2025-03-17
Cade il velo sulla strage dei «buoni». «Kiev colpevole per il rogo di Odessa»
La Corte europea dei diritti dell’uomo all’unanimità ha ritenuto il governo dell’Ucraina responsabile per il massacro di civili russofoni del 2 maggio 2014. Ad agire furono le stesse milizie che oggi armiamo.Per tre anni, onde giustificare il sostegno a Kiev e l’invio di armi, si è cancellato il passato per decreto. Si è fatto finta che tutto fosse iniziato nel 2022 con l’ingresso delle truppe russe nel territorio ucraino, si è raccontata la favola di Vladimir Putin che come Hitler sarebbe intenzionato a conquistare tutta l’Europa. In realtà, il conflitto in Ucraina è iniziato molto prima, e altre potenze oltre la Russia vi hanno preso parte. Adesso, finalmente, un pezzo di verità viene a galla grazie a una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che all’unanimità ha ritenuto il governo ucraino responsabile per la strage di Odessa del 2 maggio 2014. Un evento su cui, in tutti questi anni di guerra, è stata imposta una sorta di congiura del silenzio: guai a parlarne, guai a ricordare chi abbia voluto giocare con le sorti dell’Ucraina ben prima dell’attacco russo.Breve e sommario riepilogo: alla fine del 2013, il governo ucraino decide di rinunciare a un accordo con l’Unione europea molto sponsorizzato da tutti gli ambienti politici globalisti. Ben sostenuto dall’Occidente nacque il movimento «europeista» Euromaidan. Le proteste continuarono fino ai primi mesi del 2014, facendosi via via più violente. Il risultato fu, di fatto, un colpo di Stato: il presidente considerato filorusso (in realtà in rapporti ambivalenti con Mosca), Viktor Janukovych, fu deposto. Seguirono mesi caotici culminati appunto, all’inizio di maggio, nel dramma di Odessa. Lì, in una tendopoli intorno alla Casa dei sindacati, dalla primavera del 2014 si erano stabiliti i movimenti che contestavano il cambio di regime. Il 2 maggio, in concomitanza della partita tra Chornomorets e Kharkiv Metalist, fu organizzata una sorta di marcia per l’unità ucraina. Ben presto il tutto si tramutò in scontro fra la fazione unitaria (europeista) e quella federalista (ritenuta filorussa). A un certo punto, i federalisti si rifugiarono nella Casa dei sindacati e si barricarono dentro. Dopo ore di assedio, in serata le forze europeiste appiccarono il fuoco all’edificio in cui i loro avversari si erano rinchiusi. Le fiamme divorarono 42 persone tra cui 34 uomini, 7 donne e un ragazzo di appena diciassette anni. Alcuni morirono bruciati, altri persero la vita lanciandosi dalle finestre nel tentativo di salvarsi.Negli anni successivi su questa atroce vicenda è stato steso un velo di pelosa ipocrisia. Si è sempre parlato di eventi confusi, di incertezza sulla dinamica... Alcuni giornalisti avevano però raccontato una realtà diversa: presunti manifestanti pro Europa che aprivano il fuoco sulla folla, cecchini stipendiati per creare il caos, un rogo appiccato appositamente per sterminare gli avversari... Manco a dirlo coloro che hanno raccontato i fatti da questa prospettiva, pur documentata, sono stati accusati di putinismo o ignorati.Ora la Cedu stabilisce che il governo di Kiev va considerato responsabile di aver condotto indagini «di parte» sulla strage e di non avere compiuto «alcuno sforzo significativo per prevenire gli scontri” […] né per garantire misure di soccorso tempestive per coloro che erano intrappolati nell’incendio». Secondo i giudici europei, «la negligenza attribuibile ai funzionari e alle autorità statali [...] va oltre un errore di giudizio o una disattenzione da parte dei singoli. Osservando passivamente i rappresentanti di un campo politico iniziare a uccidere quelli del campo opposto, la polizia non solo ha fallito nel suo obbligo di fermare la violenza, ma è anche diventata in parte responsabile della successiva violenza che ha causato più vittime, comprese le vittime degli incendi». Insomma: hanno lasciato fare. Anzi peggio: hanno preso parte alla repressione voluta dal nuovo regime occidentalista. Poco tempo dopo, nel 2014, l’Ucraina ebbe un nuovo presidente, Petro Poroshenko, e un nuovo governo composto anche da stranieri. Come scrisse nel 2014 il Sole 24 Ore, «la scelta dei candidati stranieri per il nuovo esecutivo ucraino è stata seguita da due società di selezione di personale, Pedersen & Partners e Korn Ferry, che hanno trovato 185 potenziali candidati tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano all’Estero, in Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Dopo i colloqui, i cacciatori di teste hanno ristretto la rosa a 24 candidati con i requisiti richiesti per lavorare nell’esecutivo da ministri, o funzionari altamente qualificati».La nuova Ucraina, quella che oggi viene descritta come ultimo baluardo della democrazia occidentale di fronte all’avanzata russa, è stata costruita così: con un colpo di Stato e una strage di civili prima favorita e poi accuratamente coperta dalle autorità ucraine filo europeiste. I giudici della Cedu ora riportano un pizzico di verità su quanto accaduto, pur senza scendere troppo in profondità: sorvolano ad esempio sul ruolo che ebbero nella strage le milizie nazionaliste, le stesse che negli anni successivi sarebbero state inglobate nell’esercito e celebrate come forze patriottiche. Rimane sullo sfondo anche il ruolo delle varie organizzazioni occidentaliste ed europeiste nel fomentare il caos e i disordini. In ogni caso, non è necessario stare a insistere troppo sui dettagli: è piuttosto chiaro che l’Ucraina, dai primi anni Duemila a oggi, sia stata suo malgrado il terreno di uno scontro tra potenze di cui hanno fatto le spese i cittadini, soprattutto i russofoni e i filorussi: quelli di Odessa come quelli del Donbass. In tutti questi anni l’Europa è stata a guardare quando non è stata complice. Ha permesso che si consumasse un colpo di Stato, che la violenza dilagasse e che la situazione si esasperasse. Poi, quando la Russia ha attaccato, si è stracciata le vesti e ha puntato il dito contro il «tiranno invasore di Mosca». Da oltre un decennio, l’ipocrisia più vergognosa regna sovrana e i risultati purtroppo li abbiamo sotto gli occhi. Anche se chi vuole sentirsi moralmente superiore preferisce fare finta di niente e raccontarsi la favola del nuovo Hitler post sovietico responsabile di ogni male.
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)