2022-08-29
Carlo Calenda: «Candidato contro il truce sistema Pd»
Il leader di Azione: «Ruberti non è un caso isolato, a Roma il partito di Letta è una Suburra. Vanno sospese le certificazioni verdi che colpiscono a morte le aziende. Le regole europee non funzionano nelle emergenze».«Quello del Pd è un truce sistema di potere. Una suburra che si sta sgretolando. Ruberti non è certo un caso isolato. E Letta fa finta di nulla». A meno di un mese dal voto, il leader di Azione Carlo Calenda affonda la sciabola contro la nomenklatura del Pd romano. «Quello di Ruberti è il vero volto del Partito democratico». E rilancia l’idea di un «time out» della campagna elettorale per mettere in sicurezza il Paese di fronte al salasso energetico: «I leader si parlino tra di loro, prendano un impegno sullo scostamento di bilancio, trovino soluzioni supportando il governo Draghi».Mentre parliamo, il prezzo del gas segna nuovi massimi. Il governo prepara un decreto per salvare le imprese. Cosa si aspetta? «Bisogna immediatamente sganciare il costo delle rinnovabili dal prezzo del gas. Introdurre un prezzo fisso sulla componente delle rinnovabili. Accelerare sui rigassificatori. E sospendere le “certificazioni verdi”, che costano tantissimo e colpiscono mortalmente le aziende». Quanto è buia la notte?«Abbiamo fatto un po’ di calcoli: servono 10 miliardi per mitigare il prezzo del gas per le aziende energivore e gasivore. Poi altri 20-30 miliardi per commercianti, piccole imprese e famiglie. È un impatto enorme». Dunque?«Se davvero vogliamo procedere con uno scostamento di bilancio, bisognerà firmare un impegno tutti insieme: e prendere atto che non ci saranno altri scostamenti per quota 41, per la flat tax, e per altre promesse elettorali. Perché altrimenti il debito andrà fuori controllo. Ma questo patto è complicato, perché le elezioni sono dietro l’angolo».Sarà per questo che nessuno riesce a pronunciare la parola «razionamento»?«Il consumo italiano da settembre a marzo si aggira sui 53 miliardi di metri cubi di gas. Attualmente ne abbiamo contrattualizzati 33. Poi abbiamo 12 miliardi di metri cubi stoccati, più 4 di riserve strategiche che in teoria non si potrebbero toccare. Mancherebbero ancora 5 miliardi di metri cubi, che può portarci il rigassificatore di Piombino».Dunque procedere su Piombino eviterebbe i razionamenti?«Sì, a meno che non si materializzi lo scenario peggiore, quello in cui la Russia chiude completamente i rubinetti. Comunque il rigassificatore si può fare solo a Piombino, dove la darsena della Concordia permette di agganciare immediatamente una struttura del genere, mentre a Ravenna sarebbe più complicato». Tempo fa si parlava di abbassare la temperatura dei termosifoni per soffocare la Russia. Ora la abbasseremo per non soffocare noi. Le sanzioni hanno fallito? «Le sanzioni non c’entrano. Era Enrico Letta che delirava di inserire le sanzioni sul gas, e per fortuna non gli siamo andati dietro, altrimenti oggi andremmo a pedali. Il problema è la grande scommessa finanziaria in corso sul prezzo del gas, che purtroppo rimarrà alto a lungo. Dobbiamo riprendere le trivellazioni nell’Adriatico, per aumentare la quota di gas nazionale: ricordo che Lega e Forza Italia fecero una campagna contro le trivelle. Quale Paese vogliamo essere? Quello che dice no a tutto, o quello che si prende l’impegno dello scostamento di bilancio e del rigassificatore a Piombino?».Giorgia Meloni propone di togliere dalla bolletta gli oneri allo Stato, senza aggravi per il bilancio. Gli italiani risparmierebbero il 30%.«Affermazioni false, Meloni ha sbagliato i calcoli. Se si azzerano i costi di sistema si risparmia al massimo il 10%, e comunque tutto questo avrebbe un costo. Sarebbe un intervento che peserebbe sui bilanci pubblici». Vista la crisi, vuole ancora sospendere la campagna elettorale?«Più semplicemente, vorrei che i leader si incontrassero, per proporre a Draghi un intervento supportato da tutto l’arco parlamentare. Sul resto continuino a bastonarsi: ma non su questioni di sicurezza nazionale. Eppure vedo che ognuno va avanti per la sua strada: il Pd tace sui rigassificatori, e tutti sparano una ricetta diversa senza calcolarne i costi». Non è singolare che il mercato europeo del gas sia senza regole, in preda al primo speculatore che passa?«Non dimentichiamoci che con l’attuale meccanismo di formazione del prezzo abbiamo goduto per anni di gas a basso costo. Erano i tempi delle vacche grasse, quando i rigassificatori costavano due lire e avevamo la possibilità di metterci in sicurezza. Non l’abbiamo fatto. Si svegliano tutti solo quando l’emergenza bussa alla porta». Quindi l’Europa si è data delle regole che valgono solo quando splende il sole, e non quando piove? «Sì, e per questo sono favorevole al price cap sul gas. Quando c’è una situazione straordinaria, praticamente una situazione di guerra, il mercato va sospeso. Anche i tedeschi si stanno convincendo, restano fuori solo gli olandesi che, in combutta con i norvegesi, sul gas stanno facendo una barca di soldi». Lei è un grande frequentatore dei social: che ne pensa della campagna comunicativa del Pd «O con noi, o con Putin»?