2019-03-13
Cala il gelo fra Trump e la Boeing. «I nuovi velivoli sono troppo complicati»
Il presidente, che ha scelto un ex manager dell'azienda come segretario della Difesa: «Non servono piloti ma informatici».Dopo la tragedia del Boeing 737 Max 8 precipitato in Etiopia, il presidente americano Donald Trump ha focalizzato la propria attenzione sul problema della sicurezza degli aerei. Su Twitter non a caso ha dichiarato: «Gli aerei stanno diventando troppo complessi per volare. Non servono più piloti ma piuttosto gli informatici del Mit. Lo vedo sempre in molti prodotti. Si cerca sempre di fare un passo in avanti inutile, quando spesso il vecchio e semplice è molto meglio. […] La complessità crea pericolo. Tutto questo per un grande costo, ma un guadagno molto scarso. Non so voi, ma non voglio che Albert Einstein sia il mio pilota. Voglio grandi professionisti del volo che possano prendere facilmente e velocemente il controllo di un aereo!». Parole dure, arrivate poco dopo che i governi di Cina, Regno Unito, Europa, Australia e Indonesia hanno stabilito di lasciare a terra i Boeing 737 Max 8. Del resto, negli Stati Uniti la posizione critica del presidente non è isolata. Il senatore dello Utah Mitt Romney ha chiesto ieri alla Federal aviation administration di bloccare questi velivoli. In un post su Twitter, l'ex governatore del Massachusetts ha infatti scritto: «Per tutelare le persone che volano, la (Faa) dovrebbe lasciare a terra il 737 Max 8 fino a quando non si sarà indagato sulle cause dei recenti incidenti e non sarà assicurata l'aeronavigabilità dell'aereo». Sulla stessa linea si sono collocati anche svariati esponenti del Partito democratico. In particolare, la senatrice del Massachusetts e candidata alla nomination democratica Elizabeth Warren ha affermato che la Faa dovrebbe «immediatamente lasciare a terra questo velivolo negli Stati Uniti, finché la sua sicurezza non possa essere garantita». Inoltre, in un comunicato, la senatrice ha rincarato la dose, chiamando in causa la stessa Casa Bianca: «Il Boeing 737 Max 8 è uno dei principali driver dei profitti Boeing. Nelle prossime settimane e mesi, il Congresso dovrebbe tenere delle audizioni sul fatto che un'amministrazione - che notoriamente ha rifiutato di opporsi all'Arabia Saudita per proteggere le vendite di armi da parte di Boeing - abbia messo ancora una volta a rischio delle vite per la stessa ragione». Boeing, dal canto suo, resta per il momento sulla difensiva. In un comunicato diffuso ieri, pur non replicando direttamente alle critiche dei senatori statunitensi, ha dichiarato di nutrire «piena fiducia nella sicurezza del Max». Per ora, la Federal aviation administration sembrerebbe intenzionata a mantenere una posizione attendista, mentre il segretario al Trasporto Elaine Chao ha affermato: «Se la Faa identifica un problema che riguarda la sicurezza, il dipartimento intraprenderà azioni immediate e appropriate». Insomma, per Boeing la situazione appare non poco turbolenta. Anche perché questa levata di scudi proveniente dalla Casa Bianca e dal Congresso americano potrebbe crearle non pochi problemi sotto il profilo politico ed economico. Non soltanto questo colosso figura tra i principali contractor del governo statunitense nel settore della Difesa per un giro d'affari complessivo - nel 2017 - di circa 23 miliardi di dollari. Ma, esattamente come altre grandi aziende similari, riesce a concludere danarosi accordi internazionali con il sostegno di Washington. In particolare, nel corso di una visita di Trump a Riyad avvenuta nel maggio del 2017, Boeing annunciò un'intesa commerciale finalizzata alla vendita di alcuni elicotteri e aerei all'Arabia Saudita. Nonostante abbia riscontrato qualche difficoltà rispetto al suo principale competitor Lockheed Martin, Boeing resta uno dei maggiori protagonisti di quello che - nel suo discorso d'addio del 1961 - l'allora presidente americano, Dwight Eisenhower, definì il «complesso militare industriale e politico»: un potente fronte che convogliava (e convoglia ancora) in sé stesso gli interessi dei principali attori dell'industria bellica statunitense. Un fronte che, da allora, ha rivestito una sempre maggiore influenza nelle scelte geopolitiche adottate dallo Zio Sam.Donald Trump ha, sino a oggi, mantenuto un rapporto ambivalente con questo mondo. Da una parte, è chiaro che la sua linea di distensione nei confronti di alcuni storici nemici dell'America (dalla Russia alla Corea del Nord) non sia troppo apprezzata da chi - come questi giganti - ha tutto l'interesse a mantenere vivo il vecchio e bellicoso clima della Guerra fredda. Ciononostante l'attuale presidente non ha rinunciato a nominare nella sua amministrazione alcune figure particolarmente vicine a quella galassia: a partire dal segretario alla Difesa pro tempore, Patrick Shanahan, che è stato manager per 30 anni proprio a Boeing. Bisognerà adesso capire che cosa abbia realmente intenzione di fare Trump. Del resto, anche le parole di Romney potrebbero non rivelarsi una buona notizia per un colosso che intrattiene relazioni generalmente cordiali con il Partito repubblicano: basti pensare che l'ex ambasciatrice all'Onu Nikki Haley sia recentemente entrata nel consiglio d'amministrazione della compagnia. L'attuale freddezza mostrata dall'Elefantino ci dice, insomma, che qualcosa potrebbe essersi spezzato.