenza climatica e nega le cure a chi non se le può permettere», ha tuonato Elly Schlein, segretario del Pd, a cui la maggioranza, visti i toni, ha negato l’applauso. Subito dopo l’ex premier pentastellato, Giuseppe Conte: «Ora che non c’è più, papa Francesco viene universalmente celebrato da tutti. Nello scomposto teatro dell’ipocrisia dei vaniloqui, le celebrazioni coinvolgono anche chi ha continuato a ignorare i suoi messaggi di dolore per le ingiustizie nel mondo, i suoi moniti contro le parole di odio e la logica della guerra». E poi, poteva forse mancare il commento di Matteo Renzi, anche lui ex premier e ora leader di Italia viva? Nel suo discorso ha accusato di essere «filistei» coloro che «piangono e si commuovono per il Papa e non ricordano il grido di dolore che ci ha lasciato sui lager per migranti». Forse, per una volta, l’analisi migliore la sintetizza Carlo Calenda, che in un post su X ha scritto: «Nei ricordi degli incontri con papa Francesco, risulta che era d’accordo con Vittorio Feltri ma anche con Luca Casarini; con Emma Bonino, a cui chiedeva addirittura di continuare le sue battaglie, mentre censurava con durezza i medici che praticano l’aborto. Con Meloni ma anche con Renzi etc etc. C’è parecchia confusione, poca sobrietà e un tantino di egotismo».
L’argento è ai massimi storici a oltre 60 dollari l’oncia superando i fasti del 1979 o del 2011. Oltre 45 anni fa l’inflazione fuori controllo, la crisi degli ostaggi in Iran e l’invasione sovietica dell’Afghanistan spinsero il prezzo dell’oro a triplicare, mentre l’argento salì addirittura di sette volte. Dopo quel picco, entrambi i metalli entrarono in una lunga fase di declino, interrotta solo dalla sequenza di crisi finanziarie iniziata con il crollo del mercato immobiliare statunitense nel 2007, proseguita con il fallimento di Lehman Brothers nel 2008 e culminata nella crisi del debito europeo tra il 2010 e il 2012. In quel periodo l’oro raddoppiò, mentre l’argento quasi quadruplicò.
A differenza dei grandi rally del passato, l’ultimo anno non è stato caratterizzato da eventi catastrofici paragonabili. E allora perché un rally dei «preziosi»? Parte della spiegazione risiede nelle preoccupazioni degli investitori per una possibile pressione politica sulla Federal Reserve, che potrebbe tradursi in inflazione più elevata con tassi più bassi, uno scenario tradizionalmente favorevole ai metalli preziosi. Un’altra parte deriva dagli acquisti di oro da parte delle banche centrali, impegnate a ridurre la dipendenza dal dollaro. Oggi il metallo giallo rappresenta circa il 20% delle riserve ufficiali globali, superando l’euro (16%). Il congelamento delle riserve russe dopo l’invasione dell’Ucraina ha incrinato la fiducia nel dollaro come valuta di riserva, rafforzando l’attrattiva dell’oro e, per effetto di contagio, anche dell’argento.
Lo sblocco di 185 miliardi di euro di asset russi congelati sta già producendo effetti profondi sull’architettura finanziaria globale e sulla gestione delle riserve da parte delle banche centrali. Secondo Jefferies, il dibattito sulla possibile monetizzazione di queste riserve rappresenta un precedente di portata storica e costituisce uno dei principali motori dell’accelerazione degli acquisti di oro da parte delle banche centrali, iniziata nel 2022.
Il problema è innanzitutto di fiducia. Per i mercati globali il segnale è già stato colto. Il congelamento delle riserve russe nel 2022 è stato il “trigger” - lo stimolo - che ha spinto molti Paesi, soprattutto al di fuori del G7, a interrogarsi sulla sicurezza delle proprie attività denominate in valute occidentali. La risposta è stata un accumulo senza precedenti di oro. I dati del World Gold Council mostrano che tra il terzo trimestre del 2022 e il secondo del 2025 le banche centrali hanno acquistato 3.394 tonnellate di metallo prezioso, con tre anni consecutivi oltre la soglia delle 1.000 tonnellate.
Questo movimento strutturale si è intrecciato con altri fattori macroeconomici che hanno sostenuto una spettacolare corsa dell’oro. Tra il 2024 e il 2025 i prezzi sono raddoppiati, spinti dagli acquisti ufficiali, dai tagli dei tassi della Federal Reserve, da un dollaro più debole, dai dubbi sull’indipendenza della banca centrale statunitense e dal ritorno massiccio degli investitori negli Etf.
