2025-02-01
Il Bundestag affonda la legge sui migranti. Afd gode: «Si cambia solo se ci siamo noi»
Alice Weidel, leader di Afd (Ansa)
I franchi tiratori di Cdu e liberali sabotano la proposta di Friedrich Merz. Olaf Scholz grottesco sui sovranisti: «Hanno il ghigno malefico».I socialdemocratici del cancelliere uscente festeggiano con i pugni chiusi: la proposta di legge con la stretta sull’immigrazione, lanciata dalla Cdu di Friedrich Merz e sostenuta da Alternative für Deutschland, è stata bocciata dal Parlamento tedesco. Ma lo scampato pericolo potrebbe trasformarsi in un servizio ai sovranisti: se persino tra gli stranieri che li votano - lo prova uno studio appena pubblicato - il movente principale è la speranza di cambiamento, gli eventi di ieri, con l’implosione dei cristiano-democratici, sono la prova che senza Afd rischia davvero di non cambiare nulla.Il 358 a 350 finale, con cinque astenuti, arriva al termine di uno psicodramma politico: la sede della Cdu di Hannover occupata dai manifestanti, il rinvio di quattro ore del dibattito per consentire serrate trattative tra i leader di partito, la copia dell’ultimo libro di Angela Merkel - fresca di randellate al suo successore per il flirt con l’estrema destra - comparso sui banchi del governo. La Spd applaude, appunto. Eppure, c’è aria da ultimi giorni di Pompei: i due terzi dei cittadini, stando alle rilevazioni, caldeggiano un giro di vite sugli irregolari. Sono sconvolti per gli attentati ad opera di stranieri che si sono susseguiti in varie città della Germania. Se al Bundestag si studia come sabotare l’ascesa di Afd, per strada si raccoglie la rabbia che confluirà alle urne, il 23 febbraio. Secondo i sondaggi, il partito di Alice Weidel e Tino Chrupalla viaggia intorno al 20%.Il leitmotiv della giornata è chiaro dalla prima mattinata: si tratta di spezzare l’asse Cdu-Afd, di impedire che il patto col diavolo, sdoganato mercoledì, in occasione del voto su una mozione anti clandestini, si traduca per la prima volta in una legge approvata con i suffragi determinanti dei nazionalisti. E la retorica, in Aula, è davvero così apocalittica. Il capogruppo dei socialdemocratici, Rolf Mützenich, esorta Merz a ritirare la sua proposta: «Possiamo ancora chiudere la porta dell’inferno. Tornate indietro, tornate alla democrazia». Alla fine, la democrazia, intesa come la capacità degli eletti di promuovere le istanze del popolo, si infrange sul solito Brandameur, il «grande muro» che stavolta tengono in piedi i franchi tiratori. Alcuni cristiano-democratici, alcuni liberali della Fdp. Costoro, responsabili della caduta di Olaf Scholz, all’inizio suggeriscono di rinviare la conta. La Spd si dice disposta a seguirli. Però, quando il capofila dell’Unione insiste perché si vada al redde rationem, il loro leader ed ex ministro delle Finanze, Christian Lindner, si offre di «trovare una soluzione che si può raggiungere anche al centro e anche senza Afd». Insomma, la Fdp sposerebbe il lodo Merz, rendendo non più imprescindibili i consensi di Weidel e soci. Sarebbe comunque un paradosso: pur di sterilizzare il nemico, i centristi si butterebbero a destra.Il confronto parlamentare si svolge in un clima tesissimo. Volano le accuse, qualcuno chiede a Merz di rinunciare a candidarsi come cancelliere. Poi, il ministro dell’Interno, la socialdemocratica Nancy Faeser, prova di nuovo a sospendere tutto e a riaprire il negoziato. La sua collega agli Esteri, Annalena Baerbock, tuona: «Dopo quello che è successo mercoledì», cioè la convergenza Cdu-Afd, «non sapete quanti messaggi ho ricevuto da tutto il mondo. Se oggi fate votare questa proposta di legge, continuate a indebolire il cordone sanitario rispetto a un partito che usa come campagna elettorale dei biglietti per l’espulsione». Il riferimento è ai volantini con le carte d’imbarco per gli stranieri. Dopodiché, la Baerbock si ricorda che la norma andrebbe discussa nel merito: «Sarebbe la fine di una politica migratoria comune di tutta l’Ue», lamenta allora. Oltre a rafforzare i poteri della polizia federale, quel disegno di legge fissava l’obiettivo di limitare i flussi e, soprattutto, di fermare i ricongiungimenti familiari. L’elemento più controverso dell’interno pacchetto, che tuttavia è parso interessare poco agli onorevoli. Forse, giacché erano consapevoli che, in ogni caso, il Bundesrat, cioè l’assemblea dei Länder, avrebbe bloccato tutto. Il liberale Wolfgang Kubicki, vicepresidente del Bundestag, si permette lo stesso di far notare che i deputati hanno parlato di Afd, anziché di immigrazione. «Afd non avrebbe potuto immaginare un supporto elettorale migliore di questo dibattito isterico che state mettendo in scena qui», accusa pure Sara Wagenknecht, presidente di Bsw, la nuova sinistra populista.Messo alle corde, Merz tenta di salvare capra e cavoli: «La Cdu non ha mai teso la mano ad Alternative für Deutschland», si schermisce. «Farò di tutto per fare in modo che Afd non cresca e, anzi, che vada nel posto che merita: ai margini della storia della Repubblica federale tedesca», giura. «Vuole distruggerci», ricorda. Subito dopo, attacca la Spd: «Non ha detto una parola sui morti degli ultimi attentati. Cosa penserà la popolazione tedesca se il Parlamento non riesce nemmeno a compiere passi tanto piccoli per gestire una sfida così importante?». Già. Cosa penseranno i tedeschi? Sarebbe un guaio se arrivassero a pensarla come la Weidel: «Una vera svolta sull’immigrazione è possibile solo con Afd», gongola a spoglio concluso. I suoi concorrenti si sono dati la zappa sui piedi: dovevano dimostrare che Afd non è necessaria, hanno dimostrato il contrario. «Quella che abbiamo visto oggi», insiste Weidel, «è l’implosione di un partito conservatore», la Cdu, il cui leader «era scattato come una tigre ed è atterrato come uno scendiletto». Scholz si sfoga con toni grotteschi: «Non posso tollerare il ghigno malefico dei parlamentari di Afd». Merz suda freddo. In serata, se la prende con la Fdp, che «ha contribuito» al buco nell’acqua: «Da parte liberale ci sono due voti contrari, cinque astensioni e 16 parlamentari che non hanno partecipato al voto». Sono invece 12 i disobbedienti nell’Unione: «Questo lo rispetto», è costretto ad abbozzare. Bisognerà vedere se gli elettori rispetteranno lui. E se, tra i litiganti a destra, sarà il vecchio sistema a godere.
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