«Io non so cosa sia successo a Letta: non mi è mai capitato di vedere una persona capace di sbagliarne così tante come Enrico in questi giorni». Per esempio?«Ha rifiutato di allearsi con i 5 stelle per mettersi con Fratoianni e Bonelli, che in pratica sono 5 stelle taroccati: tanto valeva allearsi con gli originali. Poi ha impostato una campagna elettorale a due, quando gli schieramenti sono quattro. Ha partorito la follia dei 10.000 euro ai diciottenni, e l’asilo obbligatorio. Poi dice che i rigassificatori si fanno, ma solo per alcuni anni. Infine, nel mezzo di una crisi drammatica, si mette a parlare di guanciale e pancetta. Ma che cavolo c’entra il guanciale e la pancetta? E soprattutto: Letta cosa ci trova da ridere, mentre le bollette esplodono?».Nel centrodestra Giorgia Meloni sembra avere un approccio più realistico sull’economia, non trova? «Sì, e apprezzo i suoi sforzi, sperando che non sia solo una posa. Ma Meloni continua a viaggiare insieme ad alleati che promettono qualsiasi pazzia. C’è chi vuole regalare un milione di alberi, chi propone la flat tax con 18 aliquote. Siamo all’impazzimento generalizzato. Sono due coalizioni che non hanno alcuna possibilità di governare concretamente». Però anche lei ha il parente scomodo in casa: Matteo Renzi. «Ma c’è una differenza: io e Renzi abbiamo sottoscritto un programma unico dal primo all’ultimo punto. Magari dobbiamo lavorare sulle divergenze caratteriali, però in Europa stiamo nello stesso gruppo. Invece Forza Italia in Europa è alleata con il Pd, contro Meloni e Salvini. Mentre Letta dice che vuole rifare il campo largo con Conte, e non capisco perché debba farlo dopo le elezioni e non prima. La verità è che questa è la campagna elettorale peggiore degli ultimi secoli. Temo che così ci sfracelleremo». Perché si candida a Roma?«Mi candido contro il truce sistema di potere del Pd. E non credo sia un’espressione esagerata. Il sindaco Gualtieri è una persona perbene, ma intorno a lui c’è un sistema che conosciamo, di cui abbiamo visto il volto truce con Ruberti. Ma quel sistema non si ferma a Ruberti. Ricordo soltanto la parentopoli selvaggia del Pd durante il mandato alla Regione di Zingaretti. Se fosse successo a me o a un governatore di destra, sarebbero piovuti avvisi di garanzia». La storia di Ruberti è un caso isolato, dunque, o è il vero volto del Pd?«Ma quale caso isolato, è una specie di Suburra. Il Lazio è gestito così. Roma è gestita così. Vogliono farmi credere che non sapevano chi fosse Albino Ruberti, capo di gabinetto di Zingaretti e poi di Gualtieri? Non sapevano che esercitava il potere nel modo che abbiamo visto? Si tratta di un solido gruppo di potere, che da anni governa la città con pugno di ferro». Trattando voti e appalti pubblici?«Si capisce che è così. E si capisce che questo sistema è sempre stato protetto, anche se oggi è vicino allo sbriciolamento. Dal momento che mezzo Pd è stato piazzato a lavorare nel Comune e nelle municipalizzate, come può quel partito gestire Roma e il Lazio in maniera indipendente? Di fronte a tutto questo, Letta fa finta di nulla, e Zingaretti sorride e benedice tutti».È ancora convinto che dopo il voto serva una maggioranza Ursula: di nuovo tutti insieme? È una previsione o un piano d’azione?«Non avremo alternative, visto ciò che accadrà sui mercati. Gli investitori sono terrorizzati. Rischiamo di affrontare la tempesta perfetta, e stavolta senza nemmeno avere a disposizione riserve della Repubblica. Andiamo senza rete». Giorgia Meloni si aspetta un incarico da Mattarella, se Fratelli d’Italia sarà il primo partito. «Certo, in quel caso il presidente della Repubblica incaricherà Meloni, ma credo che riusciremo a bloccare la destra al Senato con il nostro risultato elettorale. Tutti vogliono fare il premier, ma nessuno ha l’esperienza gestionale per farlo come si deve, nel pieno di una crisi senza precedenti. Io penso invece a una nuova maggioranza che rinnovi la fiducia a Draghi». Ma Draghi a Rimini ha detto che «l’Italia ce la farà, con qualunque governo». Non è un modo per sdoganare un eventuale governo di centrodestra? «L’Italia è un grande Paese. Non morirà per un governo o per l’altro. Ma con la minaccia finanziaria ed economica alle porte, può comunque farsi molto male».
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Ursula von der Leyen (Ansa)