Altro fattore scatenante di oro e argento è il debito. Quello globale sfiora ormai la soglia dei 346mila miliardi di dollari, segnala l’Institute of International Finance (IIF), che nel suo ultimo rapporto evidenzia come, a fine settembre, l’indebitamento complessivo abbia raggiunto i 345,7 trilioni, pari a circa il 310% del Pil mondiale. Secondo l’IIF, «la maggior parte dell’aumento complessivo è arrivato dai mercati sviluppati, dove l’ammontare del debito ha segnato un un rapido aumento quest’anno».
Più debito e più sfiducia sulle regole finanziarie portano alla fuga però dai titoli di Stato, come emerge dai rendimenti. Quelli dei bond pubblici globali a 10 anni e oltre sono balzati al 3,9%, il livello più alto dal 2009. I rendimenti obbligazionari mondiali (gli interessi che si pagano) sono ora 5,6 volte superiori al minimo registrato durante la pandemia del 2020. Trainano il rialzo le principali economie, tra cui Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Canada, Germania e Australia. Per dire, il rendimento dei titoli di Stato tedeschi a 30 anni è salito al 3,46%, il livello più alto da luglio 2011. Quando l’argento toccò un picco.
L'era del denaro a basso costo per i governi sembra finita. Vediamo come finisce questa corsa del «silver» e del «gold».
Continua a leggereRiduci
Ansa
Secondo quanto riferito, i militari della Bundeswehr saranno impiegati principalmente in attività di ingegneria militare. Un portavoce del dicastero ha spiegato che il loro compito consisterà in «attività di ingegneria», che potrebbero includere «la costruzione di fortificazioni, lo scavo di trincee, la posa di filo spinato o la costruzione di barriere anticarro». Sempre secondo il ministero, il dispiegamento non richiederà però un mandato parlamentare, poiché «non vi è alcun pericolo immediato per i soldati legato a un conflitto militare».
Ma se il pericolo non c’è allora perché inviarli oltretutto senza passare dal Parlamento? Il rafforzamento delle difese lungo il confine orientale dell’Alleanza si inserisce in un contesto segnato dal protrarsi della guerra in Ucraina e dall’intensificarsi delle operazioni militari russe sul terreno. Secondo un rapporto analitico dell’intelligence britannica datato 13 dicembre, rilanciato da Rbc, le forze russe stanno tentando di avanzare nell’area di Siversk, nella regione di Donetsk, approfittando delle difficili condizioni meteorologiche. Londra smentisce però le dichiarazioni di Mosca sul controllo totale della città. Gli analisti ritengono che reparti russi siano riusciti a infiltrarsi nella zona centrale sfruttando la nebbia, mentre le Forze di difesa ucraine continuano a presidiare i quartieri occidentali, a conferma che i combattimenti sono ancora in corso anche se la città risulta ormai in gran parte perduta e per tentare di riconquistarla sarebbero necessarie nuove riserve. L’intelligence britannica sottolinea inoltre come Siversk rappresenti da tempo un obiettivo strategico per Mosca. Il controllo della città, spiegano gli analisti, consentirebbe alle forze russe di aprire un corridoio verso centri urbani più grandi e decisivi del Donetsk, come Sloviansk e Kramatorsk, che restano sotto il controllo ucraino. Il rapporto segnala inoltre una capacità limitata delle truppe ucraine di condurre operazioni di raid localizzate nella parte settentrionale di Pokrovsk e sottolinea come le forze russe continuino a subire perdite consistenti lungo l’intera linea del fronte. Secondo le stime di Londra, nel 2025 il numero complessivo di morti e feriti tra le fila russe potrebbe arrivare a circa 395.000 unità.
Sul piano umanitario ed energetico, l’Ucraina sta affrontando le conseguenze degli ultimi attacchi russi contro le infrastrutture elettriche. Dopo i bombardamenti notturni, oltre un milione di utenze sono rimaste senza corrente. Le squadre di emergenza hanno però già avviato gli interventi di ripristino. «Attualmente oltre un milione di utenze sono senza elettricità. Ma le squadre di riparazione, sia di UkrEnergo che degli operatori del sistema di distribuzione, hanno già avviato i lavori di riparazione per garantire la fornitura ai consumatori. Spero che oggi riusciremo a riparare la maggior parte di ciò che è stato interrotto durante la notte», ha dichiarato Vitaliy Zaychenko, presidente del cda dell’operatore pubblico della rete elettrica, citato dall’agenzia statale Ukrinform. Zaychenko ha aggiunto che le situazioni più critiche si registrano nelle regioni di Odessa, Mykolaiv e Kherson, confermando come il conflitto continui a colpire in modo diretto la popolazione civile e le infrastrutture essenziali del Paese.
Continua a leggereRiduci