2020-10-02
Bruxelles punta i piedi sulla Brexit e fa causa a Londra
L'Ue avvia la procedura d'infrazione: «Violati gli accordi sull'Irlanda». La risposta: «Dobbiamo tutelare il nostro mercato».Brexit a colpi di carte bollate. Con un gesto alquanto plateale, Bruxelles ha annunciato ieri di avere avviato un'azione legale nei confronti dell'esecutivo guidato da Boris Johnson. «Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) la Commissione ha deciso di inviare una lettera di messa in mora al governo britannico», ha spiegato in conferenza stampa il presidente Ursula von der Leyen, «è l'inizio di un processo formale di infrazione». Ora Londra ha un mese di tempo per rispondere ai rilievi mossi dalla Commissione. Oggetto della contesa, la legge sul mercato interno, già approvata dalla Camera dei Comuni e ora in procinto di essere discussa dai Lord, e accusata di violare gli accordi sull'uscita del Regno Unito dalla Ue. Una norma che, secondo gli euroburocrati, rappresenta una «palese violazione del protocollo su Irlanda e Irlanda del Nord». Occorre precisare che la brusca mossa della von der Leyen è tutto tranne che un fulmine a ciel sereno. Lo scontro tra Londra e Bruxelles, infatti, era nell'aria già da diverse settimane, dal momento che la presentazione dell'Internal market bill da parte di Downing Street risale al 9 settembre scorso e l'approvazione dalla Camera dei Comuni al 14 settembre. Già in quell'occasione, la Commissione aveva avvisato Londra: «Si tratta di una violazione estremamente grave dell'accordo di recesso e della legge internazionale», aveva tuonato il vicepresidente della Commissione Maros Sefkcovic, aggiungendo che se Johnson e soci non avessero provveduto a ritirarla entro fine settembre l'Ue non avrebbe esitato a usare «una serie di meccanismi e rimedi legali» previsti dall'accordo di recesso. Minacce inevitabilmente cadute nel vuoto.Ma cosa prevede la tanto contestata legge sul mercato interno, e perché fa arrabbiare Bruxelles? Di fatto, il progetto depositato dal premier inglese sostituisce il corpus di norme europee sul commercio in vigore fino all'uscita dei britannici dall'Unione. E fin qui tutto bene. Ma l'Internal market bill prevede anche che le quattro nazioni (Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord) che compongono il Regno Unito vengano considerate all'esterno come un'unica entità. Con una naturale quanto controversa conseguenza, e cioè che tra Eire, repubblica indipendente ancora parte dell'Ue, e Ulster, vale a dire la parte settentrionale dell'isola che appartiene alla corona, si venga a creare un confine vero e proprio, con regole e standard diversi. Esattamente cioè quanto l'accordo per la fuoriuscita del Regno Unito dall'Ue intendeva evitare.Nonostante la durissima presa di posizione da parte di Bruxelles, sulla questione il governo britannico sembra non avere la minima intenzione di fare un passo indietro. «Abbiamo spiegato le ragioni che giustificano l'introduzione delle misure relative al protocollo dell'Irlanda del Nord», ha commentato ieri un portavoce del premier, «è nostra intenzione creare una rete di salvaguardia che protegga il mercato interno del Regno Unito». Ma la battaglia sull'Internal market bill non raccoglie consensi unanimi nemmeno tra le fila dei conservatori. Molti dei quali temono di vanificare gli sforzi fatti finora nel sanguinoso negoziato con Bruxelles. Tanto che alcuni stimati euroscettici come lord Michael Howard e il deputato Geoffrey Cox hanno di fatto dato ragione alla Commissione, ammettendo che la nuova legge violerebbe il diritto internazionale. Teoricamente, se il muro contro muro dovesse proseguire, la controversia potrebbe finire davanti alla Corte europea, con Londra costretta a pagare una multa assai salata. Nella pratica, a nessuno degli attori di questa partita interessa infilarsi in nuovo e ingarbugliato cul de sac. Una procedura di infrazione dura in media quasi tre anni, e proprio in queste settimane la presidenza tedesca di turno lavora alacremente per definire un accordo commerciale che pare possa essere stipulato già a fine ottobre. Se così fosse, la legge sul mercato interno si trasformerebbe solo nell'ennesimo episodio di quella telenovela chiamata Brexit.
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