2025-09-05
Bruxelles silura i giudici polacchi
Koen Lenaerts (Getty images)
La Curia europea delegittima la suprema magistratura di Varsavia: «La sentenza di un organo che non è indipendente e imparziale va considerata inesistente».La Corte di giustizia dell’Unione europea (Curia) continua ad alimentare il contenzioso circa la riorganizzazione del sistema giudiziario polacco, arrivando a contestare la Costituzione di quel Paese. Con una sentenza del 20 ottobre 2021, la Sezione di controllo straordinario e delle questioni pubbliche della Corte suprema della Polonia aveva annullato una sentenza del 2006, divenuta nel frattempo definitiva, che vietava l’immissione sul mercato di alcune riviste di cruciverba in quanto violavano la legge sul diritto della proprietà industriale e la legge sulla lotta alla concorrenza sleale. La causa venne rinviata per riesame davanti ad un organo giurisdizionale civile e il giudice del rinvio rilevò irregolarità che avrebbero viziato la procedura di nomina dei giudici di quella sezione della Corte suprema polacca. Il collegio giudicante, che pronunciò la sentenza del 20 ottobre 2021 non sarebbe stato un organo giurisdizionale secondo il diritto dell’Unione e la sentenza non avrebbe avuto valore. Per la Costituzione polacca, però, non è consentito mettere in discussione «la legittimazione delle autorità giurisdizionali, degli organi costituzionali dello Stato o degli organi di controllo e di tutela del diritto». Inoltre, un organo giurisdizionale ordinario o un altro organo del potere pubblico non possono accertare o valutare la legittimità della nomina di un giudice, o del potere di esercitare funzioni giurisdizionali derivante da tale nomina. Al giudice polacco del rinvio non andava bene, il divieto costituzionale di verificare la regolarità della nomina di giudici, e la Corte d’appello di Cracovia si era così rivolta alla Corte di giustizia europea sottoponendo le questioni pregiudiziali. La sentenza di Curia è risultata una nuova bastonata alla giurisprudenza polacca.La Corte ha dichiarato di essersi già espressa nel dicembre del 2023, ritenendo che il collegio giudicante della Sezione di controllo straordinario e delle questioni pubbliche della Corte suprema polacca «non costituisce un organo giurisdizionale ai sensi del diritto dell’Unione, a causa delle condizioni in cui i suoi giudici erano stati nominati». Aggiunge che «non soddisfa le condizioni di indipendenza, imparzialità e precostituzione» del Trattato sull’Unione Europea.Il collegio della quarta sezione di Curia, presieduto da Koen Lenaerts, riconosce che per la netta separazione delle funzioni, il giudice nazionale «è senz’altro l’unico competente ad accertare e valutare i fatti del procedimento principale nonché a interpretare e ad applicare il diritto nazionale», però spetta alla Corte fornire gli elementi di interpretazione del diritto dell’Unione.Il giudice del ricorso polacco dovrà dunque verificare la regolarità delle nomine dei giudici appartenenti al collegio giudicante che aveva pronunciato la sentenza del 20 ottobre 2021. «La presenza di un solo giudice la cui nomina non soddisfa i requisiti citati è sufficiente a privare tale collegio giudicante della sua qualità di giudice indipendente, imparziale e precostituito per legge ai sensi del diritto dell’Unione», torna a sentenziare Curia, prospettando che ci siano state le stesse condizioni che portarono a non definire una «giurisdizione» i tre giudici finiti nel mirino nel 2023. Senza mezzi termini, la Corte europea ancora una volta si arroga il diritto di ipotizzare che magistrati polacchi non siano impermeabili a «influenze dirette o indirette dei poteri legislativo ed esecutivo nazionali, e alla loro neutralità rispetto agli interessi in conflitto».