2019-08-15
Caccia al killer della barista di Reggio Emilia
Diffusa la foto di Hicham Boukssid, maggiore indiziato per il delitto della giovane cinese Hui Zhou. È marocchino, ha 34 anni, è in Italia irregolarmente ed è già stato espulso dal nostro paese due volte. Forse è armato e qualcuno lo ha aiutato a fuggire.Lo hanno mancato per poche ore, forse solo per qualche manciata di minuti. Lungo la ferrovia, appena fuori dal centro abitato hanno trovato il suo ultimo giaciglio, i cani molecolari che hanno condotto gli agenti sulle sue tracce, ma lui se ne era appena andato. È ricercato su tutto il territorio nazionale, la sua foto segnaletica è stata diffusa ovunque e per tentare di fermare la sua fuga sono stati utilizzati anche i droni. Gli inquirenti sono convinti che non abbia lasciato la zona, ma ormai da giorni le ricerche sono senza risultato.È Hicham Boukssid, 34 anni, marocchino irregolare, indagato e ricercato per l'omicidio della giovane barista di Reggio Emilia, Hui Zhou, detta Stefania o Summer per gli amici, uccisa giovedì scorso, intorno alle 18, dietro al bancone del bar Moulin Rouge, in cui lavorava da tempo con la madre, con sette coltellate sferrate con violenza e con una furia assassina che non ha trovato ostacoli.Boukssid è un clandestino, senza fissa dimora. Già due volte era stato identificato come irregolare ed espulso dall'Italia. Invece era ancora qui, e ha ucciso. Non aveva precedenti, ma ha ucciso in pieno giorno davanti a più testimoni, ed era un cliente abituale del bar in cui lavorava la ragazza. Non è stato difficile identificarlo: la sua foto era nella banca dati della polizia dopo alcuni controlli del recente passato, quando era stato trovato anche in una casa abbandonata di campagna.Eppure la caccia all'uomo, per ora non ha dato i frutti sperati. Anzi si è trasformata in un giallo. Perché il presunto assassino starebbe fuggendo solo, senza scarpe e senza documenti. Sabato scorso la segnalazione e la verifica in una zona periferica della città, nei pressi della ferrovia: certamente il trentaquattrene era stato lì da poco, in un giaciglio improvvisato dietro ai cespugli, ma la fortuna lo ha aiutato. L'uomo era sparito dai radar delle forze dell'ordine dopo che già venerdì scorso era stato avvistato, sempre a Reggio Emilia proprio nei pressi della linea ferroviaria Milano-Bologna. Inseguito dagli agenti della polizia locale è riuscito a far perdere le proprie tracce dopo che era stato individuato un suo primo giaciglio, in mezzo ai rovi sotto ad un cavalcavia, dove si incrociano ferrovia, tangenziale e torrente Crostolo. Proprio lì si sarebbe rifugiato nelle prime ore dopo l'omicidio: nascosti tra la vegetazione sono stati trovati alcuni indumenti e oggetti a lui riconducibili, tra cui un paio di scarpe. Motivo per il quale gli inquirenti ritengono che possa essere in fuga scalzo. Gli investigatori hanno cercato notizie anche nel giro di relazioni del presunto omicida, ma il mondo di Boukssid, come quello di tanti altri fantasmi che vivono nella clandestinità in Italia, è popolato da sbandati, spacciatori e altri irregolari, certamente poco inclini a collaborare. Non è escluso, però, che l'uomo avesse con sé un telefono cellulare con il quale avrebbe potuto contattare qualche conoscente, che potrebbe averlo aiutato ad allontanarsi. Certo è che ogni giorno che passa senza riscontri potrebbe segnare un importante vantaggio per lui, presunto assassino in fuga. Accadde così nel 2017, per Norbert Feher, detto Igor il russo, identificato dopo poche ore per l'omicidio del barista Davide Fabbri, avvenuto il 2 aprile 2017 a Budrio, nel bolognese. Igor fu identificato subito, ma poi venne inutilmente inseguito per settimane nelle campagne tra Bologna e Ferrara, cercato di casa in casa, di cespuglio in cespuglio senza risultati. Fu arrestato in Spagna, otto mesi dopo. Durante la fuga uccise anche la guardia ecologica Valerio Verri, che lo aveva fermato per caso, insieme ad un collega, durante un controllo nelle campagne in quei giorni battute dagli agenti, un allevatore e due agenti della guardia civil nei pressi di Aragona dove si era rifugiato. In quel caso si trattava di un ex militare, almeno in teoria questa volta dovrebbe essere più semplice. Di Boukssid però non si sa molto, se non che potrebbe essere ancora armato del coltello utilizzato per ammazzare la ragazza. E certamente della ferocia con cui l'ha assalita. «Ero vicino al bancone, avevo appena preso da bere», ha raccontato il cliente del bar che ha assistito all'omicidio. «Ho sentito una persona inveire e poi l'ho visto. È entrato con un coltello spianato, da cucina credo, sarà stato lungo trenta centimetri, ha puntato dritto verso la barista. Ha urlato parole incomprensibili e l'ha accoltellata per almeno sette volte. A morte».Stefania è morta sul colpo, probabilmente colpita negli organi vitali. Non ha avuto il tempo di reagire e quasi nemmeno di urlare. Il sistema di videosorveglianza ha ripreso tutto. Al momento sembrerebbe esclusa l'ipotesi della rapina, mentre più probabile sarebbe quella del movente passionale. La sua era una vita semplice, lavorava insieme alla madre nel bar acquistato dalla famiglia cinese una decina di anni fa da titolari italiani. Era arrivata in Italia appena adolescente.
Giancarlo Giorgetti (imagoeconomica)